Il Padule di Bientina si conferma luogo di svernamento degli uccelli nelle aree umide

La conferma dal censimento realizzato dai volontari abilitati da Ispra. Bosi: "L'area merita la realizzazione di una zona di protezione"

Il padule di Bientina si conferma di diritto tra le aree toscane più importanti per lo svernamento degli uccelli nelle aree umide.

Come tutti gli anni (ed in epoca Covid non era scontato), gli esperti del Centro ornitologico toscano hanno effettuato per conto della Regione Toscana i censimenti degli uccelli presenti nelle aree umide che vengono effettuati in contemporanea nel mese di gennaio in tutta Europa, gli International Waterflow Census.

Lungo i corsi d’acqua, gli alvei fluviali, dalle grandi aree umide della Maremma fino ai più piccoli specchi d’acqua montani (e raggiungere ad esempio il lago di Vicaglia il 9 gennaio con la neve copiosa presente non è stato facilissimo…) i volontari abilitati dall’Ispra si sono riversati in gruppi numericamente adeguati alle zone da censire per effettuare la conta di aironi, anatre, limicoli eccetera.

Martedì (19 gennaio) è toccato all’alveo dell’ex lago di Bientina dove si è superata la cifra di 10mila uccelli, anzi oltre 13mila per essere precisi e con i quasi altrettanti numeri raggiunti dal padule di Fucecchio, l’area Fucecchio – Sibolla – Bientina si pone all’attenzione nazionale assieme alla Maremma. Oltre 3mila le pavoncelle, che rendono il padule bientinese sito di importanza nazionale per la specie, migliaia di alzavole, germani, mestoloni, folaghe e poi ancora beccaccini, aironi e rallidi che sono stati contati quasi esclusivamente nelle aree precluse alla attività venatoria.

“Questi numeri, questa natura esuberante – commenta Erio Bosi del Wwf – meriterebbero qualcosa di meglio: infatti, mentre a Fucecchio c’è una gestione complessiva dell’area tesa alla ottimizzazione della preservazione degli habitat e la Maremma tutela i propri con istituti specifici, ovvero il Parco regionale della Maremma e le riserve provinciali come quella della Diaccia Botrona, o le oasi come Orbetello o Bolgheri, la situazione nel nostro padule è di una area disomogenea che si deve accontentare di labili divieti di caccia”.

“Dall’embrionale Oasi del Bottaccio (17 ettari che il Wwf pose come primo lembo protetto nella zona) – prosegue – qualche passo è stato fatto, anche importante, come l’ingresso nella convenzione di Ramsar di parti di territorio o la creazione dei laghi della Gherardesca, oramai conosciuti regionalmente. Gli animali che grazie a questi piccoli passi popolano oggi quelle aree, ma anche soprattutto il sempre maggior numero di fruitori di questi scampoli di ambiente che a piedi o in bici, con binocoli o anche solo per una passeggiata, chiedono che la zona assediata dall’avanzare delle aree edificabili, che è divisa in due da una strada sempre più trafficata, che è costellata da appostamenti di caccia, sia maggiormente protetta”.

“Che sia accordata a questi territori – conclude – una protezione organica che è oggi affidata qui al piccolo lembo dell’oasi Wwf, qui ad una zona di protezione per le rotte migratorie qui a qualche altro istituto estemporaneo. Insomma una bella riserva dell’alveo dell’ex lago di Sesto, che dia una dignità anche amministrativa alle eccellenze ambientali attualmente presenti e che spiani la strada ad altre che possono arrivare è oramai una necessità in un mondo dove questi ambienti sono continuamente minacciati ed in contrazione. In attesa che la politica prenda atto di quanto i nostri paduli meritino, continuiamo a goderci i voli dei beccaccini, che contraddicendo la lapide presente su un manufatto del lago della Gherardesca, continuano a lanciare i loro “richiami striduli” sui prati allagati”.

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