E’ un poliziotto e romanziere il rapinatore della Conad foto

di Roberto Salotti
La passione per il delitto era diventata il suo mestiere, prima come poliziotto, poi come scrittore di romanzi tra il noir e il comico. Ma Daniele Lama Trubiano, 50 anni il prossimo dicembre, assistente capo della Digos della questura di Pisa ma originario di Lucca, ha forse superato un limite sottile tra la realtà della sua vita e del suo lavoro e quella dei personaggi dei suoi racconti. Trasformandosi ieri sera da agente impegnato nel contrasto al crimine e stimato dai colleghi, che non avrebbero mai sospettato niente, a rapinatore, mettendo in scena alla Conad di Sant’Alessio un copione troppo maldestro, finendo irrimediabilmente braccato dalla polizia (Leggi).

Soltanto all’arrivo in questura, gli agenti che lo avevano arrestato si sono resi conto di chi avevano davanti. Nel suo portafogli aveva il tesserino di poliziotto.
Il poliziotto rapinatore. E davanti agli occhi sbigottiti dei poliziotti e del vice questore Leonardo Leone, alla guida delle volanti, ha fatto scena muta. Non ha detto una parola per motivare in qualche modo il suo gesto. Non ha spiegato perché da Pisa, dove convive con una compagna, dipendente di una catena della grande distribuzione e due figli, ha raggiunto la via per Sant’Alessio a Lucca, alle 19,50, lasciando la sua auto, una Chrysler Voyager Touring a un centinaio di metri dal supermercato. Con sé aveva la pistola d’ordinanza, una Beretta 92 sb e ha tentato di caricarla con proiettili calibro 9×21, troppo grandi perché il caricatore si chiudesse e sparasse colpi. Un errore? O, invece, la consapevolezza di non voler sparare ma soltanto voler impressionare qualcuno, senza il rischio di perdere proiettili che avrebbero ricondotto al suo ruolo di poliziotto? Per ora soltanto ipotesi che restano senza risposta.
Le indagini sul movente della rapina. Gli inquirenti ritengono che alla base di tutto ci sarebbero problemi economici. Recenti difficoltà che si sarebbero ultimamente aggravate al punto da tale da spingere il poliziotto a rompere il tabù e a trasformarsi da pubblico ufficiale incaricato di far rispettare la legge, a improvvisato rapinatore. Questo potrebbe spiegare, secondo gli inquirenti, anche le modalità, un po’ goffe, nell’esecuzione della rapina. Tanto che in un primo momento, gli agenti avevano pensato al gesto scriteriato di un balordo. Non era, purtroppo, così. E l’euforia per aver assicurato alla giustizia un rapinatore, si è ben presto trasformata in sbigottimento e rammarico per aver scoperto che davanti c’era proprio un collega. Per lui si profilano anche provvedimenti disciplinari. Intanto il questore di Pisa lo ha sospeso.
Il questore di Pisa: “Siamo sconcertati”. “Siamo sconcertati e davvero non sappiamo dare una spiegazione a quanto successo. Negli ultimi tempi – ha detto Alberto Francini – non ha mai dato segni di nervosismo o altri segnali che lasciassero prevedere qualcosa di preoccupante”.
“Era rientrato in servizio – ricorda il questore – dopo un periodo di malattia ma le sue condizioni psicofisiche erano buone. E’ un fatto inspiegabile, che ci amareggia. Nessuno, neppure tra i suoi colleghi più stretti, riesce a dare una motivazione al gesto che ha compiuto”.
L’agente, in servizio nella squadra antiterrorismo della Digos, è stato immediatamente sospeso in attesa dell’esito del procedimento penale a suo carico che “già alla conclusione del processo di primo grado – ha sottolineato Francini – potrebbe portare in caso di condanna alla destituzione da poliziotto”.
FOTO – La rapina alla Conad di Sant’Alessio

