Bianchi: ‘Basta fumetti, d’ora in poi solo illustrazioni’ foto

Solo i più grandi maestri americani dell’illustrazione avevano avuto il privilegio, finora, di dipingere le ‘figurone’ dei Marvel masterpieces. Un lavoro per il quale, lo scorso anno, è stato scelto l’artista lucchese Simone Bianchi. La Upperdeck lo ha scelto perché interpretasse, in soli 14 mesi, ben 135 soggetti della mitologia Marvel – i più conosciuti, da Hulk a Capitan America. E oggi i suoi lavori sono in mostra, contemporaneamente, in parte alla galleria Metropolis di New York e in parte alla chiesa dei Servi per tutta la durata di Lucca Comics & Games. Ironico, vulcanico, capace di non prendersi sul serio nonostante i riconoscimenti ricevuti a soli 46 anni, Simone Bianchi si è raccontato in questo primo giorno (31 ottobre) di kermesse incalzato dalle domande di Mauro Bruni, collezionista, esperto di fumetti e curatore responsabile delle mostre di Lucca Comics & Games. E ha annunciato il suo imminente addio al mondo delle storie a fumetti per proseguire lungo la strada delle illustrazioni e delle cover. 

“Dedicarmi per 14 mesi soltanto alle illustrazioni – ha raccontato Bianchi – è stata per me un’esperienza bellissima. Penso di poter affermare con ragionevole certezza che il successo di chi fa questo lavoro dipende soprattutto dalla gioia, dal piacere che prova mentre dipinge. Cito volentieri, a questo proposito, Andrea Pazienza, che diceva di pensare al compenso per i suoi lavori prima e dopo, ma mai durante l’esecuzione, l’espressione artistica. Quello è un momento a sé”. Un valore aggiunto, l’entusiasmo, che bene sa cogliere il collezionista. Evidenzia Bruni: “Noi siamo attratti dalla pancia prima che dalla testa, cerchiamo soddisfazione in quel di più che la personalità dell’illustratore, il suo crederci”. Quel qualcosa che sembra appartenere, da sempre, a Simone Bianchi: “Mio padre mi dice che se non avessi fatto questo mestiere, avrei comunque trovato il modo di dipingere di notte. È così, per me è un bisogno. Mi piacerebbe riprendere sistematicamente lo studio della musica – racconta – e in particolare della batteria: quando ho tempo lo faccio e ogni cosa che apprendo diventa un input nuovo a fare meglio nel disegno e, soprattutto, nell’uso del colore”. Per Simone Bianchi, che ha iniziato la sua carriera di disegnatore a soli 15 anni, una maggiore consapevolezza equivale a una maggiore qualità. “Sono cresciuto così, e conto di farlo ancora, appropriandomi degli stimoli fuori da me, metabolizzandoli. Quando dipingo – aggiunge – mi piace ascoltare la musica, dal prog rock a Loreena McKennitt. La musica è un’endovena di consapevolezza. Nei momenti critici dal punto di vista creativo, invece, metto un cd new age di solo piano e canto delle balene: anche i miei figli, di 6 e 3 anni, quando lo sentono sanno che è meglio starmi un po’ alla larga”. Il personaggio Marvel che ha dato la maggiore soddisfazione a Bianchi è stato Kingpin: “Non è il mio preferito, ma è quello che è nato meglio. La sera che ho realizzato quel dipinto – racconta l’artista – ogni pennellata era quella giusta, non ho avuto bisogno di ritoccare niente. Mi sono messo all’opera dopo cena e verso l’una di notte la tavola era conclusa. Mi sono sentito come Dali Mraz, un batterista ceco di soli 23 anni che vi invito a scoprire. Lui le azzecca tutte, con una precisione quasi ultraterrena. La sera che ho dipinto Kingpin mi sono sentito così anch’io: sono andato a letto svuotato, quello che volevo dare lo avevo dato totalmente”. Illustrazioni e copertine costituiscono solo una parte del lavoro di Bianchi, che nel tempo si è dedicato anche alla realizzazione degli albi a fumetti: “In questo momento sto completando un lavoro davvero impegnativo, che sarà un po’ il mio canto del cigno per quanto riguarda i fumetti. Preferisco dipingere e dedicarmi alla famiglia. Sento di essere più bravo come disegnatore che come narratore”.

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