Zahn e Troisi ovvero il confine fra scienza e finzione

Il confine tra scienza e finzione non è poi così impermeabile come spesso si pensa. Anzi, spesso i due mondi quasi si toccano e prendono ispirazione l’uno dall’altro cercando, nei rispettivi campi, di migliorare la vita delle persone. Di questo ne sono convinti Licia Troisi e Timothy Zahn, autori fantasy e scienziati che sono stati i protagonisti di un incontro su questo tema tenutosi questo pomeriggio (5 novembre) al Teatro del Giglio. Chi si aspettava un pomeriggio dedicato alla fantasia e ai mondi di Star Wars o del Mondo Emerso è rimasto probabilmente deluso: i temi toccati durante l’interessante incontro sono stati infatti estremamente concreti e profondi, passando dal rapporto tra scienza e finzione, alla morale, alla politica.

Licia Troisi, ormai un’abituè dei Comics, è una scrittrice che con i suoi racconti, tra cui La ragazza drago, I regni di Nishira e la Saga del dominio, ha ottenuto uno strepitoso successo di pubblico sia in Italia che all’estero. Forse, però, non tutti sanno che la scrittrice di Ostia è anche una brillante astrofisica. Il suo rapporto con la scienza è dunque molto forte: “In realtà, ho cominciato a scrivere storie da ragazzina. Quindi diciamo che è arrivata prima la passione per le storie di fantasia. Crescendo però ho trovato un grande interesse anche per la scienza e per lo spazio in particolare. Non vedo una contraddizione tra le due cose: fanno entrambe parte della mia vita. Due passioni che ho portato avanti insieme”.
Anche Timothy Zahn, autore di varie storie ispirate dall’universo di Star wars ed in particolare la trilogia dedicata alle avventure dell’ammiraglio Thrawn, ha avuto un passato nelle scienze: ha iniziato un dottorato in fisica, non portato a termine a causa dell’improvvisa scomparsa del suo professore: “Sono sempre stato interessato al lato scientifico. Ho sempre provato a portare questi elementi nelle mie storie. Il fantasy non è scollegato dalla scienza: la scienza ti spiega come funziona l’universo e come tutto è collegato e questo succede anche nel fantasy: ci sono delle regole precise da rispettare affinché sia credibile. Quindi è ovvio – scherza – che fisici e astrofisici siano gli scrittori migliori”.
Oggi però, questo stretto rapporto non è così evidente, anzi sembrano due mondi molto distanti l’uno dall’altro. La scienza potrebbe fare di più per attrarre giovani menti? “Da qualche anno si stanno facendo dei passi in avanti in questo senso – ha commentato Licia Troisi -. C’è una maggiore consapevolezza che è necessario essere più attrattivi verso i giovani per invogliarli a studiare e diventare scienziati. Penso agli astronauti, come Paolo Nespoli e Samantha Cristoforetti che sono diventati, col tempo, degli ottimi comunicatori”.
Qualche giorno fa, in occasione della festa di Halloween, gli astronauti della stazione spaziale internazionale hanno girato un video travestiti da super eroi. Tra loro, anche il nostro Paolo Nespoli travestito da Spider man. “Viene messo in evidenza l’aspetto ludico e questo è molto importante – prosegue Troisi – perché anche nella scienza la parte creativa ha un ruolo fondamentale. Le onde gravitazionali, ad esempio, sono state ipotizzate per la prima volta da Einstein e le abbiamo cercate per 60 anni. Anche nella scienza quindi c’è molta immaginazione”.
“Oggi la scienza non è più vista come eccitante – ha aggiunto Timothy Zahn -. Negli anni ‘60, con le esplorazioni spaziali, era diverso. Nei film, di solito, gli scienziati sono rappresentati come noiosi o cattivi il che ovviamente non è vero ma questo ha un impatto sui giovani. È un tema su cui si deve fare di più”.
L’attuale produzione legata alla fantascienza si svolge soprattutto in scenari distopici o post – apocalittici. Questo potrebbe anche essere influenzato dalla visione che hanno le persone di ciò che accade nel mondo? “Negli anni ’50 e ’60 – prosegue Zahn – la scienza sembrava sul punto di risolvere qualunque cosa. Dagli anni ’70 in poi, ci siamo resi conto che c’erano alcuni aspetti negativi: ad esempio, si potevano fare raccolti più grandi ma i fertilizzanti finivano poi nelle falde acquifere; l’energia nucleare era più pulita rispetto al carbone ma che dire delle scorie?”
