Depuratore di Veneri, polemica per la vendita: “Non è ancora il tempo di esultare per chi ha orchestrato l’operazione”

Tre residenti di Villa Basilica sul piede di guerra: "Sono diverse le segnalazioni agli organismi competenti in merito alla procedura scelta e si attende una parola chiara dalla Regione"

Depuratore di Veneri, prosegue la polemica. A intervenire sono tre residenti nel Comune di Villa Basilica che attendono, sul tema, le decisioni delle autorità competenti e una presa di posizione della Regione.

“La vicenda relativa alla vendita del depuratore industriale di Veneri da parte dei Comuni di Pescia e Villa Basilica – dicono Cristina Tronchetti, Giovanni Bertilacchi, Tommaso Panigada – non è affatto conclusa perché, oltre a due interrogazioni in consiglio regionale, sono state presentate diverse segnalazioni agli organismi competenti in merito alla procedura scelta, ma anche alla presenza o meno di premesse legali per la vendita di un bene pubblico fondamentale, per non parlare del clamoroso scivolone nella comunicazione a mezzo stampa da parte dell’amministrazione del Comune di Pescia a gara aperta”.

Non è affatto il tempo di suonare le campane e le trombe a festa – dicono i residenti – da parte di chi ha studiato questa operazione che, oltre ad esporre a rischio di possibile danno patrimoniale i Comuni e quindi lo Stato, rappresenta un precedente pericoloso per il futuro del sistema consortile toscano della depurazione industriale, un sistema “misto, di proprietà e gestione” senza il quale da oltre 40 anni non sarebbe stato possibile per le imprese competere nel rispetto delle sempre più stringenti normative ambientali e per decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori procurarsi reddito. Le vicende ancora da chiarire nel distretto del Cuoio avrebbero dovuto consigliare la Regione Toscana ad una maggiore prudenza e presa di posizione netta su questa vicenda, mentre giorno dopo giorno emergono segnali di un via libera avuto dalla precedente amministrazione regionale e la stessa procedura di asta sembra figlia di originali e discutibili scelte partorite presso studi fiorentini. Ci auguriamo che le risposte alle osservazioni presentate da direzioni diverse arrivino in tempi celeri per evitare la beffa di pesanti ricadute occupazionali e ambientali proprio mentre si apre la possibilità di innovare processi produttivi e depurativi grazie ai fondi del Pnrr”.

“Su eventuali aspetti di natura penale o civile – conclude la nota – non è il nostro compito entrare nel merito ma è necessario far emergere gli aspetti contraddittori di una serie di operazioni di vendita del patrimonio pubblico, tra cui impianti a servizio di fognature e depuratore: tanto più l’attenzione su questi passaggi sarà partecipata ed improntata alla onestà intellettuale da parte di tutti, meglio sarà per le nostre comunità, per il lavoro, per l’ambiente”.

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