Meditazione, i cinque errori più comuni

Sempre più persone si avvicinano alla meditazione. Se questo sia il segno di un ritorno alla spiritualità o una semplice moda, io non lo so. So comunque che meditare quotidianamente aumenta la capacità di concentrazione, migliora la postura e rinforza il sistema immunitario. Meditare regola la pressione sanguigna e quella psicologica. Ci aiuta ad affrontare la vita con più consapevolezza, ad assaporare il momento, a vivere con meno stress i piccoli problemi quotidiani.

Ma dopo essersi avvicinati, spinti da queste mirabolanti conseguenze della meditazione, molti se ne allontanano. Perché? Vediamo insieme i cinque errori più comuni che tendiamo a commettere quando iniziamo un percorso di meditazione.
Aspettarsi l’illuminazione. Chiunque abbia seguito una sessione di gruppo di meditazione si è trovato ad ascoltare i racconti estatici di alcuni dei partecipanti. Chi ha visto la luce, chi ha sentito l’energia scorrere, chi ha capito il vero senso della vita. Ma a te non è successo niente di tutto ciò, sei stato bene, hai spento il cervello per un po’, tutto qui. Tutto qui? Se sei riuscito a zittire le scimmie urlatrici che ti si agitano in testa hai già fatto moltissimo. L’illuminazione (qualsiasi cosa si intenda con questo termine) se vorrà, arriverà. Intanto cerchiamo di meditare per aumentare la concentrazione, l’accettazione di noi, per migliorarci.
Cercare di non pensare a niente. Non si può assolutamente pensare a niente. Cercare di evitare un pensiero vuol dire pensarlo. Nei miei gruppi di meditazione dico sempre che il massimo è trovare un pensiero che non fa male. Concentrati sul respiro, osserva come il corpo reagisce alla meditazione. E se un pensiero disturbante arriva, fallo passare e lascialo andare. Questo è meditare. Con la pazienza e la pratica arriveranno anche momenti di vuoto assoluto, ma per ora questo è più che sufficiente.
Sedersi nella posizione del loto. In ogni singola foto o immagine, in ogni film che hai visto, nel tuo immaginario, ogni meditante sta nella posizione del loto. Ma, cavolo, a te fanno male le ginocchia e la caviglia sinistra rischia di spezzarsi da un momento all’altro. Cosa diavolo c’è che non va in te? Assolutamente niente. Se non riesci a fare il loto non muore nessuno. Va benissimo anche stare semplicemente a gambe incrociate, magari con cuscino rigido sotto i glutei (questa posizione aiuta la schiena a stare dritta). Ma va bene anche seduto su una sedia, con i piedi ben poggiati a terra, l’importante è che la schiena rimanga sempre dritta (ma non contratta), il che permette alle energie di muoversi adeguatamente lungo la colonna vertebrale dove si snodano i sette chakra principali. Se vorrai, prima o poi riuscirai a stare nella posizione del loto, non c’è fretta.
Pensare di ottenere risultati immediati. Sono già tre giorni che mediti, ma non noti cambiamenti. Come quando al secondo giorno di dieta non hai ancora perso quei dieci chili accumulati in sei anni. Con la perseveranza arriveranno i risultati. Intanto cerca di trovarti dieci minuti ogni giorno, per almeno ventuno giorni di seguito (è quanto al nostro cervello serve per acquisire un’abitudine). Vedrai che con il tempo inizierai a sentirti più centrato, la tua concentrazione aumenterà e così la tua capacità di affrontare situazioni di stress.
Cercare di interpretare quello che ti succede mentre mediti. In occidente si tende a razionalizzare tutto quello che ci succede. Questo accade anche quando si medita. Probabilmente pensi che ogni sensazione provata debba essere analizzata, io ti consiglio di non farlo. Cerca solo di osservare e accettare le tue sensazioni, non giudicarti mai. Ogni emozione è degna di essere accolta ed ascoltata. La comprensione, se c’è bisogno che arrivi, arriverà con fluidità, non con i tuoi sforzi.
Prova a meditare tenendo conto di queste riflessioni, persevera e non te ne pentirai.

dottoressa Elisa Pietrini
counselor olistica e operatrice reiki di II livello

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