Cei: “Distribuzione dei fondi ai paesi Ue, ecco come funziona”

Fondi europei ai paesi dell’Unione, ecco come funziona la distribuzione. A spiegarlo è Lido Cei, ad di Idea Service, azienda che si occupa dei finanziamenti alle imprese.
“Chi decide quanto dare e quanto ricevere? – dice – Il “dare” si decide sulla base dei trattati da cui è nata l’Unione Europea firmata e accettata da tutti i paesi sulla base del seguente semplice concetto: chi stà meglio aiuta chi stà peggio per favorire la stabilità e la pace sociale.Il bilancio generale dell’Unione è definito in un piano di sette anni e rappresenta l’1% del prodotto interno lordo complessivo ed è sottoposto alla approvazione dell’Europarlamento eletto direttamente dai cittadini europei, cioè da tutti noi. Se un paese taglia il proprio contributo come abbiamo minacciato noi italiani va incontro al 2,5% di interessi di mora”.

“Facendo due semplici calcoli il paese più ricco (Germania) – prosegue Cei – versa alla Ue circa 162 euro in più di quanto riceve e noi versiamo euro 39 in più di quanto riceviamo. La somma stanziata nel piano 2014-2020 per l’Italia ammonta a circa 43 miliari di euro che sommati al co-finanziamento interno porta la cifra da investire in programmi di sviluppo, crescita, occupazione e tutela dell’ambiente a 74 miliardi. Purtroppo il nostro Paese è oggi molto indietro nell’utilizzo dei suddetti fondi non superando di molto il 3% rischiando il ritiro dei fondi stanziati per i programmi non eseguiti ad esempio 100 milioni per la metropolitana (linea 6) di Napoli e 813 milioni per la Tav, al di là di quanto viene detto in tv dai nostri governanti”.
“Pensiamo inoltre – dice ancora – che nella programmazione precedente si sono accumulati 1 miliardo di fondi stanziati e non utilizzati. Ma c’è molto altro alla base di questi negativi risultati che certo non aiutano la ripresa economica del paese come per esempio l’assenza dei nostri rappresentanti ai tavoli più importanti dove si decidono i progetti trans nazionali che calamitano i fondi più consistenti e dove devi dimostrare di rappresentare il sistema-paese in grado di stare dentro un network.Ma i nostri rappresentanti preferiscono parlare male della Unione Europea (istituzione che ci ha consentito,seppur tra mille difficoltà e difetti) di crescere, senza conoscerne i meccanismi e stando comodamente nei cortili di casa e, cosa ancor peggiore è quella che i cortili di casa applaudono e inneggiano a chi fa la voce grossa”.

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