Processo Gate, confermate cinque condanne per spaccio foto

L'operazione aveva sgominato tre gruppi di pusher attivi in provincia di Lucca

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Processo “Gate”, cinque condanne confermate e 4 da ricalcolare. Questa la sentenza della suprema corte di Cassazione in merito al procedimento giudiziario a carico di 9 imputati di origine straniera per associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti.

L’operazione Gate, coordinata nel 2016 dalla Dda di Firenze e eseguita dallo Sco della polizia e a Lucca dalla squadra mobile cittadina era riuscita a sgominare ben tre associazioni a delinquere, composte da cittadini prevalentemente di origine marocchina, dedite allo spaccio di hashish e cocaina.

I tre gruppi di spacciatori, per l’accusa, erano attivi su vari territori: il primo nei territori di Viareggio e Camaiore, il secondo a Viareggio e il terzo tra le province di Lucca, Massa e Pistoia. Da questa operazione di polizia era venuto fuori un processo a carico delle nove persone arrestate che nei giorni scorsi ha visto il pronunciamento degli ermellini in merito ai reati contestati dai giudici.

Sostanzialmente la Cassazione ha confermato l’impianto accusatorio convalidando 5 delle condanne di primo e secondo grado e rinviando gli atti ad altra sezione d’Appello per 4 imputati ma per il solo ricalcolo della condanna in merito alla continuazione del reato e alle sentenza della Consulta che impongono di calcolare le condanne, in caso di droghe leggere, da una pena base inferiore al passato.

Sono stati quindi condannati definitivamente Abdssamade Aboussad a 3 anni e 11 mesi, Nourdine Fanouini a 7 anni e 7 mesi, Abdillah Jarmouni a 6 anni e 8 mesi, Abdellah Saad a 2 anni e Moradi Miludi a 6 anni e 8 mesi. Said Jarmouni, Abderrazzak Zraidi, Mohamed El Halbi e Hassan Meftah, invece, dovranno passare nuovamente al vaglio della corte d’appello di Firenze per il ricalcolo delle condanne.

Il processo trae origine da una complessa attività d’indagine, articolatasi in attività di intercettazione telefonica e ambientale, osservazione, accertamento e video ripresa da parte della polizia giudiziaria, sequestri e analisi tossicologiche, e nelle confessioni rese da due imputati, pubblico ministero, ma anche negli esiti di un’operazione sotto copertura grazie alla quale era stato consapevolmente creato un contatto tra un ufficiale di polizia, come infiltrato, e l’organizzazione criminosa che aveva consentito di raccogliere elementi utili alle indagini.

Tale attività investigativa aveva consentito, secondo gli inquirenti, di svelare l’esistenza di una compagine criminosa dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti, strutturata secondo una capillare organizzazione che provvedeva al controllo del territorio, impiegando soggetti di origine maghrebina e di nazionalità prevalentemente marocchina, per suddividersi le zone dove vendere la droga, nell’area viareggina e di Lucca e nelle province di Massa e Pisa.

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