Altopascio, Clara Mazzanti presenta il suo libro ‘Venga con noi’

Il racconto delle accuse di stragismo che l'hanno condannata a mesi di carcere

La scrittrice Clara Mazzanti sarà ospite alla libreria Mondadori di Altopascio, in via Roma 37, il prossimo 29 febbraio. Dalle 17 racconterà alcune fasi salienti della sua vita, le quali l’hanno costretta, suo malgrado, a vivere ‘un passo indietro’ rispetto a chi è stato più fortunato di lei. Clara, dopo 50 lunghi anni, vuole riavere giustizia e per farlo ha scritto un libro che presenterà a fine febbraio anche nella sua città nativa. Venga con noi. Dagli attentati del ’69 a piazza Fontana è il titolo edito da Colibrì,  scelto per ricordare che dietro a una storia c’è sempre un’altra storia, ma pure per non dimenticare. I commenti dell’autrice saranno preceduti dall’introduzione di Rossella Bianucci e intervallati dalle letture della ricercatrice Ilaria Centoni. La serata è a ingresso libero.

Il libro è uscito nell’ottobre scorso – spiega Daniela, titolare della libreria della città del Tau – ma sta già scalando le classifiche di vendita. Ne hanno parlato in televisione a Tg3 Petrarca nel dicembre 2019, è stato recensito dalle principali testate giornalistiche quali La Repubblica di Milano e La Nazione per citarne alcune, è già stata invitata a diverse presentazioni: Milano in primis; intervistata da Radio Popolare e il suo lavoro Venga con noi è stato inserito nel catalogo ufficiale dell’istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Lucca. Prossimamente, nel mese di marzo, lo presenterà durante il Mese della legalità, evento promosso da un comune vicino a Milano. Indubbiamente si tratta di un libro che ha grandi meriti anche dal punto di vista della narrazione, ma con la differenza che si tratta di una storia vera! Sarà un onore averla fra noi”.

Il libro narra la storia vera di Clara Mazzanti, nata nel 1947 ad Altopascio, in cui vive. Diplomata al liceo classico Machiavelli di Lucca, iscrivendosi poi alla facoltà di lettere classiche a Firenze, la studentessa Clara verrà travolta da una vicenda giudiziaria di rilevanza nazionale e non solo. In questo suo lavoro ha trovato il coraggio di, come lei è solita dire, “sputare il rospo”, dopo una vita passata cercando di nascondere i suoi trascorsi e tentare, inutilmente, di rimuoverli. La stesura di questo libro è stata un’impresa dura, costata dieci anni di ricerche, di centinaia di documenti e fonti da esaminare, di appunti, di ricordi ormai avvolti dalla crosta del tempo, da districare, liberare e reinterpretare per metterli finalmente nero su bianco. Cinquant’anni dopo Clara Mazzanti, ora donna matura con un figlio docente universitario, vuole raccontare questo incubo di cui è stata vittima.

Tutto inizia nell’aprile 1969, Clara Mazzanti viene prelevata dalla sua casa, portata all’ufficio politico della questura di Milano e interrogata dal commissario Calabresi e dalla sua squadra. Novembre 1969, viene arrestata e rinchiusa nel carcere milanese di San Vittore con il suo compagno, Giuseppe Norscia. L’illusione che si fosse trattato di un equivoco si dissolve velocemente. Viene processata per strage come possibile esecutrice di uno degli attentati dinamitardi avvenuti nel 1969. Il processo vede incriminati, Norscia, gli anarchici Tito Pulsinelli, Paolo Braschi, Paolo Faccioli e Angelo Pietro Della Savia; Giangiacomo Feltrinelli e la moglie Sibilla Melega sono accusati di falsa testimonianza. I personaggi sono tanti, il giudice Antonio Amati, Antonino Scopelliti, pubblico ministero, Enzo Tortora e tanti altri.

Nella sezione femminile del carcere di San Vittore Clara prende gradualmente coscienza delle dinamiche e della condizione delle detenute, documentando un’epoca che precede le prime vere cronache sulle donne carcerate e ci rende partecipi, oltre che del suo calvario, di uno spaccato della società e dei costumi dell’Italia degli anni ’50 e ’60. I capitoli si susseguono come un conto alla rovescia, che va dal principio fino al termine della prigionia. Assolta nel 1971 dalla Corte d’Assise di Milano per insufficienza di prove e nel 1976 dalla Corte d’Appello per non aver commesso il fatto, Clara è convinta di aver riacquistato la libertà e crede di non avere finalmente più nulla da temere. Fino al sequestro di Aldo Moro, nel 1978, per il quale sarà di nuovo trattenuta in stato di fermo, sospettata, in un primo momento, di essere la donna che aveva fatto parte del commando dei rapitori. E fino a che, nel 2017, le sarà vietato, in un primo momento, dalla polizia carceraria di partecipare ad una visita guidata, organizzata da un’agenzia di Milano, al carcere di San Vittore.

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