L’anziana rapinata: mi diceva che mi avrebbe ucciso

di Roberto Salotti
“Continuava a stringermi il collo e ripeteva che m’avrebbe ucciso se non gli avessi rivelato dove tenevo i soldi e i gioielli”. Giovanna D’Arrigo, 82 anni, è ancora sotto choc: un rapinatore travestito da fantasma l’ha terrorizzata (Leggi). Ma quello che indossava il malvivente non era un camuffamento da Halloween, come sulle prime è quasi sembrato alla pensionata, e, come è stato subito chiaro, non si trattava di uno scherzo, seppur di cattivo gusto. Le ha suonato il campanello di casa poco dopo le 21, in via di Pastina a Balbano. Insisteva, così Giovanna è corsa alla porta di casa. “Chi è a quest’ora?” ha detto. “Sono Marco, tuo nipote”, le è sembrato di sentire.
A quel punto non ha fatto in tempo nemmeno a dare due giri di chiave per aprire il portone che ha visto spuntare la mano del rapinatore tra le ante e afferrarla subito al collo: “Mi ha girata su me stessa – racconta D’Arrigo dopo aver fatto la denuncia in questura – e mi ha costretta a salire le scale: portami in camera e dammi tutti i soldi, perché altrimenti io ti ammazzo. Ti ammazzo subito”.

L’articolo – In balìa del bandito: “I soldi o ti ammazzo”
Il bandito Giovanna non lo ha visto mai in faccia: calato sul volto e a coprire anche mezzo busto aveva un telo nero con dei lembi colorati agli estremi. Forse un lenzuolo, forse uno straccio: spuntavano soltanto quegli occhi dalle fessure ricavate dalla stoffa e la bocca che ha pronunciato parole tremende e che le hanno fatto temere il peggio.
“In tutto il tempo che mi ha minacciata – racconta la pensionata – non mi ha mai tolto la mano dal collo e continuava a dirmi che mi avrebbe ammazzata”. La signora è stata colta di sorpresa, poco dopo la visita del figlio Mario Battistoni, noto medico che lavora all’ospedale San Luca: “Era venuto a visitarmi la ferita ad una gamba – racconta – e poco dopo che si è allontanato sento suonare alla porta”. Era il rapinatore, ma inizialmente Giovanna pensa che il figlio, diretto alle lezioni di musica, perché è un appassionato e membro della banda paesana, si fosse dimenticato qualcosa. Ma con prudenza l’anziana prima di aprire chiede chi fosse. “Ho capito che era mio nipote Marco e allora mi sono fidata e ho aperto – racconta -: c’era ancora luce fuori, non avrei mai pensato di trovarmi di fronte quell’energumeno”.
Una volta aperto è iniziato l’incubo, durato quasi mezzora tra le 21 e le 21,30 di sera. Giovanna è stata costretta a salire le scale fino al primo piano di casa. Una volta in camera il malvivente incappucciato l’ha costretta a sdraiarsi sul letto, a pancia in giù, e con il volto piegato sul cuscino in modo che non lo potesse osservare: “Sentivo che apriva armadi e cassetti – racconta la donna – ma quando ho fatto per voltarmi verso di lui si è avvicinato e mi ha colpito due volte alla testa, costringendomi a stare su”. Poi l’ha fatta rialzare: “Dimmi dove sono i soldi”, ha chiesto di nuovo. Giovanna ha provato a spiegare che in casa non c’era più nulla di valore. Tutto l’oro era stato portato dal figlio, e rubato da qualche altro malvivente nel corso di un furto: “Non ho più nulla”, ha detto la pensionata disperata. Allora il malvivente le ha fatto di nuovo discendere le scale e l’ha trascinata in cucina. E’ stato qui che le ha preso la borsa, lasciata su una poltrona e gliela ha rovesciata in grembo in cerca del borsino dove c’erano i soldi. “Avevo 100 euro ma il ladro se ne è presi solo 40 perché una mano l’aveva occupata a tenermi per la gola – racconta D’Arrigo -: ha provato anche a prendermi l’orologio che avevo al polso, ma quando si è accorto che non era d’oro e non aveva alcun valore me lo ha lasciato”.
Ma l’incubo per l’82enne non era ancora finito. Il malvivente insisteva: “Muoio, gli ho detto – racconta la donna -: continuava a stringere e stavo perdendo i sensi. A quel punto forse si è spaventato e mi ha lasciata stare fuggendo”.
Solo allora, una volta fuori, il bandito si è tolto il camuffamento e un vicino lo ha visto correre via per la stradina sterrata che dà accesso alla casa a torso nudo. Giovanna, stordita e sotto choc, riesce a prendere il cellulare, cerca il numero del figlio ma ha la mente offuscata. Alla fine compone il numero della nipote Michela, attorno alle 21,30. “Pensavo ad uno scherzo e inizialmente non l’ho nemmeno riconosciuta – racconta la nipote -: poi quando mi ha detto che era stata presa al collo da un ladro, ho pensato a lei e mi sono precipitata a casa”. Nel frattempo Giovanna riesce anche a chiamare il figlio Mario che accorre e avverte subito la polizia. “E’ stato terribile per me – commenta Giovanna – e se ci ripenso ho ancora paura”.

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