Lucca, il San Luca diventa ospedale per i pazienti Covid-19. Il piano dell’Asl

La decisione dell'Asl. Castelnuovo e Barga proseguiranno con la normale attività. Rossi: "O facciamo così o rischiamo di non riuscire a curare tutti"

Differenziazione tra ospedali che saranno adibiti alla esclusiva cura dei casi riscontrati di coronavirus e quelli che invece continueranno la loro normale attività. È questa la decisione che è stata presa dai vertici della Asl Toscana nord ovest per meglio contenere l’emergenza. Tra gli ospedali in “modalità Covid-19” ci sarà anche il San Luca di Lucca ma non gli ospedali di Barga e Castelnuovo, dove saranno trattati gli altri pazienti. All’ospedale di Lucca, ha spiegato la direttrice generale Maria Letizia Casani, sarà comunque mantenuta, seppure in modo residuale, l’altra attività di assistenza a pazienti no-Covid. L’azienda ha inoltre fatto sapere che è stato predisposto il raddoppio dei posti letto di terapia intensiva sul proprio territorio che passeranno dagli attuali 68 a circa 140.

“Stiamo mettendo in atto una serie di azioni per il rafforzamento della rete ospedaliera e territoriale – spiega Maria Letizia Casani -. In particolare, potenzieremo il numero dei posti letto nei reparti di rianimazione nei 5 ospedali medio-grandi del nostro territorio: Lucca, Massa, Versilia, Livorno e molto probabilmente anche Pontedera. In questi ospedali verranno convogliati tutti i nuovi casi di Covid-19 che riguardano il nostro territorio, con il resto delle attività che verrà svolto solo in via residuale. Il concetto fondamentale è che in questi ospedali verrà attuata una netta separazione tra le attività covid e quelle non covid per mettere in sicurezza pazienti e operatori”.

Il direttore Maria Letizia Casani
Casani

“Gli altri ospedali invece proseguiranno normalmente – prosegue Casani -. Qui verrà convogliata anche parte dell’attività che non verrà più effettuata negli ospedali covid, in quanto in questi ultimi, ad esempio, tutta l’attività chirurgica programmata al momento è stata sospesa. Una parte di questa attività verrà dirottata su questi altri ospedali in modo da evitare che il sistema si blocchi completamente”.

“Le nuove direttive sono già state poste in essere e saranno pienamente operative nel giro di una decina di giorni – aggiunge ancora il direttore generale -. Contestualmente, sempre in questi ospedali abbiamo di sposto di organizzare delle zone dove far confluire tutti quei pazienti che necessitano di ricovero ma che non hanno bisogno della terapia intensiva. Questi reparti lavoreranno a stretto contatto con le malattie infettive, con la pneumologia e con la terapia intensiva stessa. Questi posti letto saranno equamente distribuiti tra i 5 ospedali ed inizialmente saranno circa 115. Prevediamo poi un secondo step con ulteriori 110 posti ed un terzo con altri 80-90. Speriamo che non ce ne sia bisogno ma, in caso di necessità, predisporremo ulteriori 100 posti letto. Predisporremo poi delle aree apposite per quelle persone che hanno riscontrato i sintomi del virus e che quindi necessitano di fare il tampone ma che non sappiamo ancora se sono contagiate o meno e quindi devono stare in luoghi protetti”.

“Ci stiamo preparando per affrontare la situazione peggiore possibile – sottolinea Casani – ma al momento si tratta solo di un’azione fatta a scopo preventivo. Vogliamo che il nostro sistema sia pronto in caso di una ulteriore impennata di contagi”.

Dal direttore generale poi un appello: “Dobbiamo rispettare tutti la direttiva di restare a casa – dice – è molto importante per contrastarela diffusione del virus e fare in modo che il nostro sistema tenga l’urto. Inoltre vorrei fare un ulteriore appello ad andare a donare il sangue. È possibile farlo in maniera totalmente sicura perché sono state adottate tutte le precauzioni del caso. Negli ultimi giorni abbiamo registrato un drastico calo delle donazioni e questo alla lunga può diventare un problema”.

Per quanto riguarda le tanto ricercate mascherine: “In questo momento di crisi ovviamente c’è una carenza – spiega Casani – in quanto l’industria nazionale non era chiaramente preparata a soddisfare una richiesta così elevata. Anche noi nei nostri ospedali le stiamo dando con parsimonia, anche perché abbiamo organizzato molti check point di controllo e di pre-triage. Ai medici di medicina generale è stata data una prima fornitura minima di dispositivi che sono chiaramente insufficenti. Per casi di emergenza è previsto che possano recarsi a prenderle nei reparti di pronto soccorso. Delle consegne sono previste anche per oggi ma siamo consapevoli del fatto che i medici di medicina generale devono essere supportati di più”.

La riorganizzazione, a livello regionale, invece, è stata illustrata dal governatore della Toscana, Enrico Rossi: ci saranno 19 ospedali specializzati nella gestione Covid e reparti da 2-3mila posti.

Nel dettaglio, per fare fronte al picco dell’emergenza Coronavirus la Toscana si organizzerà con 19 ospedali ‘Covid’, dotati di terapia intensiva a cui saranno affiancati nuovi reparti ‘bolla’ di sub intensiva e medio alta intensità che avranno una capacità complessiva di 2-3mila posti letto per i pazienti affetti dal virus. Saranno invece 22 gli ospedali, quelli più piccoli, che continueranno la loro normale attività.

“Dentro gli ospedali costruiremo due percorsi – ha spiegato Rossi -, uno per chi è affetto dal virus e uno per chi non lo è. Abbiamo deciso che dai prossimi giorni istituiremo negli ospedali il controllo del test per la positività al virus” a chi arriva per un ricovero. Inoltre, ha aggiunto, “abbiamo deciso di procedere all’assunzione di 2mila persone nel più breve tempo possibile, 1600 infermieri e 400 medici. Secondo i nostri calcoli negli ‘ospedali Covid’, per ogni posto letto di terapia intensiva ci dovranno essere sei posti letto per ricoveri a media alta intensità. Se dovessero essere necessari ancora più ricoveri sapremo organizzarci e trovarli”.

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