Voglia di volare: con lo yoga si può foto

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In questi giorni di inizio estate a parecchi di noi è capitato di guardare il cielo azzurro, di seguire il volo degli uccelli, di ascoltarne il canto e forse a molti è venuta voglia di volare. Trovarsi immersi nell’aria ci farebbe percepire una leggerezza insolita, la possibilità di non sentirsi schiacciati. Basta volare un poco sulle ali di questa fantasia che ci appare possibile liberarci dai fardelli, dai pesi che ci tormentano e ci affannano e che ci portiamo dietro (come rabbie, rimorsi, rancori, rimpianti) o che ci ingabbiano (come cupidigie, paure, invidie, attaccamenti).

Oppure c’è altro da scaricare: facendoci trasportare dal vento, vorremmo liberarci da altre zavorre che ci incatenano all’attivismo forzato, alla smania di comprare e possedere (anche se sappiamo bene che le cose importanti non sono in vendita). Insomma, sognare di volare ci porta a osservare ciò di cui desideriamo alleggerirci, per svuotarci, per creare uno spazio al nuovo, e ci concede di esplorare una dimensione libera dalle costruzioni cerebrali ed ecco che siamo già pronti/e ad accedere allo Yoga, a far parlare il corpo ed il respiro. Lo Yoga Ratna ci autorizza a sperimentare le ali, ci permette di accedere al potere simbolico di alcune forme, di sperimentare l’immersione nell’aria, ci dà la possibilità di cambiare il punto di vista, senza che ciò si connoti di superficialità, di disinteresse verso la realtà, di deresponsabilizzazione. Le posizioni del corpo che incontreremo nella sequenza proposta faranno sì che il respiro si espanda in quella che è definita la gabbia (!) toracica e potremo ascoltare ciò che la dimensione psico-fisica ha da dirci e le emozioni che emergono; mantenendo ogni forma un minimo di tre minuti potrà attivarsi il Chakra Anahata. Si apre uno spazio di equilibrio, di accoglienza, di contemplazione dal quale guardare senza il desiderio di dominio e di possesso e possiamo “sentire che lo spazio e la libertà sono dentro di noi e non abbiamo bisogno di nulla” (Arturo Paoli). Impariamo così ad essere aperti, ricettivi, creando in noi l’urgenza di rinascere in una dimensione di pace e di amore.
Sequenza. Sdraiati con la schiena a terra e prendi coscienza dello spazio che stai occupando; lascia che il tuo corpo si faccia attirare dalla forza di gravità e osserva il respiro finché questo non diverrà quieto e regolare. Osservane il ritmo, ti sta portando nel presente.
Paripurna Sarpasana (il serpente alato): unisci le gambe e senti quella linea diritta che scorre dal vertice del capo ad un punto tra i due piedi; inspirando apri le braccia lateralmente sulla linea delle spalle: sono le tue grandi ali, ancora a terra ma con tutta la potenzialità del volo. Poggia il piede sinistro sopra il ginocchio destro ed inspirando solleva il braccio sinistro verso l’alto, con l’espirazione scendi sul lato destro finché il ginocchio non arriverà a toccare terra ed il palmo di una mano non poggerà sul palmo dell’altra. Assapora l’abbandono totale su questo lato, senti la pesantezza enorme della testa. Inspirando solleva il braccio che sta sopra, portalo verso l’alto e fallo scendere dalla sua parte e ruota anche la testa verso sinistra così da aiutare la spalla a scendere giù. Resta per qualche minuto nella forma ascoltando lo spazio che va ad occupare il respiro. Quando vuoi lasciare l’asana, con un’inspirazione più intensa conduci pian piano il fianco a terra ed il volto verso il cielo. Espirando allunga la gamba in avanti. Mantieni l’ascolto e poi ripeti tutto sull’altro lato.
Dhritarastri Asana (la regina degli uccelli acquatici): in posizione prona, crea una distanza molto grande tra le gambe e poi fletti le ginocchia ed unisci le piante dei piedi. Poni le mani ai lati della testa e solleva bene i gomiti; inspirando premi sulle mani per tirar su la testa ed il busto che rimarrà inarcato. Osserva il respiro che si muove tra il bacino ed il torace. Puoi scorrere sulle acque e sentire la potenza delle tue ali che sono in grado di farti alzare in volo.
Anahata Asana (la forma che apre lo spazio del cuore): poniti in appoggio sulle ginocchia e scarica il tuo peso sul ginocchio destro, poggia la mano destra sulla linea del ginocchio ma distante da questo per quanto è lungo il tuo busto; stendi la gamba sinistra lateralmente in modo che il piede, volto verso l’esterno, sia sulla stessa linea del ginocchio e della mano. Inspirando solleva il braccio sinistro e spingilo verso l’alto aprendo bene il torace; se non hai problemi alle cervicali ruota la testa in modo da guardare la mano che è in alto ed ha il palmo rivolto in avanti, altrimenti il volto rimarrà rivolto in avanti. Mantieni la forma con respiri calmi e regolari, poi i gesti che l’hanno costruita ti guideranno nel ritorno e potrai eseguire l’asana sull’altro lato.
