Detenuto aggredisce tre agenti in carcere

La violenza è esplosa all’improvviso. Erano circa le 13 di ieri (3 agosto) quando un detenuto 20enne, arrestato due settimane fa per una tentata rapina al mercato settimanale delle Tagliate, dopo aver avuto una colluttazione con la polizia e aver tentato di investire con la bicicletta i passanti intervenuti a soccorrere l’anziana vittima, ha di nuovo aggredito i poliziotti. Tre agenti della polizia penitenziaria sono dovuti ricorrere alle cure del pronto soccorso. Colpiti a calci e pugni dal detenuto. A denunciarlo è Pasquale Salemme, segretario nazionale per la Toscana del Sappe: “Ieri, intorno alle 13, un detenuto ventenne di origini nigeriane , arrestato 15 giorni fa per tentata rapina, oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, all’interno della terza Sezione detentiva del carcere ha aggredito con calci e pugni un sovrintendente e due agenti della polizia penitenziaria. Solo grazie all’intervento di altro personale accorso si è riuscito ad evitare il peggio. I tre colleghi sono stati trasportati da un’ambulanza al pronto soccorso di Lucca”.

Un episodio che rimette sotto i riflettori la condizione del San Giorgio e il problema del sovraffollamento. “Il carcere lucchese non è un’oasi felice – prosegue Salemme -: vige una pianta organica falsata, mancano sottufficiali e agenti, il personale deve espletare turni di 8 ore in una struttura in cui sono detenute 107 persone rispetto ai 70 posti letto. Ancora oggi sono presenti detenuti con problemi psichiatrici gravi , qualcuno ha addirittura ricevuto ben tre Tso, e anche se si sa che Lucca non e’ una struttura idonea per questo tipo di detenuti, questi continuano a rimanerci. Le istituzioni devono risolvere questa mattanza che giornalmente mina la serenità degli istituti, perché le problematiche istituzionali da fronteggiare giornalmente sono molteplici”.
Donato Capece, segretario generale del Sappe, evidenzia come “quel che è accaduto a Lucca conferma che la tensione che caratterizza le carceri, al di là di ogni buona intenzione, è costante. Le carceri sono più sicure assumendo gli agenti di polizia penitenziaria che mancano, finanziando gli interventi per potenziare i livelli di sicurezza delle carceri. Altro che la vigilanza dinamica, che vorrebbe meno ore i detenuti in cella senza però fare alcunchè. La situazione nelle carceri resta allarmante e non ci si ostini, dunque, a vedere le carceri con l’occhio deformato dalle preconcette impostazioni ideologiche, che vogliono rappresentare una situazione di normalità che non c’è affatto”.
“La situazione delle carceri si è notevolmente aggravata rispetto agli anni precedenti”, conclude. “I numeri riferiti agli eventi critici avvenuti tra le sbarre nel primo semestre del 2018 sono inquietanti: 5.157 atti di autolesionismo, 585 tentati suicidi, 3.545 colluttazioni, 571 ferimenti, 5 tentati omicidi. I decessi per cause naturali sono stati 46 ed i suicidi 24. Le evasioni sono state 2 da istituto, 27 da permessi premio, 7 da lavoro all’esterno, 7 da semilibertà, 17 da licenze concesse a internati. E la cosa grave è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria”. Per il Sappe “lasciare le celle aperte più di 8 ore al giorno senza far fare nulla ai detenuti – lavorare, studiare, essere impegnati in una qualsiasi attività – è controproducente perché lascia i detenuti nell’apatia: non riconoscerlo vuol dire essere demagoghi ed ipocriti”.

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