Prete pedofilo, incredulità e choc a Bagni di Lucca

“Don Paolo, perché non viene a fare due chiacchiere da noi?”. “Non posso, vede: sono agli arresti domiciliari”. Una conversazione a distanza con la vicina di casa, che sembra quasi surreale. Il parroco 70enne arrestato lunedì scorso (23 luglio) a Calenzano per abusi sessuali su una bambina di appena 10 anni, seguita dai servizi sociali, dopo essere stato sorpreso nudo nell’auto fermata nel parcheggio di un supermercato in compagnia della piccola, è affacciato alla finestra. E fa segno di no alla donna. Da pochi giorni è nella casa di un paese montano di Bagni di Lucca (Leggi), che era stata acquistata diversi anni fa dal fratello di don Paolo Glaentzer per trascorrere soggiorni estivi e per ritirarvisi al momento della pensione. Ora quelle quattro mura in un piccolo paese della Valle del Serchio sono diventate il suo carcere.

Qui dovrà rimanere il parroco che è stato sospeso dalla diocesi di Firenze, dove amministrava una parrocchia. Qui dovrà rimanere per disposizione del gip che pure ha respinto la richiesta del carcere avanzata nei suoi confronti dalla procura di Prato. Qui, lontano dalla bambina e dalla sua famiglia. Perché “c’è il rischio che commenta nuovi abusi”, scrive il giudice per le indagini preliminari nell’ordinanza di custodia ai domiciliari. “Se me lo avessero detto non avrei mai creduto che don Paolo potesse essere accusato di una cosa del genere”, è la frase più ricorrente fra quanti, nel paesino di Bagni di Lucca, conoscono il prete.
Tanti sono increduli, tutti sicuramente impressionati per la vicenda di cui è stato accusato il sacerdote. Qui, chi lo frequentava lo descrive come una persona “mite”, raccontando anche che era un esorcista. E per questo ancora più rispettato da queste parti.
A volte lo si vedeva per brevi periodi e quella casa quasi sempre vuota adesso lo sembra ancora di più. Guardata a vista dai carabinieri che effettuavano anche stamani vari passaggi in zona (nella foto, nei pressi dell’abitazione del parroco, ndr). Soprattutto quando in paese sono arrivati i primi giornalisti. Don Paolo si è chiuso nel silenzio. Dopo aver dato la sua versione agli inquirenti: “Era lei che si faceva avanti”, avrebbe detto: “Io pensavo che avesse almeno 15 anni”. E invece no. La bambina è stata affidata alle cure di uno psicologo per aiutarla a superare il trauma. Mentre il prete avrebbe fatto agli inquirenti le prime ammissioni. La loro è stata descritta come una “relazione affettuosa”. Ma la scena a cui hanno assistito diverse persone al momento dell’arresto del parroco è stata descritta con ben altri toni. Il sacerdote infatti si era appartato con la bambina in un punto buio del parcheggio ed aveva i pantaloni abbassati quando un passante, resosi conto della situazione, ha aperto lo sportello per far uscire la bambina. Il parroco ha rischiato il linciaggio quando l’uomo ha iniziato a gridare per avvertire il vicinato di quello che stava accadendo. Soltanto i carabinieri hanno evitato l’aggressione, portando il sacerdote in caserma.
A Bagni di Lucca il prete dovrà fare vita del tutto ritirata. E non soltanto perché si trova agli arresti domiciliari. La Arcidiocesi di Lucca prende le distanze dal parroco, ricordando che il prete è agli arresti in una casa di proprietà e non in una struttura della canonica. Don Paolo, inoltre, “non può svolgere il ministero sacro nella Arcidiocesi di Lucca – sottolinea la curia -, anche a seguito dei giusti e immediati provvedimenti sospensivi della Chiesa fiorentina per il reato di cui è accusato”.

Rob. Sal.

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