La forza della resilienza con lo Yoga Ratna foto

Combattere, lottare, opporsi erano termini che qualche decennio fa identificavano il desiderio di un rinnovamento in campo politico-sociale (e quanto sarebbe importante reperire oggi un’energia tale da ostacolare indecenti manovre!), mentre oggi trovano un largo utilizzo in campo individuale e soprattutto per quanto riguarda l’atteggiamento da tenere di fronte alle malattie, alle problematiche relazionali e a tutte quelle che incontriamo nella vita.
E su questo mi sembra importante riflettere. Difficoltà, eventi negativi, traumi, complicazioni, impedimenti si presentano nella vita di ognuno con maggiore o minore evidenza e gravità. L’atteggiamento oppositivo che viene molto esaltato comporta una modalità difensiva: è come mettersi addosso una corazza che sicuramente proteggerà, ma impedirà altresì di lasciar entrare le energie dell’universo. “Portare una corazza ti evita il dolore, ma ti evita anche il piacere” (Celeste Holm).
Lo Yoga Ratna ci insegna a cercare la forza al nostro interno, a divenire guerrieri e guerriere che, prendendo consapevolezza di sé, non si lasciano sopraffare dalle circostanze esterne per quanto avverse esse siano, senza bisogno di un’armatura. Pertanto propongo di fare insieme un viaggio all’insegna del simbolo, un’esperienza che, in quanto tale, può trasformarci, sempre che non rimanga un fatto isolato ma intendiamo ripeterla per un periodo (un mese, per esempio, può essere già un tempo significativo, anche se la tradizione vuole che siano tre i mesi e che la pratica debba essere svolta alla stessa ora). In questo cammino abbiamo due potenti alleati: il corpo che è “uno scrigno che racchiude il segreto della nostra esistenza” (Maurizio Fabris) ed il respiro, che ci isola dalle informazioni esterne per condurci alla ricerca di un’informazione interiore. Andiamo a scoprire che nella profondità del nostro essere c’è un tesoro da esplorare, che la forza è già dentro di noi, e che vuole essere contattata perché ne diventiamo coscienti e possiamo rimanere saldi e sereni di fronte alle prove della vita.

La sequenza inizia con un gesto con cui ci colleghiamo alla terra ed al cielo e poi ci immergiamo nella profondità delle acque interne per rintracciare quel seme da cui prendere nuova vita e risalire con vigore, dopo aver assaporato quel centro da cui si può guardare in ogni direzione. Diventare una montagna stabile, compatta, radicata indiscutibilmente a terra, e far emergere le caratteristiche di Hannuman che primeggia per coraggio e fede, e di Shanjani che riesce a superare ogni ostacolo, per imparare infine a cavalcare lasciando che la guida effettiva sia il “centro del comando” interiore e non le redini.
Siediti in una posizione stabile e comoda che ti permetta di abbandonare la base a terra e raddrizzare il busto verso il cielo, facendo sì che la tua antenna sia collegata a queste due forze che ti nutrono; le spalle aperte e le braccia rilassate, fai scendere le palpebre pesanti sopra gli occhi ed ascolta il respiro spontaneo; guardati respirare e sentirai quel soffio diventare calmo e regolare. Poggia i palmi delle mani a terra ed inspirando assorbi l’energia della terra e ringraziala, ed espirando lascia che tutto ciò che ti pesa scenda giù e ringrazia ancora la terra che è capace di riciclare quello che noi rifiutiamo, quello che ci pesa e ci blocca. Quindi poggia i dorsi delle mani sulle ginocchia e volgi i palmi al cielo per farti attraversare da quell’energia più sottile e donare con gratitudine all’universo il battito del tuo cuore che si fa sentire lì, nella tua mano sinistra.

Varuna Mudra (il dio del mare): le caviglie sono incrociate, la colonna diritta e la mano sinistra, a forma di coppa, si appoggia sull’orecchio ed il gomito rimane aperto lateralmente, mentre un’espirazione lenta ti fa scendere con il gomito verso terra, intanto che si allunga il lato destro. L’inspirazione ti riporterà su e tutto si ripeterà sull’altro lato. Continua così per una decina di volte.
Jalakanta Asana (Colei che è nata dalle acque fecondate dal vento): le caviglie incrociate, la parte esterna dei piedi che si adagia a terra, le ginocchia sollevate ed aperte mentre i palmi delle mani vi si appoggiano sull’esterno e premono. I gomiti sono alzati ed il respiro imita il soffio del vento. Il vento assorbe tutta la tua attenzione, richiama il silenzio e fa scendere un seme nel bacino; allora i gomiti scorrono giù ai lati delle gambe ed il respiro si espande nel bacino, la zona delle acque, dove il seme germoglia.
Sapurna Vamadeva Asana (uno dei grandi saggi, tramite fra l’umano e il divino): poni il tallone destro davanti al perineo ed il piede sinistro vicino al gluteo; poggia la mano sinistra sopra al ginocchio destro e ruota il busto e la testa all’indietro verso sinistra, mentre il braccio circonda il busto e la mano si avvicina all’inguine. Mantenendo l’asana, senti lo spazio interno che si apre e cerca in quello spazio un punto dal quale puoi guardare in ogni direzione senza bisogno di muoverti. Ripeti poi la forma sull’altro lato con gli stessi tempi facendoti guidare dal respiro.

