Cede la gru, muoiono due operai – Foto foto

di Roberto Salotti
Lucca si ferma, ferita da un dramma che si consuma all’improvviso nel cuore del centro storico, dove si interrompono i preparativi appena iniziati per la Luminara della Santa Croce. L’orologio di quella irrinunciabile tradizione cittadina si deve far fermare simbolicamente alle 16,13 di oggi (1 settembre), in via Vittorio Veneto. Qui due operai perdono la vita, per il cedimento del braccio di una gru mentre sistemano i portalumini della processione al primo piano di palazzo Pretorio. Eugenio Viviani, 54 anni di Santa Maria del Giudice e Antonio Pellegrini, 61 anni, di Lammari sono sul cestello, intenti a sistemare i portaceri alla terza finestra dell’edificio storico. La gru della Cooperativa Agricola Morelli li solleva fino ad un’altezza di circa 8 metri, mentre un collega resta a terra e porge gli addobbi ai due colleghi operai.

La tragedia e le vittime. All’improvviso, cede il pistone e il braccio della gru crolla in verticale, toccando terra con un fragore assordante. Il cestello, dopo aver basculato in caduta, rimbalza a terra e rovescia in avanti, a qualche metro di distanza, i due operai della cooperativa. Uno muore sul colpo. E’ Eugenio (nella foto a fianco, ndr) la prima vittima di questa incredibile tragedia: sposato e con un figlio di 18 anni, resta ucciso sul selciato. Inutili i lunghi tentativi di rianimarlo da parte dei sanitari della Misericordia e della Croce Verde di Lucca: non ce la farà. Impegnato nel volontariato, faceva parte del Gva di Vorno, i cui membri lo salutano con grande tristezza: “Ci ha lasciato un grande amico, una grande persona che negli spazi di tempo libero faceva anche il volontario nell’associazione. Tutti noi siamo rimasti scioccati per l’accaduto”.
Disperata la corsa per salvare Antonio Pellegrini, anche lui sposato e con tre figli (nella foto sotto, ndr). Uno di loro è un vigile del fuoco, proprio come coloro che sono dovuti accorrere non appena accaduta la disgrazia.
Hanno dovuto farsi forza anche loro, insieme al 118, agli agenti delle volanti e della polizia municipale, anch’essi con il volto segnato dalla tragedia. L’elisoccorso è atterrato invano sugli spalti delle Mura: non è stato possibile trasferire Antonio a Cisanello, come era previsto. Le sue condizioni erano troppo critiche per un viaggio del genere. E l’ultimo che ha dovuto compiere, è stato, assistito dai sanitari che tentavano disperatamente di salvargli la vita, al pronto soccorso dell’ospedale San Luca, dove è morto poco dopo.
Una Luminara spenta per lutto. Un dramma straziante per due intere famiglie e una tragedia che impressiona l’intera città. Tanto che il sindaco dichiarerà il lutto cittadino per i funerali delle due vittime (Leggi). Di sicuro, la processione della Santa Croce non potrà che essere nel ricordo delle due vittime. E senza fuochi d’artificio, né lumini. L’ultima parola spetterà alla commissione congiunta di Comune e diocesi. Ma sia il primo cittadino, Alessandro Tambellini, che l’arcivescovo Italo Castellani hanno già espresso questa volontà, arrivando sul luogo della tragedia, per testimoniare la vicinanza dell’intera città alle famiglie colpite dal lutto.
Strazio per le vittime. Un lutto e un dolore acerbo per tutti loro, molti dei quali sono giunti in via Vittorio Veneto, non appena appresa la tragedia. Qualcun altro di loro ci è arrivato drammaticamente per caso, scoprendo quasi in diretta cosa era accaduto. Come il cognato di Eugenio, che ha scoperto così che il corpo esanime dell’operaio rimasto a lungo tra i teli stesi dalla Misericordia i cui volontari tentavano di rianimarlo era proprio quello del parente: “E’ mio cognato, è mio cognato”, ha gridato agli agenti delle volanti che lo stavano allontanando in mezzo ad una folla di curiosi. Poi arrivano alla spicciolata altri familiari della vittima, la sorella scoppia in lacrime e si dispera, consolata dai colleghi di Eugenio e poi anche dai carabinieri, arrivati anche loro sul posto. Per Antonio la speranza di parenti e colleghi è durata qualche minuto di più. Ma alle 18 era purtroppo confermata la sua morte. Tutto inutile. Anche per lui.
