Traffico di rifiuti e smaltimenti illegali, l’intreccio fra imprese e politica secondo le accuse: pressioni per avere proroghe ed evitare controlli

Tre lucchesi coinvolti nelle indagini. La sindaca di Santa Croce sull'Arno Giulia Deidda nelle intercettazioni: "Su Ledo Gori ho fatto il lavaggio del cervello a Giani"

Presunti reati ambientali di vario tipo, legati al ciclo degli scarichi delle imprese conciarie, al ciclo del trattamento dei rifiuti di conceria nel comparto di Santa Croce sull’Arno e al sistema di recupero e trattamento fanghi Aquarno. Un’associazione per delinquere in senso stretto, secondo i pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia fiorentina, Giulio Monferini ed Eligio Paolini, organizzata per aggirare le norme sullo smaltimento dei fanghi e al tempo stesso influenzare la politica regionale, come emerge anche dalle intercettazioni allegate all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Firenze, Antonella Zatini.

Fra gli indagati anche il 75enne lucchese Alessandro Francioni, ai domiciliari, presidente dell’Associazione conciatori e membro del cda del consorzio Aquarno; il 42enne lucchede Nicola Andreanini, direttore del settore trattamento acque del Consorzio Apuano e l’avvocato lucchese Alberto Benedetti, consulente legale dell’Associazione conciatori di Santa Croce.

È intorno a questo sistema, che è poi quello che sostiene l’economia di un intero territorio, che si sono inserite le indagini che hanno portato all’avviso di garanzia per 19 persone, fra imprenditori del sistema conciario, dipendenti regionali e rappresentanti della politica.

Particolare attenzione viene messa dagli inquirenti alle azioni di interferenza e pressione sull’azione della pubblica amministrazione, intesa come Regione, Comune e Arpat. Il primo obiettivo, infatti, di quella che dalla procura è ritenuta una associazione a delinquere è quello di permettere alle aziende di non adeguare gli impianti all’abbattimento o trattamento degli inquinanti e proseguire nella gestione dei rifiuti e degli scarichi del depuratore a costi ridotti. Per far questo sarebbe fondamentale la figura del direttore del settore ambiente ed energia della Regione, Edo Bernini, che in questo senso è indagato per abuso d’ufficio.

Sotto la lente della magistratura rientra l’emendamento alla legge regionale 20 del 2006 presentato dal consigliere regionale Andrea Pieroni, secondo l’accusa “sotto dettatura” dell’avvocato Alberto Benedetti, consulente del consorzio Aquarno, con l’obiettivo di sottrarre lo stesso consorzio dall’obbligo di sottoporsi alla procedura di autorizzazione integrata ambientale, escludendolo da quelli che fanno parte del servizio idrico, in cambio di finanziamenti elettorali per la campagna 2020.

Deve rispondere invece di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio il capo di gabinetto della Regione Toscana, Ledo Gori, per aver dato, secondo i titolari delle indagini, piena disponibilità alle aziende conciarie interessate dall’inchiesta, nelle richieste in merito alle autorizzazioni e alle deroghe sulle autorizzazioni integrate ambientali sia in ordine all’erogazione di finanziamenti a fondo perduto in Aquarno. In cambio, si dice, sia i vertici delle aziende sia la sindaca di Santa Croce sull’Arno avrebbero fatto pressioni sul governatore Giani per confermare Gori come capo di gabinetto della Regione, come poi effettivamente avvenuto dopo l’elezione.

Lo direbbero anche le intercettazioni: “A me il Giani – dice Deidda in una di queste – quando gli ho fatto il lavaggio del cervello, lui si è messo a sede’ gli ho detto: per questo territorio mi devi dì una cosa ed una sola: dove c… sta Ledo? Per noi è dirimente e mi ci metto anch’ io”.

Nello specifico gli imprenditori si sarebbero fatti rilasciare atti autorizzativi in deroga dalla Regione per derogare ai parametri richiesti per gli scarichi industriali. Avrebbero concluso protocolli e accordi per promettere l’adeguamento degli impianti per poi ottenere dilazioni e posticipi del termine delle autorizzazioni o del termine per dare il via alle procedure di valutazione dell’impatto ambientale. Nello specifico l’impianto di depurazione e scarico di Aquarno non è mai, dicono gli inquirenti, stato sottoposto a valutazione di impatto ambientale. Inoltre l’autorizzazione integrata ambientale sull’impianto di scarico e depurazione di Aquarno per una valutazione complessiva di tutti i potenziali fattori di inquinamento ambientale a tutto il 2019 non era stata ancora né richiesta né valutata, con successive proroghe delle autorizzazioni in atto. Il rinnovo dell’autorizzazione unica ambientale, infine, veniva rigettata nel marzo del 2019 dagli uffici regionali ma allo stesso tempo venivano concesse proroghe all’autorizzazione con deroghe agli scarichi ritenute illegittime.

L’insieme di attività che sono finite sotto la lente della procura avrebbe avuto come finalità anche l’elusione dei controlli sull’impianto Aquarno e sullo scarico tramite la ‘fidelizzazione’ di ispettori dell’Arpat (questi ancora da identificare nelle indagini) che avvrebbero effettuato sopralluoghi non proprio a sorpresa. I dirigenti Ledo Gori ed Edo Bernini avrebbero in qualche modo favorito la conferma di questi ispettori anche in vista di una paventata riorganizzazione dell’agenzia.

Nel complesso dell’inchiesta rientra anche l’attività amministrativa del Comune di Santa Croce sull’Arno. Gli imprenditori del settore indagati avrebbero, nel dettaglio, pagato il consulente incaricato nel 2019 di effettuare i controlli sulle falde emunte dagli impioanti industriali aderenti all’associazione conciatori, per orientare gli esiti dei controlli sulle acque di falda. Avrebbero poi fatto pressione sul Comune affinché modificasse gli strumenti urbanistici secondo le volontà dell’associazione conciatori, in particolare per le modifiche all’impianto Aquarno. Avrebbero poi sollecitato il sindaco, Giulia Deidda, affinché facesse pressioni su un privato proprietario di un terreno limitrofo all’impianto Aquarno per fagli vendere dei terreni per ampliarlo.

Infine la sindaca Deidda avrebbe avuto un ruolo anche nel fare pressioni sui vertici politici e amministrativi della Regione per rimuovere o far cambiare la propria posizione sul contenuto dell’autorizzazione di impatto ambientale da rilasciare ad Aquarno un funzionario della Regione non tanto propenso ad autorizzare nuove deroghe a fine 2020. Si tratta di Alessandro Sanna funzionario dell’ufficio del settore autorizzazione ambientali per i territori di Pisa e Livorno.

Tra gli indagati ci sono esponenti politici, dirigenti della Regione Toscana, imprenditori e rappresentanti dell’Associazione di conciatori. Figurano indagati oltre al sindaco di Santa Croce Giulia Deidda, il capo gabinetto della Regione Ledo Gori, il direttore del settore ambiente ed energia della Regione Edo Bernini  e il consigliere regionale Pd Andrea Pieroni. Sotto accusa anche i vertici dell’Associazione Conciatori: sono finiti agli arresti domiciliari il presidente Alessandro Francioni, l’ex direttore Piero Maccanti e il suo successore Aldo Gliozzi. In carcere è finito Francesco Lerose, crotonese, gestore con moglie e figlio di due impianti a Pontedera e Levane.

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