Selene Spa aderisce all’Unionplast contro la plastic tax

L'ad Valter Severini: "La tassa non impedirà ai maleducati di disperderla nell'ambiente"

Sulla questione della Plastic tax interviene l’amministratore delegato della Selene spa, Valter Severini, che dopo aver aderito all’Unionplast, sostiene: “La plastic tax non solo ci danneggia materialmente, ma lede anche la nostra immagine. Un intero settore viene additato come responsabile di problemi ambientali che sono sì gravi, ma non dipendono né da chi produce plastica né da chi la usa correttamente. La responsabilità della dispersione in mare e sul terreno di rifiuti di plastica dipende solo da persone incoscienti che, dopo averli usati, disseminano contenitori e oggetti vari“.
È con questo spirito, espresso dall’amministratore delegato Valter Severini, che Selene spa ha aderito oggi (5 dicembre) alla campagna ideata da Unionplast (l’associazione nazionale di categoria del sistema Confindustria fatta propria anche da Confindustria Toscana Nord) per promuovere momenti informativi nelle fabbriche, senza alcuna implicazione di natura economica, allo scopo di spiegare i contenuti e le ragioni della contrarietà nei confronti della plastic tax. Per quanto ridotta rispetto agli importi inizialmente ipotizzati, la plastic tax così come si profila nella legge di bilancio 2020 rimane infatti molto consistente e peserà fortemente sui bilanci aziendali. Per dare la misura dell’impatto, il previsto onere di 500 euro per quintale di materia prima rappresenta oltre la metà del costo della materia prima stessa.

Selene Spa, azienda lucchese fra le più importanti del settore plastica con stabilimenti anche a Marghera, ha quindi chiesto ai dipendenti di riunirsi per fare il punto sul settore e sull’attività aziendale rispetto ai temi dell’ecosostenibilità e dell’ambiente. Un’iniziativa che l’ha accomunata a molte altre aziende aderenti al sistema Confindustria nel territorio Lucca-Pistoia-Prato e a livello nazionale.

“Vogliamo che le persone che lavorano in Selene siano orgogliose di ciò che fanno – aggiunge Severini –  Nessuno meglio di loro, del resto, sa quanto ridotto sia l’impatto ambientale della produzione, che non richiede acqua e che, dato il basso punto di fusione dei polimeri che impieghiamo, usa anche relativamente poca energia. Su questo versante anzi Selene ha attivato anche sistemi di recupero energetico, che coprono il 25 per cento dei nostri consumi. La plastica è un materiale facilmente riciclabile e Selene già ora utilizza plastiche di riciclo per alcuni dei suoi prodotti, in particolare nella linea Nextbag di cui siamo particolarmente orgogliosi: siamo infatti una delle poche aziende al mondo in grado di eliminare gli inchiostri dai film di plastica, in modo da poter riutilizzare con la massima efficienza, ad esempio, i sacchi industriali dismessi. Da Selene, in collaborazione con Lucense, è nato anche lo spin off Eco-Pulplast, allo scopo di riutilizzare le plastiche presenti nello scarto di pulper delle cartiere. Riteniamo che la nostra azienda e il settore a cui apparteniamo non abbiano niente da farsi perdonare sul piano ambientale. Criminalizzare il settore non ha alcun fondamento se non quello di fare cassa, perché di certo le tasse a nostro carico non impediranno ai maleducati di disperdere nell’ambiente plastica o altri materiali. Anche di questo abbiamo parlato oggi con i nostri dipendenti, trovandoli attenti e informati su questi temi”.

Selene spa opera dal 1959 nel settore degli imballaggi in polietilene, in particolare imballaggi flessibili ad uso industriale. Fondata da Silvano Severini, l’azienda è gestita oggi dai suoi figli Marco e Valter. Selene è certificata dal 1994 secondo la norma Uni En Iso  9001 e attenta alle procedure richieste dalla norma Iso 14000. Ha fatturato nel 2018 55 milioni di euro e impiega 155 persone.

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