Bancarotta Qui group, sequestrato immobile al Forte

Buoni pasto, fallimento e bancarotta della società del gruppo Fogliani: tra gli immobili sequestrati dalla finanza anche un’abitazione di lusso da 5 milioni di euro a Forte dei marmi. Nell’ambito delle indagini sul fallimento della Qui Group, la società leader dei buoni pasto e che ha “inventato” quelli elettronici, i finanzieri del comando provinciale di Genova hanno arrestato il fondatore e presidente  Gregorio Fogliani ed altre 5 persone: tutte accusate a vario titolo di bancarotta fraudolenta, riciclaggio, autoriciclaggio e truffa aggravata.

Le fiamme gialle hanno eseguito anche un sequestro preventivo, disposto dall’autorità giudiziaria, su beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie per un ammontare complessivo di 80 milioni di euro. Le indagini del nucleo di polizia economico finanziaria di Genova, coordinate dalla procura, avebbero individuato reiterati episodi di bancarotta, realizzati attraverso diverse condotte tra cui l’omessa contabilizzazione di somme da pagare per oltre 179 milioni di euro; l’esposizione in bilancio di utili fittizi che venivano poi distribuiti ai soci per 3,2 milioni di euro; l’imputazione a bilancio di costi non inerenti e il dirottamento di somme a favore di altre società riconducibili alla stessa famiglia di imprenditori per 41,9 milioni di euro; l’acquisto di un immobile di pregio a Forte dei Marmi per 4,8 milioni di euro; la commissione dei reati di truffa aggravata per 6 milioni di euro nei confronti di un investitore americano, e di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche per 1,1 milioni di euro.
Inoltre sarebbero emersi episodi di riciclaggio, autoriciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, commessi dagli indagati, che avrebbero movimentato sui conti correnti bancari le somme provento dei reati commessi, anziché destinarle al pagamento delle obbligazioni assunte. Le indagini condotte dei finanzieri hanno dimostrato come per l’imprenditore, per i membri della sua famiglia e per gli amministratori era assolutamente conoscibile sia lo stato di insolvenza in cui versava, da anni, la società, sia l’imminenza degli ulteriori fallimenti delle altre aziende riconducibili alla famiglia, con inevitabili conseguenze sia sotto il profilo occupazionale, sia sotto il profilo economico.

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