Spari all’operaio nell’oliveto, si costituisce il cacciatore

Ha un nome e un volto il cacciatore fuggito dai boschi di Vitiana dopo aver sparato un colpo di fucile alla gola dell’operaio 49enne Gianfranco Barsi, riducendolo in fin di vita, ed averne esplosi altri due contro il figlio Riccardo, studente di 19 anni, riuscito fortunatamente a fuggire agli spari e a dare l’allarme (Articolo e foto). E’ un uomo di 58 anni di Ghivizzano, Marco Zappelli: dopo poco più di 24 ore dagli spari nell’oliveto di proprietà dei Barsi ad un chilometro e mezzo da Vitiana, si è presentato volontariamente oggi pomeriggio (8 novembre) alla caserma dei carabinieri di Coreglia per costituirsi, fornendo la sua versione dei fatti agli investigatori, condotti dal comandante della compagnia di Castelnuovo Garfagnana, Paolo Volonté.

Un racconto che gli inquirenti hanno voluto verificare, prima di procedere con il fermo, su disposizione del sostituto procuratore Antonio Mariotti, titolare delle indagini con l’accusa di tentato omicidio. Per questo, il cacciatore è stato interrogato a lungo in caserma dai carabinieri e poi è stato trasferito al comando provinciale di Cortile degli Svizzeri, a Lucca, dove è stato sottoposto alle domande del pm, prima che per lui si aprissero le porte del carcere San Giorgio.
Poco dopo le 15 di oggi Zappelli ha suonato al citofono della caserma di Coreglia: “Sono l’uomo che ha sparato al contadino a Vitiana”. I carabinieri lo hanno prelevato immediatamente, informando il comandante che si è precipitato a Coreglia, informando il magistrato di turno.
Le indagini avevano immediatamente preso una svolta, concentrandosi su frequentatori abituali dei boschi di Vitiana. Chi conosce questi posti, come i militari di Coreglia, sa che era molto difficile trovare quell’oliveto dove si sono consumati minuti di vero terrore. Il cerchio si era poi ulteriormente stretto attorno al sospettato, dopo che gli inquirenti avevano ascoltato numerosi cacciatori della zona. L’identikit fornito poi dal ragazzo scampato agli spari aveva già messo i militari sulla strada giusta: si cercava, in lungo e in largo, infatti, un uomo di mezza età, di poco più di 50 anni e con i capelli bianchi (Leggi). Dopo un primo colloquio con gli inquirenti, il 58enne è stato interrogato e torchiato a lungo, mentre si sono cercati riscontri al suo racconto.
La dinamica di come si sono svolti i fatti in quell’oliveto di Vitiana appaiono ormai sufficientemente chiari ai carabinieri: il cacciatore ha avuto una reazione inattesa quanto violenta di fronte alle rimostranze di Barsi che lo ha invitato ad allontanarsi, facendogli notare che si trovava in una proprietà privata e che loro stavano raccogliendo le olive. L’uomo si sarebbe voltato all’improvviso, aprendo il fuoco. Il primo colpo è stato rivolto proprio all’operaio delle industrie cartarie Tronchetti di Piano di Coreglia: Barsi è stato raggiunto alla gola ed è piombato a terra. Altri due colpi invece il cacciatore gli ha sparati contro il figlio dell’uomo: Riccardo, però, è riuscito a schivarli, fuggendo tra gli olivi fino in paese dove ha fatto poi scattare l’allarme mentre l’aggressore lasciava l’oliveto con Barsi agonizzante a terra.
“Una notizia che ci fa tirare un sospiro di sollievo – commenta il sindaco di Coreglia, Valerio Amadei -: quello che è accaduto ieri a Vitiana ha scosso l’intera comunità e fin da subito mi sono auguro che il cacciatore si consegnasse quanto prima alla giustizia”. Intanto, mentre l’indagine dei carabinieri sembra essere giunta ormai ad una svolta, sono ore di ansia per la famiglia di Gianfranco Barsi. L’intervento a cui è stato sottoposto nel pomeriggio di ieri all’ospedale Cisanello di Pisa è completamente riuscito, ma le sue condizioni restano critiche. Dovrà essere sottoposto ad una nuova operazione, ma soltanto quando mostrerà segni di miglioramento. Con lui c’è tutta la famiglia. Il sindaco di Coreglia è in stretto contatto con la moglie di Barsi, Nadia. “Sono ore decisive per l’evolversi del quadro clinico di Gianfranco – commenta il primo cittadino -: vogliamo ancora una volta manifestare tutta quanta la nostra vicinanza alla sua famiglia”. In giornata non ci sono state evoluzioni del quadro clinico: Barsi risulta stabile ma ancora molto grave. La sua vita resta appesa ad un filo, mentre le indagini dei carabinieri sembrano ormai giunte alla svolta attesa da tutti da queste parti.

Roberto Salotti

 

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