Confini e migranti, ai Comics fumetti contro la xenofobia foto

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Storie vere, testimonianze e racconti in prima persona di viaggi e migrazioni a cui non è mancato un pizzico di rancore. Il Lucca Comics non è solo divertimento: questo pomeriggio (2 novembre) durante la seconda giornata del festival che purtroppo ha visto un po’ di ombrelli e nuvoloni, in tanti quelli che hanno partecipato a Racconti di confini e di migranti, l’incontro tenuto da Marco Rizzo alla presenza di autori e fumettisti come Tony Sandoval, Paolo Castaldi, Andrea Ferraris, Takoua Ben Mohamed, Renato Chiocca e Simona Binni che hanno incantato il pubblico con i loro racconti e le loro pagine piene di colori.

A rompere il ghiaccio Paolo Castaldi, autore di Etenesh, il libro che nonostante sia stato pubblicato ormai sei anni fa, è ancora molto “in voga” nelle scuole. Un “triste successo”, come lo ha definito lui, che è stato tradotto in più di una lingua.
“E’ facile presentare questo fumetto a scuola, davanti ai ragazzi – ha spiegato Castaldi – un po’ meno lo è con gli adulti che purtroppo tendono sempre a fare inversione di marcia e ad esprimere il loro rancore. Con loro si fa decisamente più fatica a raccontare le storie”.
Etenesh – spiega – è la storia di una ragazza etiope che ha attraversato il deserto del Sahara e, dopo aver visto gli orrori dei carceri della Libia, è stata costretta a scappare oltre il mare. Un viaggio lungo due anni raccontato in 104 tavole. La protagonista – racconta il fumettista – è molto felice che la sua storia faccia il giro del mondo e che venga raccontata, ma non ha mai voluto farsi vedere in pubblico o partecipare con me agli eventi. E’ il suo modo per farsi conoscere lasciandosi il dolore alle spalle”.
A prendere la parola anche Simona Binni, autrice de La memoria delle tartarughe marine. Un titolo fuorviante, quello di Simona, che l’ha aiutata a far conoscere la storia dei suoi due fratelli di Lampedusa anche a un pubblico diciamo non proprio dalla sua parte.
“L’indifferenza è un lusso che pagheremo, prima o poi”. Questa una delle tanti frasi ‘scottanti’ inserite all’interno del racconto della fumettista che ha immaginato la sua storia ricordando un viaggio fatto da bambina nell’isola che adesso ha cambiato completamente faccia.
“L’antidoto per l’indifferenza è sicuramente incontrare l’altro che spesso ci fa paura – ha spiegato – Non conosciamo noi stessi, figuriamoci gli altri. La paura va accolta, va spiegata, e la cultura della conoscenza si impara da piccoli”.
Tra gli ospiti anche qualcuno che ha vissuto la migrazione sulla propria pelle come Takoua che ormai da tempo organizza eventi pubblici e nelle scuole per presentare il suo fumetto, la sua storia messa colori su bianco.
“Ho scoperto di essere immigrata a 14 anni – ha raccontato – sono venuta a Roma dalla Tunisia all’età di 8 ma all’epoca ero ancora troppo piccola per rendermene conto. Ho imparato l’italiano giocando, ero spensierata. Per me è stato un cambiamento normale. Sono figlia di un rifugiato politico esiliato nel 1991 per vari motivi. Sono nipote di un uomo torturato fino alla morte in un carcere, nipote di una donna perseguitata perché parte di un corpo studentesco. Il vero cambiamento, il fatto che io fossi in qualche modo diversa l’ho capito nel 2001, quando dalla periferia mi sono spostata nel centro di Roma e non conoscevo nessuno. Credo di essermene resa conto anche perché quelli erano giorni particolari: il 15 settembre, qualche giorno dopo l’attentato alle torri gemelle”.
Takoua ha affrontato anche il tema delicato dello ius soli: “Senza la cittadinanza italiana mio fratello non ha potuto sostenere l’esame di stato da avvocato, io invece non ho potuto ricevere le borse di studio. La cittadinanza si porta dietro tante sfumature”.
A raccontare storie di confini anche Andrea Ferraris e Renato Chiocca che, insieme, sono andati a toccare con mano il muro tra Messico e Stati Uniti e hanno dato vita a La cicatrice”.
“Lungo quei confini – raccontano – fino al governo di Obama c’erano ospedali da campo e volontari che prestavano soccorso a chi ne aveva bisogno. Questa estate Trump ha ingaggiato un elicottero e 15 veicoli per distruggerli: gli ospedali consistevano in una tenda. Una semplice tenda”.
Lo sa bene Tony Sandoval che ha cercato di ricostruire il suo viaggio alla ricerca della libertà avvenuto vent’anni fa: “Per arrivare negli Stati Uniti dal Messico ho camminato giorni nella campagna, sorvegliato da elicotteri e a volte preso d’assalto da alcuni rapinatori. Adesso è ancora più pericoloso – racconta – vendono addirittura scarpe che non lasciano l’impronta”.
E con questi racconti non può non venire alla mente una frase che fece molto scalpore, pronunciata da un noto criminale italiano: “Si fanno più soldi con gli immigrati che con la droga”.
Ma non sempre è così facile raccontare queste storie: oltre a Paolo Castaldi che ha ammesso di far fatica a mostrare la propria opera ad un pubblico adulto, anche Takoua Ben Mohamed che proprio negli ultimi giorni è stata costretta a esporre denuncia: “Molti gruppi di Lega Nord o Casapound quando sanno che c’è un mio evento cercano di sabotarlo e la maggior parte delle volte ci riescono. C’è chi pensa che questo tipo di libro non vada letto nelle scuole, ma la scuola per me rimane comunque un luogo in cui confido molto”.
“Il mondo si cambia a piccoli passi, un sassolino alla volta”, ha aggiunto Simona Binni.
“Le persone si sono sempre spostate e sempre si sposteranno – ha concluso Marco Rizzo – prendere atto di questo sarebbe già un passo enorme. Spero che anche Lega Nord e Casapound prima o poi vengano a sfogliare le vostre storie: ci sono le figure”.

Giulia Prete

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