Strangolata e data alle fiamme, niente sconti a killer

Fu un delitto cruento che sconvolse l’intera Lucchesia quello di Laureta Josifi, la giovane di nemmeno 18 anni strangolata e poi data alle fiamme. Il suo cadavere, il 26 maggio 1998, fu ritrovato a Marlia. La Cassazione ora nega l’istanza per il riconoscimento della continuazione del reato, per tre differenti condanne, a Leonart Stafa, l’uomo di origini albanesi che nel 2002 era stato condannato definitivamente a 30 anni di reclusione per quell’orribile delitto.

Altri due connazionali dell’imputato, Bedri Stafa, e il marito della vittima, Jorgo Carroshi, erano stati condannati alla stessa pena per il medesimo omicidio. Già due anni fa gli ermellini avevano respinto la richiesta di semilibertà dell’imputato per la condotta tenuta in carcere. Laureta Josifi di Elbasan, era una giovane di origine albanese, che avrebbe compiuto 18 anni tre giorni dopo il suo ritrovamento. La ragazza prima fu stata strangolata e poi data alle fiamme nella notte tra lunedì 25 e martedì 26 maggio. Era in Italia da circa sei mesi e venne uccisa da un clan di albanesi senza scrupoli operanti nel racket della prostituzione. Le forze dell’ordine riuscirono a scovare i colpevoli: un vero e proprio commando di almeno dieci persone che, a vario livello e titolo, agiva sul territorio con ramificazioni in altre regioni italiane. Tre di loro erano stati riconosciuti colpevoli di omcidiio aggravato. Lo scorso anno a 20 anni esatti di distanza, a Marlia si era voluto ricordare Laureta Josifi che, il 26 maggio 1998, fu vittima del tremendo femminicidio nel parco di Villa Reale. Per ricordare la ragazza, nel luogo dove venne ritrovato il suo corpo era stata una croce di legno che, con il passare del tempo, si era deteriorata. Un gruppo di cittadini assieme al parroco don Agostino Banducci, aveva quindi posto una nuova croce con una targhetta in cui è scritto “Laureta Josifi aveva 18 anni il 26 maggio 1998 ricordiamola con una preghiera”. L’istanza era stata richiesta per poter accedere agli sconti di pena previsti per i cosiddetti reati continuati che nel caso di ammissione non si sommano ma formano un’unica condanna, istanza che è stata respinta dalla Cassazione.

Vincenzo Brunelli

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