Stan & Ollie, biopic su due fenomeni: la recensione

Stan & Ollie è il biopic su due figure iconiche che da tempo aspettavano di essere rappresentate su grande schermo. Com’è andata? Inizio lento che distrae un pochino ma con una ripresa emotiva e toccante per questo film che riporta in vita due colossi della comicità.

Siamo nel 1953. Finita l’epoca d’oro che li ha visti re della comicità, Stan Laurel e Oliver Hardy intraprendono un tour teatrale della Gran Bretagna. Il pubblico delle prime date è tristemente esiguo, ma i due sanno ancora divertirsi insieme e l’incanto della loro arte continua a risplendere nelle risate degli spettatori. Così, una data dopo l’altra, rinasce il legame con schiere di fan adoranti e il tour si rivela un successo. Ma Laurel e Hardy non riescono a staccarsi dall’ombra dei loro personaggi e fantasmi da tempo sepolti, uniti alla delicata salute di Oliver, minacciano il loro sodalizio.
L’uomo dietro al film è Jon S. Baird, un regista scozzese conosciuto per aver sempre portato sullo schermo storie vere come quelle di Cass (un uomo di origine giamaicana diventano uno degli uomini inglesi più rispettati) e Filth (sull’avido e corrotto agente di polizia interpretato da James McAvoy). Per questo film si serve dell’aiuto del libro Laurel & Hardy – The British Tours di A.J. Marriot.
Personalmente non conoscevo questo regista, indubbiamente ha usato, almeno per questo film un velo di malinconia positiva per tutta la durata della pellicola.
Per continuare la lettura delle recensione di Giulia Maria Regina Fabbri, come sempre a cura di Project Movie basta cliccare sul link.

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