Interdittiva antimafia annullata per la società ma il Tar respinge la richiesta di risarcimento danni

Per il tribunale amministrativo non ci fu "negligenza inescusabile da parte della prefettura" in merito alla gestione di una struttura per migranti

Annullata l’interdittiva antimafia a carico della società che gestiva nel 2016 Borgo Biaia a Camporgiano il Tar, pur ammettendo l’errore, respinge la richiesta di risarcimento danni avanzata dall’allora società di gestione della struttura di accoglienza per migranti.

La società era finita al centro di una indagine della procura di Lucca che ipotizzava infiltrazioni mafiosi: una inchiesta che però era finita con una assoluzione. Nel 2019 infatti gli ermellini avevano cassato senza rinvio la sentenza della Corte di appello di Firenze del gennaio 2018 che aveva condannato Pietro Raffaelli ed i suoi familiari e sottoposto tutti i loro beni a sequestro finalizzato alla confisca, in relazione alla ritenuta sussistenza in capo a Raffaelli della partecipazione ad associazione mafiosa e riciclaggio. Assoluzione definitiva per lui, il quale precisa non solo di non aver presentato la richiesta di risarcimento danni ma di non aver nulla a che vedere con la società che all’epoca dei fatti contestati gestiva la struttura di Camporgiano.

Nello stesso anno anche il Tar aveva annullato l’interdittiva antimafia ma ora in sede di ricorso per il risarcimento del danno i giudici amministrativi non hanno accolto le richieste della società. Si legge infatti in sentenza: “Non si ritiene conclusivamente che nel caso in esame sussistano elementi tali da poter ritenere l’esistenza di negligenza inescusabile da parte dell’amministrazione, come evidenziato anche dalla motivazione che assiste la decisione di compensare le spese nel processo di annullamento la quale non costituisce formula di stile, bensì valutazione in ordine alla difficoltà dei dati fattuali e della loro interpretazione”.

Ma per il risarcimento dei danni richiesti al Viminale e alla prefettura di Lucca per l’interdittiva antimafia poi annullata l’ultima parola spetterà al Consiglio di Stato.

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