Cibo: ‘carburante’ o rimedio allo stress?

Negli animali la fame è lo stimolo biologico che li spinge a nutrirsi; nell’uomo non è così semplice, poiché intervengono molti e diversi fattori che influenzano l’assunzione di cibo e le scelte alimentari. Capita spesso che le persone sostengano di mangiare ‘bene’ durante il giorno, mentre svolgono le normali attività quotidiane, ma di consumare quantità di cibo maggiori a cena o peggio dopo aver cenato. Questo comportamento viene spesso giustificato come risposta ad ansia e stress accumulati durante il giorno. 

Uno studio, condotto su trentasei soggetti, di cui metà obesi e metà con alterazioni del comportamento alimentare, ha indicato che le ore del tardo pomeriggio e della sera, rappresentano il periodo della giornata con un più alto rischio di assunzione di cibo in eccesso, in particolare per coloro che sono sottoposti ad un alto livello di stress o hanno problemi di comportamento alimentare. L’organismo necessita di energia e nutrienti e per questo viene spinto ad alimentarsi. Quella che individuiamo come ‘fame’ è una necessità fisiologica che determina l’inizio del pasto. Alla fame è correlato l’appetito, che esprime il desiderio di mangiare in un dato momento, la quantità e la qualità del pasto. L’appetito non è influenzato solo da una necessità fisiologica, ma anche dalla palatabilità, dalla disponibilità di un determinato cibo e dallo stato emotivo. La fine di un pasto avviene a seguito dei fenomeni di saziazione, che inibisce fame ed appetito, e di sazietà che regola l’intervallo tra un pasto e l’altro e di conseguenza la frequenza dei pasti. Questi fenomeni negli animali sono regolati da alcune variabili fisiologiche come le secrezioni gastriche, i peptidi gastrici, i neuro peptidi, gli ormoni, la quantità di nutrienti presenti nel sangue. Nell’uomo, oltre a questi fattori, intervengono delle variabili esterne di tipo cognitivo, emozionale, psicologico, culturale e sociale. Quando la variabile fisiologica è predominante, il rapporto con il cibo si può definire ottimale; di norma si consumeranno tre pasti al giorno, eventualmente due spuntini, saremo sazi senza mai sentirci troppo pieni, e in grado di dosare quantità e qualità del cibo. Diversamente, quando la necessità di mangiare diventa continua, sembra di non essere mai sazi, ci sentiamo continuamente ‘chiamati’ dal cibo, oppure si digiuna a lungo, per poi esagerare in alcune ore della giornata, per esempio la sera, è chiaro che la variabile fisiologica è dominata in maniera minore o maggiore da quella psicologica.

Ombretta Velotti
biologa nutrizionista

 

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