Capannori, per Acque Spa rete fognaria è insufficiente

La rete fognaria della Piana di Lucca nei comuni di Capannori, Porcari, Altopascio e Montecarlo è una di quelle con i maggiori ritardi infrastrutturali a nel territorio gestito da Acque spa il gap è da colmare rapidamente. La pensa così il presidente di Acque Spa, Giuseppe Saldu.

Al momento il gestore dei servizi idrici ha avviato un vasta rete di interventi per risolvere questo ritardo ambientale e tecnologico attraverso l’allacciamento di nuovi utenti e la sistemazione della rete fognaria che, nella Piana, spesso continua a mescolare la acque meteoriche con i reflui civili, ovvero le acque nere, causando problemi di sovraccarico al depuratore di Casa del Lupo. Un ritardo dovuto a scelte politiche fatte negli ultimi decenni dai Comuni, ma che ora deve essere colmato rapidamente.
“Al momento – spiega Sardu – il principale investimento che stiamo sostenendo è la sistemazione e il potenziamento della rete fognaria nella piana di Lucca. Noi abbiamo ereditato una rete fognaria insufficiente, a cui moltissime utenze non sono state allacciate in passato e che in molti casi mescolava le acque meteoriche con quelle nere. Una situazione che causa problemi in termini ambientali e di sovraccarico del depuratore di Casa del Lupo, generando anche un aggravio economico per la società. Noi in questo momento stiamo lavorando proprio in questo senso, ovvero all’allacciare le utenze alla rete fognaria con un miglioramento della condizioni ambientali del territorio. Inoltre, altra questione su cui stiamo investendo nei comuni della Piana è la sistemazione della rete fognaria, dove spesso bastano piccoli accorgimenti per garantire una maggiore efficienza nei servizi”.
“Questo lavoro -continua il presidente – che richiede interventi capillari punta a dividere la rete fognaria dei reflui civili, le acque nere, da quella delle acque meteoriche che spesso è stata collegata. Un caso per tutti è quello dell’impianto di Casa del Lupo dove arrivano i reflui dei i comuni della Piana, il sistema di depurazione in caso di precipitazioni straordinarie viene sovraccaricato, proprio dalle acque meteoriche che arrivano dalla fognatura e causa problemi che finiscono con l’impedire il trattamento di depurazione di una parte di reflui che escono dal depuratore attraverso il by-pass. Questo problema contiamo di riuscire a risolverlo proprio facendo fare un percorso diverso alle acque meteoriche e a quella fognarie. Fermo restando che i depuratore di Casa del Lupo non è nostro, ma di una società privata che ha come principale vocazione la depurazione industriale”.
Acque ad Acquapur paga una tariffa per la depurazione civile fissata dall’Ait, l’Autorità idrica toscana il soggetto di indirizzo politi sulle società dei servizi idrici, in cui siedono tutti i sindaci. “Nella Piana di Lucca – continua Sardu – infatti non è prevista la costruzione di nuovi depuratori, ma la sistemazione della rete che permetterà a quelli esistenti di lavorare meglio. Dall’Ait non abbiamo avuto indicazioni in tal senso, che giustifichino investimenti nella costruzione di impianti di depurazione”.
Altra questione aperta da tempo nella pina di lucca nel resto del bacino del Valdarno è quella delle perdite di acqua potabile dai tubi dell’acquedotto, anche su questo problmea Acque sta investendo risorse. “Attualmente – spiega Sardu – abbiamo ridotto e vecchie perdite stimate nel 27 per cento limitandole di circa sei punti percentuali, arrivando al 23 per cento. Attraverso interventi di manutenzione in cui abbiamo investito molte risorse, ma anche attraverso una gestione più oculata, ovvero abbattendo la pressione con cui viene erogata l’acqua sulla rete. Limitare le perdite per noi in questi anni dopo che abbiamo ereditato la gestione delle reti dai soggetti precedenti, per lo più le aziende municipalizzate, è stato ed è uno degli obiettivi aziendali. E’ importante limitare le perdite sia in termini ambientali che economici, perdere parte dell’acqua trattata e pronta per essere distribuite all’utenza significa perdere l’energia e le risorse economiche spese per rendere potabile quell’acqua e trasportarla”.
Una serie di questioni su cui però gravano le incertezze del futuro delle società partecipate. Ovvero la riorganizzazione con il gestore unico delle reti idriche toscane. Su questo Sardu non si sbilancia ma illustra tre possibili scenari che potrebbero anche determinare cambiamenti di indirizzo da parte delle aziende attuali nei prossimi anni. “Per l’utenza – spiega Sardu – dovrebbe cambiare poco perché di fatto l’indirizzo politico e la tariffazione sarà sempre decisa dall’autorità idrica toscana che è governata dai sindaci. La questione è totalmente diversa intermini aziendali e di garanzia degli investimenti e la decisione spetterà proprio alla politica in toscana come prevede la legge regionale e la legge Sblocca Italia che parla in modo abbastanza chiaro ovvero alla scadenza della prima concessione che in toscana sarebbe al 2021 quando ad andare a conclusione sarà la concessione di Publiacque, si aprono tre possibilità”. “La prima è la meno realistica forse, – spiega Sardu – è quella di una società in house regionale completamente pubblica dove il socio privato viene buttato fuori dal pubblico che riscatta le quote. Questa ipotesi comporterebbe di riportare la gestione dell’acqua sotto controllo interamente pubblico. L’altra soluzione è quella più ibrida che prevede la realizzazione di un gestore unico misto con una società partecipata, dove il privato continua ad essere socio di minoranza”. In pratica significherebbe estendere il modello che già stiamo vedendo a un gestore unico, con la possibilità che una della società esistenti possa diventare il gestore di domani. “La terza ipotesi è quella di andare a gara per trovare un gestore unico in ambito europeo, in pratica il modello che abbiamo visto per la gara del trasporto pubblico. Ovviamente si tratterebbe di una gara europea a cui, proprio come è accaduto nel trasporto pubblico locale, potranno partecipare società da tutta Europa”. Proprio su questo c’è da tenere conto che in Francia esistono i due dei principali colossi mondiali dell’acqua che già compaiono nella compagine societaria di molte aziende partecipate toscane come soci di minoranza. Il primo passo in ogni caso spetterà all’Autorità idrica toscana che dovrà dare un indirizzo politico. In tutto questo si pone la questione dell’acqua della piana di Lucca, uno dei territori più ricchi di risorsa idrica e che da anni garantisce l’approvvigionamento anche ad altri territori attraverso le acque emunte dalla falda.
“Al momento, ma anche in futuro – conclude Sardu – sia con il gestore unico che con una società come quella attuale l’emungimento dalla Piana di Lucca per uso civile dell’acqua è destinato a diminuire, sia per effetto dell’aumento del costo in bolletta che sta regolamentando i consumi, ma anche perché gli impianti sempre più efficienti permetteranno di ottimizzare varie fasi”.

Gabriele Mori

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