Matsumoto ai Comics: “Qui l’architettura che mi piace” foto

Un mito in città. È Leiji Matsumoto, un artista a tutto tondo che ha creato, fra l’altro, personaggi rimasti nell’immaginario collettivo come Capitan Harlock e storie come Galaxy Express 999. A lui è dedicata una delle mostre a Palazzo Ducale e da oggi (1 novembre) è iniziato il suo tour in città. Stamattina in San Francesco, quindi l’incontro con la stampa, infine la serata al teatro del Giglio dove ha ricevuto dal primo cittadino la medaglia della città di Lucca, quella riservata agli ospiti illustri.

Un maestro, un narratore di storie, che ha dichiarato di dovere molto all’arte occidentale: “Sono contento di essere nato – ha esordito – per fare questo mestiere. Da bambino mi è sempre piaciuto disegnare architetture come quelle che si vedono a Lucca”. E da allora ha ispirato, e continua a farlo, generazioni di appassionati, senza perdere mai la buona stella: “Anche io – ammette – ho fatto tanti errori, ma ho sempre badato a disegnar quello che mi piaceva. Studiavo molto la storia già dalle elementari, leggevo molte riviste e guardavo le fotografie. E poi disegnavo tutto quello che ho sognato. Insomma, ho rimesso su carta quello che ho sempre desiderato fare”.
Il filo conduttore della sua arte è unico: “Tutte le storie che faccio – dice – sono un viaggio che non finisce. Sono tutti pezzi di un puzzle di una storia che vorrei continuasse per l’eternità. Non vorrei dare la fine a nessuno dei personaggi che ho realizzato”. Fra le ispirazioni anche il cinema, sia quello statunitense sia quello italiano: “Da giovane – spiega – guardavo molto i film americani e mi piacevano i film italiani di genere western. Dei film italiani, in particolare, mi piaceva la parte romantica ed anche da questo ho tratto ispirazione”.
Non manca anche il messaggio ‘filosofico’, che è invece certamente più di tradizione orientale: “Il problema non è se il mondo cambia o meno – dice – ma il fatto che i cambiamenti non devono influenzare la popolazione. Non ci devono essere differenze di razza, di religione, ma è il momento di unirci e di proteggerci a vicenda”. “Tenetevi stretti i sogni – dice in particolare rivolgendosi ai giovani – Sono quelli che vi porteranno ad avere un futuro migliore. Credete nei sogni e portateli avanti. Tutti nascono per vivere, non esiste nessuno che nasce per morire. Senza vergogna, quindi, bisogna pensare che per il domani ci sarà qualcosa di positivo”.
Poi spazio a qualche aneddoto personale: “I treni che disegno – dice – sono i treni che prendevo da ragazzino e fanno parte della mie esperienza personale. La mia era una famiglia povera e vedevo quei treni sulle riviste. Erano tutti nei miei sogni e nella mia immaginazione. Quando una casa editrice di Tokyo mi chiamò dovetti raccogliere i soldi proprio per prendere uno di quei treni, dal Kyushu a Tokyo, e fu meraviglioso prendere quel treno che avevo sempre sognato”.
Sua anche la serie animata La corazzata Yamato: “Quando l’ho realizzata – ha spiegato – ero preoccupato perché non sapevo come realizzare la cosa, ma era una grande opportunità per lavorare sugli anime. La nave spaziale è basata su una nave realmenteesistente, poi tutto è stato trasportato nel contesto dello spazio, appunto. I personaggi si sono ispirati quasi tutti a persone esistenti. Il capitano era mio padre, Susumi si ispira a mio fratello. Anche in questo caso sono i miei sogni che sono stati riportati su carta”.
“Il mio credo – conclude il maestro sottoposto a un fuoco di fila di domande – è quello dei samurai: mai lasciarsi andare nei momenti di sconfitta. Non ho mai mollato e ho sempre creduto nella filosofia di rialzarsi. Pensate che la bomba atomica poi sganciata su Nagasaki originariamente aveva come obiettivo la nostra città. In questo senso mi sento un sopravvissuto che ha vissuto la storia, il dolore e la sofferenza”.

Enrico Pace

Le foto di Andrea Simi

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