 

 

 

 

Vatayana Asana (il cavallo, simbolo di conoscenza, è molto potente; conduce il carro di Surya, il Sole, ed ha il compito di portare le anime in cielo): lascia che lo spazio tra le ginocchia sia pari alla misura del bacino ed alzati in ginocchio. Piega la gamba sinistra e ponila su una linea orizzontale e porta il piede davanti al ginocchio destro. Apri le braccia inspirando e unisci le mani in Namaskara. Rimani con respiri calmi e regolari e quando lasci l’asana ti farai aiutare dai gesti che l’hanno costruita. Ripeti tutto sull’altro lato.
Tada Asana (la montagna, simbolo di stabilità, permette di radicarsi e consolidarsi, ricordandoci che, se le nostre radici sono fermamente radicate a terra, è più facile superare le tempeste della vita): alzati in piedi e mantienili uniti come se fossero un’unica pianta da cui escono le radici; il resto del corpo è immerso nell’aria. Inspirando le braccia si allontanano dal busto e diventano i pendii laterali della montagna di cui il vertice del capo è la vetta. Fai scorrere il respiro nel canale centrale e, se puoi, visualizzalo come un filo luminoso che sale dalla terra al cielo inspirando e scende dal cielo alla terra espirando.
Hannuman Asana (signore dell’esercito delle scimmie, è protettore della razza umana, dotato di fede e di coraggio inesauribili): crea uno spazio tra i piedi che sia un poco più ampio della misura delle spalle e ruota il piede sinistro di profilo mentre fletti il ginocchio; inspirando apri le braccia lateralmente ed espirando solleva gli avambracci e spingi ed appiattisci i palmi delle mani che salgono sulla linea del vertice del capo e sostengono una montagna. I gomiti sono ben aperti ed il torace è spalancato. Mantieni la posizione e ripetila con gli stessi tempi sull’altro lato.

Shanjani Asana (è la vittoriosa, una dea guerriera capace di superare ogni ostacolo): apri ancora spazio tra i due piedi e portane le punte verso l’esterno. Espirando fletti le ginocchia e consolida la tua base in modo da sentirne la forza stabile, quindi solleva lateralmente le braccia con un’inspirazione ed espirando fletti i gomiti che restano sollevati e fai scendere i pugni ben serrati verso le cosce. Il volto guarda in avanti ed il canale centrale è aperto e si fa attraversare dal respiro.
Aruna Asana (è il cocchiere che guida il carro di Surya, il Sole): la distanza tra i piedi corrisponde alla misura del bacino. Inspirando tendi il busto verso l’alto ed espirando fletti un poco le ginocchia e spingi leggermente verso l’interno. Rilassa le spalle e porta le braccia in avanti flettendo morbidamente i gomiti con le mani socchiuse come se tenessero, senza stringerle, le redini. Il coccige va verso il basso e piega in avanti stendendo il tratto sacro-lombare e intanto, dietro alle palpebre pesanti, lo sguardo sale verso un punto centrale: Ajna Chakra, il centro del comando da cui ricevi le indicazioni sulla direzione da prendere.
Il rilassamento completa la sequenza e permette al tuo sistema di elaborare quanto ha appreso. Cerca negli articoli precedenti le indicazioni che potrai seguire. Ricorda le parole di un saggio che dice: “Non prego di essere/esente dai pericoli/ma di essere/senza paura nell’affrontarli/Non chiedo che/il mio dolore sia alleviato/ma chiedo al cuore/di affrontarlo/Non cerco alleati/sul campo di battaglia della vita/ma cerco la mia forza/Non imploro con ansiosa paura/di essere salvato/ma spero di avere la pazienza/per conquistare la mia libertà” (R.Tagore).

Sostieni l’informazione gratuita con una donazione

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di Lucca in Diretta, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.