Il sindaco di Altopascio: “‘Ndrangheta, bene le condanne definitive”

Una “soddisfazione unanime” è quella che arriva dall’amministrazione comunale di Altopascio alla notizia delle condanne definitive a 8 anni per Salvatore Varsalona e a 5 anni per Alessio Mecca, entrambi, stando alle ricostruzioni degli inquirenti, agli ordini di Giuseppe Lombardo, esponente del clan ‘ndranghetista dei Facchineri. “Con quell’operazione del 2013, che colpì con ordinanze della Dda di Firenze tredici persone, venimmo a conoscenza, come consiglieri di opposizione, della vicenda della casa di Spianate, confiscata alla ‘ndrangheta e in particolare al padre di quel Giuseppe Lombardo, Antonino, appartenente alla cosca calabrese e condannato in via definitiva nel 2003 – commenta il sindaco di Altopascio, Sara D’Ambrosio -. Una vicenda controversa, buia, che rendemmo pubblica proprio perché inspiegabile: nonostante la confisca avvenuta, infatti, in quella casa ha continuato a vivere il figlio di Antonino Lombardo, anche se lo Stato aveva espressamente chiesto al Comune di Altopascio di destinarla a finalità sociali”.

“Nel 2013 – prosegue D’Ambrosio -, grazie all’operazione delle forze dell’ordine che oggi ha portato alla condanna definitiva di quei due esponenti, iniziammo a raccontare quello che era successo e oggi, a distanza di cinque anni, la spinta che ci anima è sempre la stessa: vogliamo restituire questo immobile, oggi purtroppo distrutto, alla comunità, come simbolo di pace, giustizia e legalità. L’impegno più grande ora è reperire i fondi per trasformare questa casa in un posto di solidarietà, con finalità sociali, di sostegno alle persone che hanno più bisogno. Sarà come una liberazione, una rinascita del nostro paese, che se lo merita”.

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