Ucciso in incidente al porto, diventa padre dopo morte

di Roberto Salotti
In mezzo a tanto dolore e al “calvario” che deve ancora venire da un processo che porterà a rivivere come se fosse ieri la perdita del marito, Paola De Carli, 40 anni, nata e cresciuta a Fornaci di Barga ma oggi vive in provincia di Forlì-Cesena, vede “un barlume di speranza” ogni volta che guarda la figlia di appena 9 anni. I giudici hanno infatti accolto la richiesta di adozione della piccola, che era in affido dal 2007 a lei e al marito Marco De Candussio, il sottufficiale della Marina militare morto il 7 maggio 2013 insieme ad altre 8 persone nel crollo della torre piloti al porto di Genova.

Ieri all’udienza del processo per quelle morti che vede imputati il comandante e l’armatore della Jolly Nero, il cargo che andò a schiantarsi contro la torre, e alcuni ufficiali di bordo, la famiglia ha deciso che era giunto il momento di “rompere il silenzio” e parlare, come a voler dimostrare che la battaglia non è più soltanto per il parente ucciso, ma per una bambina che ha la vita davanti.
Un caso di adozione “post mortem” come è stato definito che è un caso unico in Italia: il tribunale dei minori di Genova ha detto sì, applicando una legge del 1983, osservando come la piccola, affidata a Paola e Marco quando aveva soltanto 8 mesi, si è inserita a pieno titolo nel contesto familiare. E’ stata una lunga trafila per Paola, assistita dall’avvocato Andrea Divano, ma nel luglio del 2014 è arrivata l’adozione in via definitiva, ad un anno esatto dalla tragica morte di De Candussio, anche lui originario di Fornaci di Barga, paese dove era iniziata la sua storia d’amore con Paola. “In tutto questo calvario – commenta la donna – l’adozione è un segnale di speranza ed è la bambina a farmi forza e a ricordarmi ogni giorno che devo andare avanti anche per lei”.
Però fino a ieri è stata presa la scelta di tenere riservata questa bella notizia. La famiglia l’ha già festeggiata da tempo. A Fornaci di Barga, dove vivono i parenti di Paola: il fratello Maurizio e la mamma Rita. “Se ci penso ancora non ci credo – spiega la nonna adottiva -: ma era la cosa più naturale che potesse essere decisa dal tribunale, perché la bimba è stata cresciuta da tutti noi e quello di adottarla era il sogno di Marco. E finalmente si è realizzato. E’ come un segno che una giustizia è possibile, anche oltre e al di là delle tragedie”.
Erano le 23 del 7 maggio 2013 quando la nave cargo Jolly Nero si avvicinò al porto di Genova. Forse un guasto improvviso rese ingovernabile la nave container che si schiantò contro la torre piloti al molo Giano. Parte della struttura finì in mare nel tremendo impatto: tre vittime saranno ritrovate poco dopo sul fondale all’interno dell’ascensore precipitato dall’alto. In quel momento c’era il cambio del turno e i tre vennero sorpresi dall’impatto mentre salivano alla torre di controllo, dove si trovava De Candussio, il cui corpo senza vita venne ritrovato all’alba.

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