Vartaka Asana (il colombo, simbolo di pace, porta sulla terra i messaggi delle divinità celesti): siediti sui talloni e mentre inspiri porta le braccia indietro con i gomiti leggermente flessi; con la prossima inspirazione apri il torace ed inarca il busto spingendo il mento verso l’alto mentre il bacino si stacca dai talloni ed i piedi sovrappongono le punte e si alzano da terra. Resta nell’asana a percepire lo spazio che il respiro sta aprendo nel tuo torace. Osserva l’appoggio minimo che ti collega alla terra. Quando senti sopraggiungere la fatica, espirando fai scendere la testa verso terra ma tieni le braccia in alto finché non sentirai che è il momento di far scorrere giù anche il busto e le braccia. Allora resta ad ascoltare.
Kakini Asana (divinità tantrica che assume le sembianze del corvo femmina): rimani in ginocchio ed espirando fletti il busto in avanti e fai scendere la fronte a terra di fronte alle ginocchia. Un inspiro ti porta a sollevare il bacino ed allora fai scorrere il vertice del capo a terra. Le mani si spostano indietro ed afferrano le caviglie mentre stacchi dal suolo i piedi che hanno le punte sovrapposte. Le ali sono chiuse e il vento ti circonda. (Controindicazioni: ernie discali nella zona cervicale)
Paksina Asana (il gabbiano che rappresenta calma e pazienza ma anche aggressività): alzati in piedi, unisci le gambe e senti che le piante dei tuoi piedi costituiscono un unico appoggio, il resto del corpo è immerso nell’aria. Muovi le spalle in modo che inspirando le porti in avanti e verso l’alto ed espirando indietro e verso il basso; fai questo gesto alcune volte, quindi fermati con le spalle all’indietro ed accompagna indietro anche le braccia, flettendo un poco i gomiti. Mantieni le gambe diritte senza irrigidirle ed inarca il busto, flettendolo un poco in avanti ed aprendo lo sterno; solleva il mento e spingi il coccige indietro. Sposta il peso del corpo sulle dita dei piedi senza sollevare i talloni e senti che il corpo è molto leggero, il petto si espande e stai per spiccare il volo.
Suparni Asana (la dea dalle ali spalancate): resta immobile con i piedi vicini e con un’inspirazione profonda apri le braccia lateralmente come grandi ali e solleva i talloni; espirando fletti il busto in avanti finché la parte bassa dell’addome non si avvicina alla parte alta delle cosce e intanto spingi il mento verso l’alto e ruota le mani sui polsi in modo che i palmi vadano all’indietro e verso l’alto. Mantieni la forma assaporandone la leggerezza e la potenza. E quando vuoi lasciarla sarà un’inspirazione più intensa che ti farà raddrizzare ed espirando fai scendere giù le ali.
Garuda Asana (l’aquila di fuoco che simboleggia forza, equilibrio e concentrazione): in piedi, scarica il peso sul piede sinistro ed accavalla la gamba destra sopra l’altra in modo da fermare il piede sul polpaccio; inspira ed apri le ali lateralmente assicurandoti un buon equilibrio, poi accosta i gomiti al busto, il sinistro sotto ed il destro sopra ed incrocia le braccia ed i polsi in modo da unire le mani e avvicinarle al viso premendo il pollice della mano che sta in basso sotto il naso. Piega il busto in avanti ed appoggia il gomito destro sul ginocchio sinistro. Resta nell’asana con il respiro che si espande nel centro e quando vuoi tornare fatti guidare da un inspiro più intenso che ti raddrizza e poi espirando sciogli gli arti.
Tadasana (la montagna che rafforza il sistema nervoso centrale e stabilizza a terra): resta in posizione eretta con le gambe unite ed i piedi ben stabili a terra, raddrizza le braccia, scostale dal corpo e stendi le dita delle mani in modo da non percepire più né polsi né gomiti né spalle. Dal vertice del capo, che è la vetta della montagna, senti scendere i due pendii laterali. Senti di essere quella montagna, stabile e forte: niente ti può turbare, sei una roccia. Osserva il respiro che sale da un punto al centro di quell’unica pianta dei tuoi piedi, ti attraversa e sale fino alla vetta, poi mentre espiri ridiscende: è un filo luminoso che attraversa tutto il tuo corpo.
Rilassamento: torna a sdraiarti a terra in posizione supina per rilassare il corpo intero. Osserva il respiro, guardati respirare e intanto il tuo corpo diventa pesante e molle; permettigli di sprofondare nella terra. Ad ogni espirazione senti i tuoi piedi e le tue gambe diventare più pesanti e abbandonarsi. Ad ogni espirazione senti le tue braccia e le tue mani farsi pesanti e rilassarsi come grandi ali che si riposano. Espirando consenti alla testa ed al busto di affidarsi alla terra e rilassarsi completamente. E se avverti che c’è qualche rigidità in una parte o in un’altra, accompagna lì il respiro e con l’espirazione sciogli, ammorbidisci, crea abbandono. Fai tue le parole di un saggio che dice: “Essere consapevoli di quello che si svolge nel nostro intimo significa contribuire al suo svolgersi” (Khalil Gibran).

Patrizia Martinelli
insegnante di Yoga Ratna

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