Stranger Things 3 all’altezza degli esordi

Possiamo finalmente dirlo, Stranger Things è tornato. E stavolta l’ha fatto alla grande, come ci aveva abituato fin dagli esordi. Accantonato il quasi passo falso della seconda stagione, gli scaltri fratelli Duffer hanno corretto il tiro riportando la serie sulla retta via. Dopo la mezza delusione della passata stagione, i fan hanno avuto quello che si meritavano andando oltre ogni più rosea aspettativa. I personaggi che abbiamo imparato a conoscere ed amare sono cresciuti. Hanno perso parte di quell’innocenza che li contraddistingueva per ritrovarsi ad affrontare problemi legati all’adolescenza: i primi amori, i rapporti conflittuali coi genitori, i nuovi interessi.

In questo senso la serie si è evoluta, delineando un preciso percorso di crescita sia fisico che mentale. Di assoluta importanza l’entrata in scena di nuovi personaggi carismatici (Robin) e la riconferma di alcuni già noti (Steve ma soprattutto la spassosissima sorella di Lucas) che in questa stagione, con i loro ruoli centrali, hanno fatto letteralmente da trascinatori.
Come non citare poi l’introduzione dei nuovi scenari quali il centro commerciale e il laboratorio che hanno dato nuova linfa vitale e spunti interessanti ad uno show che sembrava aver perso tutto il suo fascino legato allo straordinario mondo pop degli anni Ottanta.
Insomma, Eleven e soci sono tornati a farci divertire come ci avevano abituato (non a caso Netflix ha recuperato una parte degli abbonati persi in precedenza). Eccezion fatta per l’elemento novità, questa stagione ha regalato grandi momenti di intrattenimento puro come nel 2016, quando il fenomeno Stranger Things prese piede dando inizio all’inarrestabile ascesa del colosso dello streaming.
Bentornati ad Hawkins, gente!
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