Niente prodotti tipici, agriturismi ‘diffidati’ e sanzioni foto

Gli agriturismi in Lucchesia? Non conoscono la legge regionale. E’ questo l’esito dei controlli congiunti, effettuati in sette aziende del territorio, dal Corpo Forestale dello Stato guidato dal comandante Maurizio Folliero e dal dipartimento di igiene e sicurezza alimentare della Asl diretto da Ambrogio Pagani. Sette realtà del nostro territorio (3 della Piana, 2 della Valle del Serchio e 2 della Versilia), infatti, sono risultate irregolari ai controlli in quanto non somministravano, secondo la normativa, prodotti interamente di filiera toscana, dalla produzione alla trasformazione, ma cibi e bevande di varia provenienza come se fosse un normale ristorante. Non sono scattata sanzioni, salvo in un caso di “flagranza” (330 euro di multa) ma solo una diffida a mettersi in regola entro i successivi 20 giorni. E ai nuovi controlli tutte le strutture sono state trovate a norma.
Non è andata così bene, invece, per i controlli correlati, ovvero sul rispetto delle normative igienico sanitarie ed edilizie. Alla fine sono scattati 10mila euro di sanzione, due sospensioni di attività, una totale e una parziale e una comunicazione di notizia di reato per abuso edilizio. La struttura sospesa non rispettava le norme igienico sanitarie della cucina, l’altra non aveva presentato la dichiarazione di utilizzo di una parte dell’immobile a scopo di somministrazione di alimenti e bevande.

A presentare gli esiti della campagna pilota a livello regionali di controlli mirati nelle strutture agrituristiche il comandante regionale del corpo forestale Maurizio Folliero e il responsabile di igiene e sicurezza alimentare della Asl 2, Ambrogio Pagani. Che hanno fatto il quadro di quanto riscontrato: nel 100 per cento delle strutture visitate non veniva rispettata la legge regionale 30/2003, quella che richiede che, a fronte di notevoli risparmi dal punto di vista fiscale (4% di Iva sui prodotti alimentari) in agriturismo si possano servire solo alimenti e bevande a completa filiera toscana.
“Per i controlli – ricorda Folliero – ci siamo affidati al database della Provincia di Lucca che censisce circa 180 agriturismi, poi abbiamo mirato i controlli sulle strutture più grandi, mai sotto i 40 coperti. Nell’ambito dei controlli, poi, sono state effettuate verifiche non solo al rispetto della legge regionale sulla filiera ma controlli alle cucine e sulle eventuali difformità edilizie. Nel primo caso abbiamo trovato una disapplicazione delle norme pari al 100 per cento. Venivano serviti in gran parte alimenti non di origine toscana. Tutto questo senza nessun danno per la salute dei clienti o elementi di frode alimentare, ma in violazione di una precisa norma che prevede obblighi a fronte di importanti esenzioni per chi gestisce questo tipo di strutture”.
Per tutte è scattata la diffida prevista dalla legge e un invito a mettersi in regola. “E’ successo così per tutti – spiega Folliero – tranne in un caso in cui è scattata la sanzione di 333 euro in quanto esisteva la prova certa dell’effettivo utilizzo di prodotto non toscano nella somministrazione ai clienti”.
L’effetto dei controlli, però, è stato che nei menu dell’agriturismo l’offerta è notevolmente diminuita, sia dal punto di vista del cibo sia delle bevande. Ambrogio Pagani spiega perché: “La legge – dice – prevede eccezioni solo per i prodotti di ospitalità come caffè, tè e cacao o simili. Per il resto, con l’obiettivo di creare una vera e propria filiera di produzione toscana, non ci sono eccezioni. Non si possono servire bevande gassate di note marche, non si può servire l’ananas come frutta perché non prodotta in Toscana e così via. Anche la pasta deve essere di completa produzione toscana, dal grano alla trafilatura. E infatti, quando abbiamo fatto i controlli, molti sono caduti dalle nuvole ritenendo quasi impossibile trovare prodotti di questo genere. Ma d’altronde la ratio della norma è chiara: chi sceglie un agriturismo per mangiare deve poterci trovare dei prodotti diversi rispetto alla normale ristorazione, che siano legati al territorio, specie dopo che è stata ampliata la possibilità di effettuare somministrazione nelle aziende agricole del territorio toscano”.
Le maggiori difficoltà dagli esercenti è, appunto, nel trovare pasta totalmente di filiera toscana, riso e olio di semi di girasole. Curiosamente, invece, la maggior parte delle violazioni riguardano proprio due prodotti tipici toscani, l’olio e il vino. “Spesso – spiega Folliero – si è trattato in questi casi di irregolarità in buona fede: nel senso che il gestore comprava il prodotto dalla cantina o dal frantoio ritenendolo interamente toscano mentre spesso era miscelato con olio o vino pugliese”. E questo si è potuto riscontrare perché i controlli, in caso di prodotti “dubbi”, ha risalito l’intera filiera fino al produttore. “Per mettersi in sicurezza – dice Pagani – il gestore dovrebbe siglare degli accordi con il produttore, in cui si garantisce che il prodotto è interamente toscano, che può essere poi esibito in casi di controlli. Ma accordi veri, non come quegli abbozzi che abbiamo trovato ma che non erano in alcun modo vincolanti per il venditore”.
Da chiarire, comunque, che in nessun caso c’è stata frode, in quando nei menu non era indicata la provenienza toscana dei prodotti: “Si è comunque riscontrata – commenta Folliero – nella totalità dei controlli una violazione di norme superiore rispetto ad altri soggetti che sono più comunemente sottoposti a verifiche. Con tutta probabilità, dunque, questo progetto pilota sarà riproposto in tutta la Toscana e certamente proseguirà in Lucchesia”.
Gli agriturismi, insomma, sono avvisati. Ed anche i produttori di filiera toscana, che adesso hanno un motivo in più per allargare il loro mercato. A meno che nel frattempo, vista la disapplicazione quasi totale della norma, non intervenga una deroga… alla toscana.

Enrico Pace

 

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