Coronavirus, morto il medico di Gragnano Marco Lera

Aveva fondato Forza Italia a Capannori. Il cordoglio del sindaco Menesini. Oggi altri 10 contagiati

Un altro decesso sul territorio della Piana di Lucca. È morto oggi Marco Lera, 68 anni, stimato medico di Gragnano ed esponente di spicco della politica locale. Era andato in pensione soltanto lo scorso settembre.

Lera era stato fra i fondatori di Forza Italia a Capannori. Molto amico di Altero Matteoli erano molto note le sue cene fra amici nella sua casa di Gragnano il 20 dicembre di ogni anno.

Altero Matteoli Marco Lera

Chirurgo ortodonsista lascia la moglie e due figlie, che hanno sperato fino all’ultimo che potesse recuperare dopo due settimane di ricovero in ospedale in terapia intensiva.

Oltre alla passione politica aveva anche quella del ciclismo. Era stato medico sociale, negli anni Ottanta della Gis gelati e della Fanini-Wuhrer, due team professionisti.

A darne la notizia il sindaco di Capannori, Luca Menesini: “Vi chiedo di far sentire alla sua famiglia tutto l’affetto e il calore che la nostra comunità può esprimere. Mando alla famiglia anche il mio abbraccio stretto, in attesa di poterlo fare di persona”.

Il cordoglio

“È un momento di grande dolore per la perdita di un amico”. Lo dichiara il consigliere comunale di Lucca Marco Martinelli ricordando Marco Lera. “La sua perdita – dice – lascia un grande vuoto. Esprimo sincere condoglianze a tutta la famiglia”.

“Marco – lo ricorda l’ex sindaco di Lucca, Pietro Fazzi – era un uomo buono e generoso, e per me un amico leale. Mi ha sostenuto sempre, anche nei momenti difficili, senza farmi mancare i suoi saggi consigli. Le sue convinzioni e la sua fede hanno inciso profondamente in un’esistenza che non può essere ricondotta a schemi superficiali e frettolosi. È rimasto solo negli ultimi giorni e nelle ultime ore. Sono convinto che avrebbe gradito sapere che i suoi cari e i suoi amici pregheranno il Signore per lui. Riposa in pace amico caro”.

La situazione a Capannori

Il sindaco ha comunicato anche che ci sono dieci nuovi tamponi positivi sul territorio: sono 3 uomini di 72, 73 e 77 anni e sette donne di 48, 54, due di 60 anni e poi di 67, 70 e 84 anni.

“Come stiamo dicendo da giorni si va verso numeri alti – dice il sindaco – perché il picco non è ancora arrivato e in Toscana è previsto per la fine di marzo-inizio aprile. Quindi dobbiamo continuare a stare a casa, in modo che una volta passato il boom dei contagi legati ai comportamenti troppo sociali avuti fino al 12 marzo scorso, si possa verificare il calo. Il calo dei contagi è importante perché i nostri ospedali possano occuparsi dei già tanti positivi che ci sono e che richiedono cure spesso anche lunghe”.

“Una cosa del coronavirus – dice ancora – la stiamo vedendo in modo chiaro: la degenza è lunga. Chi va in ospedale non ne esce dopo poco. Passano settimane e settimane, anche in rianimazione. Vuol dire che il virus può essere molto insidioso, dobbiamo stare tutti attenti e tutti allertati. Mi sono stancato della frase “aveva patologie pregresse”: certo, ma se non beccava il coronavirus campava altri vent’anni. Quindi non sminuiamo la situazione: comportiamoci con grande responsabilità, per se stessi e per gli altri”.

Evitiamo di odiarci, offenderci e infamarci per ogni cosa – dice ancora – e casomai incoraggiamoci l’uno l’altro a fare rinunce in nome dell’interesse comune: la salute di tutti. Bisogna essere più uniti. Cosa diciamo sempre ai nostri figli? Che se dicono “per favore” viene tutto meglio. Vale anche adesso, anzi forse in un’emergenza come questa vale pure di più. Cominciamo a condividere i comportamenti virtuosi, raccontiamoci sui social come ce la stiamo cavando a fronteggiare questi giorni in casa, le soluzioni ingegnose dei nostri figli, i momenti di noia, il tempo ritrovato per noi stessi che ci fa venire anche un po’ l’ansia da tanto che non ci eravamo più abituati. Mostriamo che ce la facciamo e invitiamo tutti a farcela anche loro. Insieme”.

“Abbiamo bisogno di esempi positivi – conclude – abbiamo bisogno di farci forza a vicenda, necessitiamo di quella “pacca sulla spalla” che un amico ci darebbe quando siamo preoccupati. Ecco, quella pacca ora possiamo darcela solo virtualmente, solo con le parole e con testimonianze di vita reale. C’è sempre in un gruppo grande chi comincia prima a fare le cose e poi gli altri si aggregano: creiamo l’effetto aggregante. Portiamo chi ancora sbaglia dalla nostra parte. Possiamo farcela, tutti insieme”.

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