Il crollo del braccio della gru. A chiamare i soccorsi sono stati commercianti e passanti, turisti e non, che si trovavano nelle vicinanze. Soltanto un caso ha voluto che nessuno si trovasse al di sotto della gru. Ma tutto è accaduto davanti agli occhi di una folla incredula. “Ho visto oscillare il braccio della gru mentre cedeva – racconta un commerciante di via Vittorio Veneto – ha come barcollato verso i negozi e poi cadendo è rimbalzato da terra. E’ stato terribile”. A quel punto, un boato e poi le grida della gente: “Abbiamo sentito un forte rumore – raccontano da via Vittorio Veneto – e abbiamo chiamato subito il 112. Altre persone ci avevano preceduto”.
Il collega illeso. In strada c’erano i corpi dei due operai, e un terzo collega che si trovava dietro la gru per passare i portalumini agli altri due. “Inizialmente – ha raccontato – non capivo quasi più nulla. Ero sconvolto e come pietrificato: ho sentito un fortissimo rumore e mi sono avvicinato dal retro della gru e ho visto tutto”. In pochi minuti sono accorsi altri operai, impegnati a sistemare i portalumini in altre zone della città. “Avevamo iniziato stamani – raccontano con le lacrime agli occhi -: lo facevamo ogni anno, era il nostro lavoro. Non era mai accaduto niente”.
Le indagini. Le cause della tragedia saranno stabilite dalla polizia, che sta svolgendo tutti gli accertamenti del caso, coordinata dal sostituto procuratore Aldo Ingangi, rimasto a lungo in via Vittorio Veneto. L’ipotesi degli inquirenti è quella del cedimento strutturale: il mezzo e le attrezzature da lavoro sono state sequestrate e saranno sottoposti alle perizie del caso per determinare per quali motivi possa essersi spezzato il meccanismo che sollevava il braccio della gru. Secondo quanto ricostruito, i due operai erano saliti sul cestello per addobbare le finestre del primo piano di palazzo Pretorio. Alcune erano già state sistemate, ma quando sono arrivati alla terza da piazza San Michele è avvenuto l’incidente. I vigili del fuoco, che hanno dovuto rimuovere il mezzo sequestrato, hanno compiuto anche le verifiche del caso per capire se le strutture portalumini già piazzate fossero stabili, per evitare che cadessero in strada, mentre gli agenti si sono occupati dei rilievi e di dare la triste notizia ai familiari.
Due famiglie distrutte. Una tragedia che pur essendo indubbiamente pubblica, per il luogo e le circostanze in cui si è consumata, resta soprattutto privata. Il dramma di due famiglie messe davanti ad una ineluttabile realtà è il pensiero anche dell’arcivescovo Italo Castellani: “La città – ha detto – deve dare un segnale concreto, di unità, ed essere vera comunità per abbracciare queste due famiglie”.
Antonio Pellegrini sarebbe andato in pensione il prossimo anno. Un dramma nel dramma, e i familiari arrivati in via Vittorio Veneto lo gridano in lacrime. Lui lascia la moglie e tre figli, a Lammari. Uno di loro è vigile del fuoco.
Eugenio Viviani, invece, non ha potuto dire addio alla consorte e al figlio diciottenne, con il quale condivideva la passione per l’equitazione. Le salme di entrambi sono state trasferite all’obitorio del Campo di Marte, dove verranno effettuate le autopsie.

FOTO – I soccorritori e la polizia sul luogo della tragedia

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