Pony chiuso in una roulotte, a processo 35enne

Custodiva un piccolo pony in condizioni non conformi alla normativa, costringendolo a vivere dentro ad una casa mobile. Per questi motivi un 35enne è stato rinviato a giudizio con decreto diretto di citazione da parte del pubblico ministero. Per gli inquirenti, infatti, sarebbe responsabile di maltrattamento di animali per aver custodito il cavallo in un luogo angusto e pericoloso di giorno, per via della presenza di materiale tagliente, mentre di notte chiudeva l’animale in una piccola roulotte in via delle Tagliate, nel campo rom di Lucca.

Il prossimo 27 novembre l’uomo dovrà presentarsi in aula e difendersi dalle accuse dei magistrati. Il pony è stato successivamente affidato ad un’associazione della provincia che si occupa di cavalli. La giurisprudenza da anni ormai ha chiarito che per integrare il reato di maltrattamento di animali non ci devono essere lesioni fisiche, ma è sufficiente la sofferenza degli animali, perché la norma mira a tutelarli in qualità esseri viventi in grado di percepire dolore, anche nel caso di lesioni di tipo ambientale e comportamentale. Per ravvisarsi maltrattamento non è necessaria l’azione materiale di cagionare lesione a un animale, è sufficiente lasciarlo soffrire (per mancanza di cure, inedia, o altro) attraverso condotte omissive consapevoli di queste inflizioni. Al di là del requisito della crudeltà, richiesto per il dolo specifico, relativo agli atti concreti che infliggono gravi sofferenze fisiche senza giustificati motivi ma dietro la spinta di motivazioni futili o abbiette, per integrare il reato di maltrattamento è sufficiente anche il dolo generico ricavabile dal secondo requisito soggettivo, cioè la mancanza di necessità. A novembre il processo.

Vincenzo Brunelli

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