Assistenza domiciliare, il caso al Consiglio di Stato

Prosegue la guerra delle carte bollate sul servizio di assistenza domiciliare diretta. Il Comune di Lucca, infatti, ricorre al Consiglio di Stato per impugnare la recente sentenza con la quale il Tar ha ribaltato l’esito del bando che aveva assegnato l’appalto al Consorzio Costa Toscana, rilevando in sostanza che era necessario escluderlo dalla gara, dopo aver rilevato contraddittorietà nella presentazione dell’offerta e “l’insufficienza dei riscontri e delle valutazioni compiute in proposito dalla stazione appaltante”, ovvero del Comune, scrivono i giudici nel dispositivo della sentenza (Leggi).

Ma l’effetto della sentenza è dirompente perché annulla anche la convenzione stabilita con il primo aggiudicatario, disponendo che ne venga sottoscritta una nuova in itinere con il Consorzio Zenit che ha proposto e vinto il ricorso al Tar.
Il Comune, dunque, decide di impugnare questa sentenza sulla base dell’esame condotto dal Rup della gara, nonché presidente della commissione giudicatrice, e sulla scorta del legale dell’amministrazione. Secondo, quanto sostenuto dai tecnici di Palazzo Orsetti, infatti, sussiste “oggettivamente l’interesse ad una riforma della sentenza, tenuto conto – si legge nella delibera di giunta che autorizza il ricorso – che l’offerta tecnica del Consorzio Costa Toscana contiene servizi quantitativamente maggiori rispetto a quella dell’aggiudicatario indicato dal Tar e che tale elemento non ha comunque modificato il dato dell’offerta economica presentata dal concorrente”.
Quindi si torna in aula, stavolta al Consiglio di Stato: il comune sarà rappresentato dall’avvocato Denis De Sanctis del Foro di Firenze.
Per il Tar dovrebbe invece esserci un cambio in itinere: al servizio già assegnato dal Comune deve, per i giudici di primo grado subentrare il Consorzio Zenit. Un passaggio molto delicato e che secondo i giudici si sarebbe potuto evitare escludendo l’offerta dell’aggiudicataria: per il Tar infatti ce n’erano tutti gli estremi. La gara da un milione e 509mila e 300 euro (importo a base d’asta) per un periodo di 36 mesi, con possibilità di rinnovo di altri due anni, era stata indetta il 27 maggio scorso da Palazzo Orsetti e si sarebbe dovuta assegnare con il metodo dell’offerta economica. Arrivato il momento dell’apertura delle buste dei tre soggetti che avevano partecipato alla gara, la commissione aveva assegnato il massimo del punteggio al Consorzio Costa Toscana. Fino all’aggiudicazione definitiva e alla stipula del contratto nel marzo scorso.
Ebbene, il consorzio escluso è subito passato subito al contrattacco presentando un dettagliato ricorso in cui chiedeva l’annullamento della selezione, dell’aggiudicazione e quindi del contratto stipulato con l’aggiudicataria. Esaminate le contestazioni i giudici hanno in particolare rilevato discrepanze fra l’offerta tecnica e quella economia del Consorzio Costa Toscana. In particolare, come ricostruiscono i giudici del Tar, nell’offerta tecnica, era stato indicato un monte orario aggiuntivo di mille ore, rispetto a quello minimo richiesto di 23.400 ore. Tuttavia, nella scheda di dettaglio dell’offerta economica, alla voce “giustificazioni di prezzo”, con cui era specificata la composizione del prezzo in relazione al costo totale del personale, compariva il monte ore annuo di 23.400, anziché quello corrispondente all’offerta tecnica di mille ore più consistente. Nonostante questo però, “alla concorrente venivano ugualmente assegnati i 7 punti aggiuntivi e solo successivamente venivano richiesti chiarimenti in merito alla sostenibilità economica dell’offerta”.

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