Muston: valdese e bersagliere, professore e antifascista

Nato a Palermo nel 1893, Aldo Muston, bersagliere, partecipa allla Grande Guerra e per il coraggio dimostrato riceve una medaglia d’argento al valor militare e gli viene riconosciuto il grado di tenente colonnello. Professore di latino e storia all’Istituto magistrale Paladini di Lucca, città in cui si stabilisce, fin dal 1938 entra in contatto con l’antifascismo cittadino con cui collabora nel lavoro clandestino di opposizione al regime fascista. 

Di religione valdese è stimato anche negli ambienti cattolici lucchesi che apprezzano le sue idee di libertà che non subordinano l’uomo allo stato. Dopo il 25 luglio contribuisce alla costituzione del comitato di liberazione nazionale lucchese, dove rappresenta il Partito d’azione. Si occupa dei problemi della scuola e, nell’anno difficile della occupazione militare nazifascista, si prodiga nella raccolta dei fondi necessari per rifornire le formazioni partigiane operative in città, nella Piana lucchese e sulle colline intorno a Lucca. Fermato nel gennaio del 1944, tradotto nella caserma della milizia fascista in Sant’Agostino, il 29 febbraio 1944 è trasferito nel carcere di San Giorgio dove rimane sino al 23 giugno 1944. Liberato, entra in clandestinità pur senza abbandonare mai Lucca ed è nella sua abitazione di piazza San Giovanni che nella giornata del 4 settembre il Cnl tiene la decisiva riunione che precede e prepara la liberazione della città.
Il giorno successivo, alle 12, nel palazzo del Governo, il Cnl apre la sua prima riunione non clandestina in Lucca liberata: partecipano i rappresentanti dei partiti antifascisti Renato Bitossi, Giuseppe De Gennaro, Frediano Francesconi, Giulio Mandoli, Ferdinando Martini, Enea Melosi, Vincenzo Silvietti e Aldo Muston. Nominato provveditore agli studi dopo la liberazione di Lucca, Aldo Muston si trova a gestire la difficile situazione di una provincia divisa in due parti dalla linea gotica con le negative conseguenze che ne derivavano per l’organizzazione dell’istruzione pubblica.
Nel dopoguerra aderisce al Psdi e, fino alla sua scomparsa, ricopre l’incarico di presidente dell’associazione patrioti lucchesi che raccoglie nelle sue file ex partigiani socialisti autonomisti, socialdemocratici, repubblicani, democratico cristiani, liberali. Maria Eletta Martini, esponente di rilievo della Democrazia Cristiana e dal 1979 al 1983 vicepresidente della Camera dei deputati, che è stata una sua studentessa lo ha ricordato così: “Mi ricordo il suo aiuto e devo dire che la mia educazione culturale ha due matrici: quella di mio padre e quella di Muston”. Del docente traccia un ritratto insieme fisico e morale Eni Brizzi, sezione A dell’Istituto magistrale Paladini negli anni dell’immediato dopoguerra, nel suo recente libro di memorie L’uva Salamanna e Trocausci. Lucca tra la Seconda guerra mondiale e gli anni cinquanta, Tra le righe libri 2017: “È un uomo di mezza età che ha fatto la Grande Guerra e la pallottola (o scheggia) che ha dentro i polmoni glielo ricorda ogni giorno con l’affanno del respiro… Io che occupo il primo banco della fila vicino alla porta ho agio di osservare la sua nuca rossa che traspare sotto i lisci capelli biondicci da tedesco, il collo forte, rosso, la corporatura robusta e l’abito grigio. Sì, qualche volta avrà pure indossato abiti di altro colore, ma nel mio ricordo il professor Aldo Muston è vestito di grigio”. Una traccia memoriale puntuale e affettuosa, raccontata da una penna acuta e sensibile che in un episodio di vita scolastica racconta di un educatore severo ma cordiale, attento a far crescere non solo culturalmente ma soprattutto umanamente i suoi studenti. Viene a mancare nel 1954 a Lucca.

Luciano Luciani

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