Striscioni e dolore per il paracadutista morto

Tutta Ascoli Piceno è in lutto per la tragica fine di Fabio Comini, il militare 26enne del quarto reggimento paracadutisti degli alpini di Verona, morto ieri (22 maggio) dopo un lancio dal Pilatus Cp 6 all’aeroporto di Tassignano, durante un corso di addestramento organizzato dal Capar della Folgore di Pisa (Articolo e foto). Gli ultras della squadra di calcio della città marchigiana che milita in Lega Pro hanno affisso degli striscioni lungo la strada che porta allo Stadio, in suo ricordo. Comini era un tifoso appassionato dei colori bianco neri e ogni volta che era in città in licenza, non si perdeva nemmeno una partita. Hanno fatto la stessa cosa anche gli esponenti di Casapound di Ascoli, di cui Comini era simpatizzante. Sono sconvolti anche i familiari del ragazzo che ad Ascoli aveva frequentato l’istituto tecnico industriale, il papà Maurizio, la mamma Daniela e la sorella Sara.

E mentre Ascoli è sconvolta, a Lucca si continua ad indagare per ricostruire nel dettaglio l’incidente che ha provocato la tragedia a Tassignano, una disgrazia che ha l’ultimo precedente in Italia ancora in Lucchesia, dove nel 2000 morì in modo molto simile un altro parà lanciatosi ad Altopascio.
Oggi il sostituto procuratore Aldo Ingangi ha affidato al medico legale Stefano Pierotti l’esame esterno della salma del giovane Comini, all’obitorio dell’ex ospedale Campo di Marte. Una ricognizione cadaverica per verificare elementi acquisiti all’inchiesta aperta dalla magistratura. Sarà la perizia tecnica, tuttavia, a fornire eventualmente informazioni importanti su cosa possa aver provocato il malfunzionamento del paracadute a vela. Secondo quanto accertato finora dagli inquirenti, infatti, Comini – dopo essersi lanciato dal Pilatus a bordo del quale c’erano altri 8 commilitoni -, avrebbe avuto un problema tecnico con la vela principale del paracadute, che pur essendo stata azionata, non si sarebbe dispiegata. A quel punto, secondo una prima ricostruzione, Comini avrebbe sganciato la vela per innescare il dispositivo di emergenza che però – secondo quanto emerge -, non sarebbe entrato in funzione.
Comini è precipitato nel boschetto dopo essersi lanciato da un’altezza di 1.300 sotto gli occhi dei colleghi che hanno dato immediatamente, ma purtroppo inutilmente. Ora i familiari e i commilitoni attendono il nulla osta del magistrato della procura di Lucca per organizzare i funerali.

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