Choc al supermercato. Il poliziotto rapinatore, secondo quanto finora ricostruito dalla questura di Lucca, è arrivato a Sant’Alessio qualche minuto prima delle 19,50, lasciando l’auto parcheggiata a cento metri dalla Conad. Qui si è presentato indossando una calzamaglia con i fori sugli occhi e un cappuccio abbassato sul volto. Il braccio teso e la pistola in mano, ha minacciato con poche parole i due cassieri presenti. Simone Giusti e Simone Romani restano pietrificati, ma eseguono sotto la minaccia dell’arma quanto chiede loro il rapinatore: “State calmi – dice – e non vi succederà niente”. A quel punto il bandito mostra uno zaino verde e lo fa riempire da entrambi di denaro: in tutto 3.990 euro. Poi prende l’uscita e si allontana a piedi. Stefano Tolaini, un altro dipendente della Conad che ha assistito alla scena avvicinandosi dal reparto della frutta e verdura, si mette all’inseguimento del malvivente. E’ convinto che stia impugnando una pistola giocattolo e riesce a farsi aiutare anche dai due cassieri e da un giovane senegalese che si trova nel parcheggio. I quattro lo seguono per circa 600 metri fino ad oltre il ristorante Tambellini. Il rapinatore scarrella il caricatore più volte, puntandolo contro i suoi inseguitori per intimare loro di fermarsi. Perde quattro proiettili che stamani sono stati ritrovati e repertati lungo la via di Sant’Alessio in un nuovo sopralluogo della polizia scientifica. Sa che con quell’arma non può sparare un colpo, sono convinti gli inquirenti, perché il caricatore non supporta quei proiettili. Spera forse di farla franca e far desistere i dipendenti della Conad, che invece, con un coraggio elogiato perfino dal questore di Lucca, Vincenzo Ciarambino, lo raggiungono e gli saltano addosso con l’aiuto anche di un passante in bicicletta, riuscendo a disarmarlo. Da lontano si sentivano già le sirene spiegate delle volanti arrivate dal Luna Park dove erano impegnate in un servizio di vigilanza. Uno dei primi due agenti che raggiunge il rapinatore prende la pistola e la allontana dal bandito, mentre l’altro, con l’aiuto dei dipendenti e degli altri colleghi nel frattempo sopraggiunti, lo blocca e lo carica a bordo della pantera. In pochi minuti l’arrestato è in questura. Senza dire una parola, si rende conto che ormai è spacciato e che gli agenti hanno scoperto la sua identità. Da quel momento in poi farà scena muta, in attesa dell’interrogatorio in cui sarà sottoposto dal magistrato di turno, Salvatore Giannino.
Il kit del rapinatore. Mentre gli inquirenti proseguono le indagini e osservano nei video delle telecamere di sicurezza del supermercato gli attimi della rapina, viene trovata anche l’auto di Trubiano. L’aveva lasciata a meno di 100 metri dalla Conad: all’interno c’erano un paio di guanti neri e un cappellino blu, che il rapinatore però non indossava al momento del corpo. La vettura è stata sequestrata per essere esaminata dalla scientifica: le indagini della questura sono infatti tutt’altro che concluse. Anzi, il fatto che l’autore della rapina sia un poliziotto, rende ancora più scrupolose le investigazioni. La squadra volanti di Leonardo Leone e la Mobile del commissario Silvia Cascino sono al lavoro per ricostruire nei minimi dettagli le fasi della rapina e per escludere che l’arrestato sia stato autore di altri episodi del genere.
Stupore e sgomento. Sia a Lucca che nella questura di Pisa c’è sbalordimento per l’arresto di Daniele Lama Trubiano, arrestato proprio alla vigilia di San Michele Arcangelo, patrono della polizia. Da quanto appreso finora, non aveva mai dato motivo ai colleghi di pensare ad una condotta meno che morigerata, ma evidentemente erano subentrati problemi più di recente. Non risulta, infatti, colpito da particolari provvedimenti disciplinari, e in questura tutti hanno le bocche cucine. Secondo quanto trapela, tuttavia, molti colleghi confermano l’ipotesi delle difficoltà economiche. Potrebbe essere stato questo, suggeriscono, a convincere il poliziotto a trovare una soluzione estrema ai suoi presunti problemi. Spetterà comunque agli inquirenti anche accertare se hanno fondamento o meno alcune voci su presunti debiti di gioco, che si sono diffuse dopo l’arresto di Daniele Trubiano – Lama era il suo nome d’arte -, nei corridoi della questura di Pisa.
Il poliziotto scrittore ora accusato di rapina. L’impressione di molti colleghi resta comunque quella di un sottile varco superato, un limite travalicato tra la giustizia e la sua stessa negazione. Al limite tra la realtà e la fantasia di cui Trubiano aveva materiato i suoi libri. In particolare Il Commissario Brusco Luzzi, l’odore dei funghi, pubblicato da Cavinato editore quest’anno. Nel libro si parla di un commissario un po’ pasticcione che viene mandato a guidare un posto di polizia in Garfagnana. Il commissario poi si riscatta conducendo le indagini su macabri delitti che avvengono poco dopo il suo arrivo. Per la Digos di Pisa si era occupato soprattutto di antiterrorismo, lavorando ad indagini delicate sul fenomeno delle nuove brigate rosse e che portarono all’arresto di Cinzia Banelli. Ora è rinchiuso in una cella del carcere San Giorgio di Lucca.

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