Presa la banda delle rapine e degli assalti ai bancomat foto

Ciascuno aveva il suo ruolo. C’era chi individuava gli obiettivi da colpire e faceva il sopralluogo, scattando foto e appuntando su brogliacci la tecnica giusta per svaligiare abitazioni o aziende di Lucca e della Piana. Era il canovaccio di una banda di ladri e rapinatori, recitato all’impronta con il colpo di teatro arrivato la sera del 12 gennaio scorso, quando il commando di sei rapinatori entra alla Aldo Gioielli di Nave e pesta a sangue il titolare Aldebrando Del Pecchia, legato in laboratorio e colpito alla testa con il calcio di una pistola.

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Tre erano finiti in manette a qualche ora dalla rapina choc (Leggi): ma erano soltanto alcuni degli esponenti di spicco di una gang ben organizzata e che gravitava attorno al campo rom di Maggiano, dove tra la notte e l’alba di stamani (20 luglio) i carabinieri del nucleo investigativo del reparto operativo e del nucleo operativo e radiomobile hanno fatto scattare il blitz, eseguendo tre delle sei ordinanze di custodia cautelare in carcere e altre due ai domiciliari per la banda a cui ora viene contestata l’associazione a delinquere finalizzata ai furti, alle rapine e alla ricettazione.
Tre di essi altri non sono che i banditi già finiti in manette dopo la rapina alla gioielleria di Nave. Si tratta di Clei Satori, 37 anni, residente al campo rom di Maggiano, e Domenico Tarantino, 27 anni, anche lui di Maggiano, entrambi di etnia sinti. Insieme a loro è stato colpito dal provvedimento richiesto dal sostituto procuratore Aldo Ingangi e firmato dal gip Silvia Mugnaini anche il 18enne Ismaele Lebbiati, già finito in manette per aver rapinato una donna nell’auto lungo la via per Cerasomma il 20 aprile scorso (Leggi). Agli arresti domiciliari, invece, sono finiti Samuele Ammoscato, ventiquattrenne di San Macario di Lucca e Sergio Ersemberger, quarantaduenne di Lucca, il cui ruolo al momento appare più defilato ma a cui vengono contestati gli stessi reati degli altri. Altre due persone sono state invece colpite dall’obbligo di presentazione alla pg: si tratta di un ventiduenne di Capannori e di una cinquantenne di Montecatini Terme, che di professione fa il compro oro. Secondo quanto ipotizzato dai carabinieri, la donna si sarebbe occupata di ricevere la refurtiva della gioielleria di Nave e di altri preziosi rubati nelle decine di furti che gli investigatori contestano alla gang.
FOTO – Gli arrestati

Ma all’appello mancano ancora gli altri tre banditi che hanno eseguito materialmente la rapina alla Aldo Gioielli. I carabinieri li hanno identificati e individuati ma durante il blitz e le 19 perquisizioni eseguite stamani anche con l’ausilio dell’unità cinofila di Firenze non sono stati rintracciati. Nei loro confronti sono state spiccate altrettante ordinanze di custodia cautelare e sembra che ormai abbiano le ore contate.
Con il loro arresto si chiude finalmente un cerchio su una indagine ad ampio raggio che non a caso è stata denominata Non-Stop. I componenti della gang, infatti, secondo i carabinieri, hanno continuato a cambiarsi di ruolo e a mettere a segno furti e assalti al bancomat sradicati con i carroattrezzi rubati in carrozzerie della Piana di Lucca.
Le perquisizioni. La banda, secondo l’accusa, aveva il suo centro di gravità nell’Oltreserchio, e in particolare nella zona di Maggiano e del campo rom. I militari, tuttavia, hanno svolto perquisizioni anche fuori provincia: al campo rom di Grosseto e a quello di Montignoso, in una abitazione a Massa e a Sarzana, oltre che nella casa della donna di Montecatini che avrebbe piazzato l’oro rubato dalla banda.
Le indagini. In tutto i militari contestano alla gang alcune decine di furti, la maggior parte dei quali messi a segno a Lucca e nella Piana. Ma secondo gli investigatori, la banda è artefice anche di almeno tre assalti ai bancomat, dal novembre all’aprile scorso: sono loro, secondo l’accusa, i malviventi che hanno sradicato il forziere della Poste di Quiesa e poi hanno colpito con le stesse modalità anche ai bancomat delle Poste e del Monte dei Paschi di Siena di Monsagrati. Ma la complessa indagine coordinata dalla procura della Repubblica di Lucca ha permesso anche di inchiodare alcuni componenti della banda a furti messi a segno sia sulle auto che nelle abitazioni.
L’escalation è cominciata proprio così nell’autunno scorso. La banda ha iniziato prima a colpire nelle auto delle mamme che portavano i bambini a scuole, soprattutto nella zona di Capannori. Approfittando della loro distrazione e delle borse lasciate incustodite sui sedili, i ladri entravano in azione veloci come cavallette rubando soldi e carte di credito, che in qualche caso venivano subito utilizzate. Dopo un colpo uno di questi bancomat era stato utilizzato al Mercatone Uno di Sant’Anna, dove la commessa si era accorta di qualcosa di strano, segnalandolo ai carabinieri e permettendo così di collegare la banda anche a questo genere di furti. Poi i malviventi erano passati ai furti di carroattrezzi che poi venivano utilizzati per gli assalti ai bancomat delle banche. Non sazi avevano iniziato a visitare abitazioni e ditte, fino alla rapina. Clamorosi furono i furti in una autocarrozzeria in via del Brennero e in una azienda di Marlia, da dove la banda portò via la Dacia Sandero utilizzata poi per colpire altri obiettivi e soprattutto la Aldo Gioielli, con il trucco del lampeggiante. Un particolare che aveva fornito agli inquirenti la pista giusta: la gang dei falsi poliziotti. Alcuni testimoni subito dopo la rapina a Nave aveva notato quell’auto con quel lampeggiante che era apparso molto strano. Seguendo questi indizi i carabinieri erano risaliti a tre partecipanti alla rapina violenta che vennero infatti arrestati a qualche ora dal colpo.
Armi e droga. E la pistola Glock, un’arma giocattolo ma priva del tappo rosso, sequestrata stamani al campo rom di Maggiano insieme ad una carabina e a tre ricetrasmittenti potrebbe essere quella utilizzata per intimorire e poi colpire Aldebrando Del Pecchia nella sua gioielleria. E’ quello che adesso mirano ad appurare le indagini dei carabinieri che vanno avanti non soltanto per individuare gli altri tre ancora ricercati ma per chiarire ruoli dei componenti della banda ed individuare eventuali altri complici.
Intanto, nuovi guai raggiungono già Samuele Ammoscato: nell’abitazione dove è stato trovato i carabinieri hanno scovato anche dieci piantine di marijuana. Un altro degli arrestati poi è accusato di essere l’autore di un furto compiuto nello spogliatoio del campo sportivo di San Concordio, dove lui stesso si stava allenando. Fingendo un problema ad una gamba, secondo quanto ricostruito dai militari, era entrato in azione rubando dall’armadietto di un giocatore i soldi dello stipendio appena riscosso e le chiavi della sua auto, con cui poi si era allontanato.

Roberto Salotti

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