Cei: “Internazionalizzazione, l’economia italiana non può prescindere dall’Europa”

Europa e processi di internazionalizzazione, interviene Lido Cei, ad dell’azienda Idea Service, che si occupa di finanziamenti alle imprese: “L’internazionalizzazione non è una invenzione dei nostri tempi – dice – Ogni epoca storica ha avuto la sua proiezione internazionale dei commerci, con i limiti epocali dettati dalle scoperte geografiche, dagli insediamenti urbani dalle infrastrutture e dai messi di trasporto disponibili dalla diffusione del baratto o della moneta. Oggi l’internazionalizzazione non ha più limiti territoriali. Alle infrastrutture di trasporto si uniscono quelle digitali, al commercio tradizionale si unisce il commercio elettronico. La finanza ne è la principale protagonista con una rapidità di movimento che nessuna merce può avere. Ma non è tutto oro ciò che luccica, tanto che alcuni protagonisti mondiali fautori della globalizzazione fino a pochi anni fa oggi sono diventati i principali fautori del ritorno ai dazi commerciali, a misure protezionistiche”.

“In mezzo all’oceano della globalizzazione ci si può sentire anche molto soli con nuovi problemi e nuove emarginazioni – proegue Cei – Osservando con attenzione l’export non possiamo che trarre una prima conclusione. Senza l’Europa non avremmo lo sviluppo economico che conosciamo. Un terremoto in Europa avrebbe conseguenze molto rilevanti sul nostro sistema  produttivo… piaccia o no. Alcuni numeri ci aiutano a capire meglio di cosa stiamo parlando: nell’ultimo triennio oltre i due terzi delle nostre esportazioni hanno riguardato i paese europei ed oltre il 40% del totale ha riguardato i paesi europei della moneta unica. Una crisi economica e politica dell’area euro avrebbe pertanto effetti dirompenti sulla nostra economia. Ma anche una crisi con Germania e Francia sarebbe grave perchè rappresentano i primi due mercati di sbocco delle nostre esportazioni assorbendo da soli circa il 25% del totale. Pertanto è nel nostro interesse mantenerci agganciati a questi paesi che ci stiano simpatici o antipatici”.
“Le statistiche dimostrano – conclude Cei – che non esistono alternative altrettanto valide visto che il terzo mercato è quello Usa che in questo momento con il vento nazionalista che soffia da quelle parti non agevola certamente il dialogo economico. Insomma il destino della nostra internazionalizzazione dipende in maniera decisiva sulla nostra capacita di stare in Europa.

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