“Ma la verità – prosegue Timothy con ironia – è che queste serie sono pensate per ragazzine adolescenti e si sa che a quell’età sono depresse. The Martian (film di Ridley Scott del 2015 con Matt Demon, ndr), al contrario, è un ottimo esempio di scienziato positivo, quindi speriamo che Matt Demon faccia altri film del genere”.
“Tutto dipende dalla percezione che abbiamo – ha affermato Licia Troisi -. Ad esempio, negli anni ’60 si stava molto peggio rispetto ad oggi, questo è un dato oggettivo. In quegli anni nasceva, tra gli altri, Star Trek: uno scenario ottimistico che dava speranza. Oggi, anche se stiamo molto meglio, abbiamo la percezione di essere sull’orlo della distruzione. Questo viene assorbito dalla cultura pop e quindi anche le serie in origine positive come Star Trek adesso descrivono scenari distopici. Forse questa visione deriva addirittura dalla seconda guerra mondiale con la figura dello scienziato pazzo che crea la bomba atomica con cui si può distruggere il mondo”.
La relazione tra scienza e fantascienza può però avere anche dei risvolti molto positivi: “Spesso e volentieri la fantascienza si è ispirata alla scienza ufficiale – ha commentato Timothy Zahn – ma è vero anche il contrario. Avete citato più volte Star Trek: ci sono molte invenzioni che sono state ispirate da quella serie. Oggi, ad esempio, abbiamo a disposizione telefoni cellulari, scanner medici e computer palmari. Speriamo che anche le serie di oggi possano ispirare gli scienziati del futuro”.
Ma a cosa si ispirano due dei più importanti autori fantasy contemporanei per scrivere le loro storie? “Io sono cresciuto con film come Forbidden Planet e 2001 Odissea nello spazio. In questi film c’era dentro anche molta scienza” commenta Timothy Zahn, mentre per Licia Troisi è la fantascienza classica il punto di riferimento: “Io sono cresciuta con i romanzi di Asimov, la dimostrazione che si può fare fantascienza senza dover necessariamente scrivere cose assurde”.
Dunque, il fantasy e la fantascienza sono tutt’altro che filoni narrativi “irrealistici”. “È fondamentale rispettare le regole che ti dai nella costruzione del mondo narrativo – afferma Timothy Zahn -. In Star Wars, questo vale un po’ meno. Quando scrivo i libri mi baso sui film e cerco di capire qual è il limite che non posso superare. Come vola un’astronave o come funziona una spada laser sono elementi importanti. Ma non bisogna dimenticare che sono i personaggi l’aspetto fondamentale. Sono i personaggi ciò a cui la gente si appassiona”.
“Dipende molto dalla sensibilità del singolo autore – è invece il commento di Licia Troisi -. Per me il fantasy è come una quinta su cui poi proietto le mie storie. È una cornice in cui mi trovo a mio agio per raccontare ma al suo interno parlo di me e di problemi concreti. Certo, il fantasy è molto efficace perché mette in risalto l’aspetto dell’intrattenimento e con questo trucco è più facile per l’autore veicolare il messaggio che vuole far arrivare ai fan”.
Tutt’altro che fuga dalla realtà quindi per questo filone narrativo ma piedi ben saldi a terra: per Timothy Zahn “i lettori devono potersi identificare con i personaggi. Hanno le loro stesse emozioni, speranze e paure. Grazie a quei personaggi tu puoi trattare certi argomenti e, sei bravo, magari qualche lettore penserà ‘se ce l’ha fatta lui posso farcela anch’io’. Raccontando, ad esempio, cosa significa essere coraggiosi e rinunciare a tutto per un bene più grande, puoi insegnare agli altri ad essere persone migliori. A volte li puoi ispirare a diventare scienziati ma è molto più importante ispirarli ad essere persone per bene”.
Vietato parlare di “escapismo” dunque: “Reagisco male – ammette Licia Troisi – quando dicono che il fantasy è escapista. Non che ci sia niente di male ma ridurre tutto un genere a questo è stupido e riduttivo”.
“È una critica senza argomenti – conclude Timothy Zahn -. Se vogliamo, qualunque genere narrativo rappresenta una fuga dalla nostra realtà. Ma questa è una cosa di cui tutti abbiamo bisogno, indipendentemente da cosa ci piace leggere. Il nostro compito è quello di scrivere una buona storia, cercando di contribuire a migliorare un po’ le persone”.

Luca Dal Poggetto

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