Tifose Arezzo aggredite: individuati due responsabili

Avrebbero agito d’impulso, senza premeditazione, in un gruppo di almeno sette-otto persone. Sono due – ad oggi – gli indagati dalla polizia di Lucca per l’aggressione del 16 settembre scorso ai danni di tre tifose dell’Arezzo che, dopo la gara di serie C, si allontanavano dallo stadio all’interno della propria auto (Leggi l’articolo). Una vicenda, questa, che aveva destato fin da subito lo sdegno della collettività lucchese.
Le indagini della Digos, guidate dal vicequestore aggiunto Leonardo Leone, hanno portato all’individuazione di due dei presunti responsabili grazie ad un lavoro che ha incrociato i filmati delle telecamere alle testimonianze dirette delle persone aggredite. Un fatto brutale e vigliacco, ancor più poiché perpetrato ai danni di donne, che aveva da subito innescato una catena di reazioni e commenti. Le tifose aretine, pur comprensibilmente sconvolte, avevano subito sporto denuncia e, nel corso di questo mese, sono state sentite più volte sia ad Arezzo sia a Lucca dagli uomini della Digos. Alla fine, è scattata la denuncia per due dei presunti responsabili dell’aggressione: si tratta di due tifosi della Lucchese, per i quali è stata esclusa l’aggravante della premeditazione. I denunciati sono un 32enne ed un 38enne, appartenenti al gruppo La meglio gioventù: il primo era già stato colpito da un provvedimento di Daspo; il secondo, invece, già noto perché legato ad eventi collegati al disciolto gruppo di estrema destra dei Bulldog. I due sono stati identificati con sicurezza grazie ai filmati delle telecamere dello stadio ed al riconoscimento diretto da parte di testimoni.

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Secondo la ricostruzione fatta dal dirigente Leone, gli ospiti erano accorsi al Porta Elisa con un autobus da 54 posti ed una cinquantina di vetture private. La scorta dei veicoli dei supporter aretini – che, viene ricordato, rimane consigliata, ma non obbligatoria – intercettava tutte le macchine, tranne tre. Questi veicoli, infatti, si infilavano nel dedalo di vie che circondano lo stadio, sfociando in via della Concordia, luogo in cui tradizionalmente parcheggiano molti tifosi rossoneri. La prima macchina – che secondo le indagini recava segni inconfutabili che rendevano riconoscibili conducente e passeggeri come tifosi dell’Arezzo (sciarpe, maglie, bandiere etc) – sfilava via, trovandosi a circa 50 metri dalla seconda. Anche questa, seppur con maggiore difficoltà, riusciva a divincolarsi in quella che ormai stava diventando una calca di tifosi. La terza autovettura, invece, veniva fermata da un gruppo di facinorosi, sette-otto persone sicure (ma secondo la ricostruzione delle aggredite circa il doppio), che si scagliavano contro il mezzo e le tre donne che erano a bordo. Ed è qui che, per le malcapitate, iniziava un vero e proprio inferno. “E’ stato come ritrovarsi in un film horror”, aveva da subito dichiarato la 46enne imprenditrice aretina che intorno alle 22,40 aveva visto la sua macchina accerchiata da un gruppo di tifosi rossoneri. Con lei, a bordo, c’erano anche la madre 77enne ed un’amica di 27 anni. Secondo il racconto delle stesse aggredite, gli aguzzini prendevano dapprima a calci e pugni la macchina, per poi sfondare il lunotto posteriore con una spranga e colpire alla testa la donna di 27 anni con una cinghiata. Un’aggressione vile per le modalità attraverso le quali veniva perpetrata e, ancor di più, per il fatto di essere stata indirizzata, in gruppo, verso tre donne di cui un’anziana. Provate fisicamente e psicologicamente, le vittime avevano passato la notte al pronto soccorso, finendo poi a denunciare i fatti intorno alle 5 del mattino. Da parte loro era anche scattata una forte condanna rispetto alle misure di sicurezza previste intorno allo stadio, per il deflusso degli ospiti, circa 230 quella sera.
“A Lucca – commenta Leone – abbiamo piani collaudati da anni per gestire questo genere di situazioni. Addirittura, siamo tra quei pochi che vanno a modificare appositamente la viabilità, come succede per via Barbantini, dove non è possibile svoltare uscendo dallo stadio. Ricordo che il percorso indicato dalla scorta è caldamente consigliato, ma non obbligatorio. Tre macchine sono riuscite ad aggirarlo, finendo in via della Concordia”.
Adesso gli indagati dovranno rispondere dei reati – in concorso – di lesioni personali, violenza privata e danneggiamento. Le indagini, però, non si fermano qui: sull’autovettura, infatti, sono state rilevate impronte digitali che potrebbero portare a stringere ulteriormente il cerchio intorno agli altri soggetti responsabili.
“L’episodio – commenta il questore Vito Montaruli – è stato particolarmente sgradevole, soprattutto perché perpetrato nei confronti di donne indifese. Peraltro uno dei soggetti è recidivo e rischia di andare incontro ad una pena molto severa. Questo è un particolare da evidenziare, affinché allo stadio venga mantenuto un atteggiamento di autocontrollo. Non possiamo impedire ai tifosi di portare all’interno le cinghie dei pantaloni, né agli ospiti di esporre i vessilli delle loro squadre. Vorremmo però ricordare che si è trattato di un gruppo ristretto di facinorosi, purtroppo tipicamente presenti all’interno di contesti ultras”. Dalla Questura, dunque, insieme alle indagini giunge anche la forte stigmatizzazione di un comportamento incivile, ma nessun provvedimento rivolto alla curva rossonera: “Non è nostra competenza – specifica il questore – perché a quello, semmai, dovrà pensare la giustizia sportiva. I suoi organi, infatti, sono responsabili sia per i fatti che avvengono all’interno che per quelli all’esterno. Ricordo, inoltre, che le società sportive hanno l’obbligo di attivare progetti volti all’educazione della tifoseria: è una questione di civiltà”.
Le donne aggredite, pur rivivendo con disagio momenti in pieno stile Arancia Meccanica, hanno collaborato attivamente con le forze dell’ordine, trovando una forza di reagire che ha fatto scattare le prime due denunce di un quadro destinato ad espandersi.

Le parole del questore Vito Montaruli

Paolo Lazzari

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