Accoltellato in città, corteo per chiedere giustizia foto

Due striscioni scritti con lo spray rosso, alcuni cartelli e un fiocco rosso in segno di solidarietà intorno al braccio di tutti i partecipanti. Si è mossa così, stamattina, la manifestazione per chiedere giustizia e maggiore sicurezza dopo l’episodio che sabato scorso (27 febbraio) ha visto l’accoltellamento di un giovane 17enne da parte di un coetaneo davanti alla sede dei Lucchesi nel mondo al castello di Porta San Pietro.

Si sono ritrovati alla stazione studenti, parenti (c’erano il nonno, il padre, il fratello e la zia del ragazzo ferito), colleghi di lavoro del padre e alcuni genitori dei ragazzi per iniziare una marcia silenziosa che, dopo un passaggio davanti alla questura, si è conclusa proprio nel luogo del ferimento. Con un solo obiettivo, quello di chiedere giustizia per quanto accaduto, proprio mentre il giovane studente è ancora tenuto in coma farmacologico all’ospedale San Luca, anche se le sue condizioni migliorano di giorno in giorno.

Le foto della manifestazione

Il tam tam era partito nei giorni scorsi, soprattutto fra gli amici e i parenti, poi si è esteso fino a comprendere anche persone che, pur non conoscendo il giovane accoltellato, hanno vissuto come una sconfitta della giustizia e della sicurezza in città quanto accaduto e i provvedimenti presi a seguito dei fatti. In particolare il foglio di via dal centro di Lucca viene ritenuto da molti un provvedimento troppo blando per chi ha messo a rischio la vita di un ragazzo.
E’ il padre a dirlo a chiare lettere a margine della manifestazione: “Noi chiediamo giustizia – dice – perché non è possibile che il ragazzo che ha ferito mio figlio, tuttora in ospedale con gravi ferite sia libero e con il solo provvedimento del foglio di via. Che messaggio diamo anche ai nostri figli? Che chi è minorenne è libero di fare anche queste cose tanto la passa liscia? Con questa manifestazione vogliamo sottolineare proprio questa ingiustizia, non solo per il fatto in sé ma anche per il segnale che dà ai giovani”. Con lui ci sono dei colleghi di lavoro, che non esitano a stigmatizzare la partecipazione alla manifestazione: “Se fosse stato ferito un ragazzo italiano, probabilmente – dice uno di loro – in piazza ci sarebbe tutta la città”.
E invece la partecipazione, pur significativa vista la mattinata infrasettimanale e per un giorno di scuola, non è comunque quella delle grandi occasioni. La vicenda viene sentita in particolare dagli immigrati di seconda generazione, che partecipano in gran numero al corteo. Alcuni di loro sfilano dietro uno striscione in cui si intrecciano la bandiera italiana con quella marocchina. La zia del ragazzo ferito gravemente, invece, ha portato un rotolo di nastro rosso da attaccare al braccio in segno di solidarietà: “Il nastro – spiega – è un segno di solidarietà. E poi mio nipote è un grande tifoso del Milan e per questo abbiamo scritto tutto con i colori rosso e nero”. Con lei c’è anche il nonno del giovane, a dimostrazione che questa famiglia ha insediato nella nostra zona già la terza generazione. E che ha davvero poco senso parlare di stranieri o immigrati, specialmente quando si parla di episodi di questo genere e quando a chiedere giustizia è chi di queste situazioni è stata la vittima.
A organizzare la manifestazione è stata proprio la zia del ragazzo. Porta il permesso in mano, parla con i responsabili della questura e rassicura sullo svolgimento del corteo, che ruoterà tutto nei pochi metri che dividono la stazione dalla Questura e da porta San Pietro, dove tutto è avvenuto: “Siamo per la pace – dice – la nostra sarà una manifestazione all’insegna del silenzio e nient’altro. Quello che chiediamo è soltanto giustizia”.
Al corteo ha partecipato anche Michele Sarti Magi, attivista del Movimento Cinque Stelle e rappresentante del Comitato Scolastico Lucchese: “Io non conosco il ragazzo – dice – ma mi sembra necessario essere presente a questa manifestazione. C’è bisogno di sicurezza e di maggiori controlli, a porta San Pietro come in altre zone della città. Non bastano le telecamere, ci vuole la presenza fisica delle forze dell’ordine come deterrente a situazioni come queste che potevano avere esiti anche più gravi. Così non va”.
E non è escluso che altre manifestazioni del genere possano ripetersi anche nelle prossime settimane con il coinvolgimento degli studenti.
Intanto, dopo la manifestazione, la mente di tutti va a quel letto di ospedale dove il giovane accoltellato è ancora in gravi condizioni anche se in miglioramento. Con la speranza che possa tornare al più presto fra i banchi di scuola e a divertirsi con i suoi coetanei. Dimenticando quel sabato sera di follia a due passi da Porta San Pietro.

Enrico Pace

 

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