Donne aggredite in auto, denunciato un 37enne

Restano senza un movente le aggressioni a due donne, colpite con pugni e schiaffi mentre attendevano ferme nell’auto a finestrino abbassato. Ha, però, un nome e un volto il loro aggressore, individuato dalla polizia al termine di un’indagine vecchia maniera. A mettere sulla buona strada gli investigatori della squadra mobile di Silvia Cascino e delle volanti, dirette da Fabio Scalisi, un giovane straniero che aveva assistito alla prima aggressione avvenuta a San Concordio la mattina dell’11 aprile scorso e che si è fatto vivo con la questura. La descrizione combacia con quella fornita dalla prima vittima ma anche dall’ultima donna presa di mira invece lunedì scorso (16 aprile) nel quartiere di Sant’Anna (Leggi).

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Le immagini delle telecamere di videosorveglianza acquisite nella serata di ieri dagli investigatori hanno fornito infine un’ulteriore conferma. Per la polizia il picchiatore senza motivo delle due donne è un nigeriano di 37 anni, abitante a Prato. E’ arrivato a Lucca, in entrambi i casi, con un autobus. Poi ha messo in pratica il suo inspiegabile disegno, individuando le vittime, a quanto pare, a caso. Non ci sono elementi, spiegato gli investigatori, per pensare ad obiettivi mirati né tanto meno a moventi di matrice ideologica o politica. Anzi, il 37enne è perfino incensurato: ha negato di essere lui lo schiaffeggiatore senza movente.
La polizia non la pensa così: anzi ha alcuni riscontri che lo incastrerebbero senza ombra di dubbio alle sue responsabilità. Per il momento è stato denunciato per lesioni aggravate e colpito dal foglio di via obbligatorio da Lucca. Se lo violerà, “saranno adottati i provvedimenti più pesanti introdotti dalle nuove norme”, ha avvisato il questore Vito Montaruli.
All’inizio gli investigatori della mobile e della squadra volanti, con cui hanno collaborato gli agenti della polizia scientifica e quelli dell’ufficio immigrazione della questura, avevano pensato che potesse trattarsi di un soggetto psichiatrico, quindi probabilmente noto al reparto del San Luca, ai servizi sociali o forse ai centri di accoglienza per stranieri. Niente di tutto ciò. Man mano che passavano le ore ai poliziotti è sembrato chiaro, invece, che potesse trattarsi di uno straniero non abitante a Lucca.
La conferma schiacciante, dopo aver esaminato le denunce, mostrando alle vittime dei raid varie foto segnaletiche, è arrivata per gli inquirenti nella giornata di ieri. Nell’ambito di un servizio della polizia scientifica alla stazione di Lucca, il sospettato è stato individuato. Fermato e identificato, è stato riconosciuto non soltanto dalle due vittime ma anche dal testimone oculare di una delle due aggressioni, lo straniero che aveva fornito la pista giusta agli agenti.
Un consulto medico ha escluso disturbi psichici nel 37enne, che ha giustificato la sua presenza in città con visite ad una sorella che tuttavia non è stata rintracciata. Eppure, resta un vero mistero il motivo di queste due aggressioni di cui – e la polizia li ha cercati con la collaborazione di varie questure – non risultano precedenti in Toscana. Tantomeno a Prato, dove risiede il nigeriano in possesso di regolare permesso di soggiorno.
Il modus operandi fa tuttavia pensare agli inquirenti ad un ‘seriale’: entrambe le aggressioni infatti si erano consumate di mattina, attorno alle 11. Il primo caso, che venne denunciato pubblicamente da Casapound, risale alla mattina dell’11 aprile ed era avvenuto nei pressi di una banca, a San Concordio. Una donna di 50 anni era stata assalita dal picchiatore mentre si trovava in sosta all’interno dell’auto e con il finestrino abbassato. “Guarda che chiamo la polizia”, aveva gridato la donna dopo i primi colpi: “Chiamala pure”, aveva detto l’aguzzino prima di allontanarsi lasciandola con uno zigomo rotto. Nove i giorni di prognosi nel referto rilasciato dal pronto soccorso dell’ospedale San Luca dove la donna si era in seguito presentata prima di formalizzare la denuncia in questura.
Stesso copione circa una settimana dopo a S. Anna dove era stata aggredita una donna di 39 anni. Lei aveva riportato 5 giorni di prognosi perché dopo essere stata schiaffeggiata aveva avuto la prontezza di alzare il finestrino.
Da quel momento era partita la caccia a quello che era sembrato un maniaco, in grado di agire con quella violenza e, preoccupantemente, senza alcun motivo. Le ricerche in questa direzione si sono ben presto rivelate infruttuoso e per gli agenti era come cercare un ago in un pagliaio. Il racconto del testimone oculare e il supporto finale delle immagini di videosorveglianza fornite da un privato hanno portato gli inquirenti sulla strada giusta, fino alla denuncia del malvivente. “E’ indispensabile – ha voluto ricordare il questore – che le segnalazioni di episodi del genere avvengano nell’immediatezza chiamando il 113. Una denuncia presentata anche dopo poche ore può non essere sufficiente a dare una spinta alle indagini”. Che in questo caso, comunque, si sono concluse con la soluzione. Anche se il ‘giallo’ resta svelato a metà.
“Mi congratulo con il questore di Lucca – ha detto il sindaco Alessandro Tambellini – per l’ottimo lavoro compiuto dalla squadra mobile e dalle altre divisioni della polizia di stato che in tempo brevissimo sono riuscite a identificare in un cittadino nigeriano residente a Prato l’autore delle aggressioni avvenute ai danni di due donne nei quartieri di Sant’Anna e San Concordio. Ho seguito l’evoluzione di queste vicende che anche in me, come sindaco della città e come cittadino di Lucca, hanno generato apprensione e sconforto.  La sicurezza è infatti il bene più prezioso di una comunità e la repressione dei reati è efficace solo se la collettività è coesa, si denunciano tempestivamente i crimini e si sente il dovere di riferire alle forze dell’ordine tutte le testimonianze utili, come ha fatto in questo caso il cittadino extracomunitario che aveva assistito a una delle aggressioni ed è stato determinante per l’identificazione dell’assalitore. Questa vicenda credo che sia emblematica di come si possa essere persone che delinquono o che collaborano con la giustizia a prescindere dal colore della pelle e dalla nazionalità”.

Roberto Salotti

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