Caso Pantaleoni, l’avvocato del poliziotto: “E’ deciso a far emergere la sua innocenza”

Il legale Giovanni Cantelli: "Il mio cliente ha rifiutato tutti i riti alternativi possibili. La sua innocenza, per essere dimostrata, deve passare necessariamente attraverso il contraddittorio dibattimentale"

L’avvocato Giovanni Cantelli è il difensore di fiducia di Gianluca Pantaleoni, l’ispettore, lucchese, della Polstrada, arrestato nel dicembre del 2019 dalla squadra mobile di Pistoia, dopo una lunga indagine. Ex comandante ad interim del distaccamento di Viareggio, al momento dei fatti trasferito alla sottosezione di Montecatini Terme, Pantaleoni è noto alle cronache anche per il suo ruolo attivo di leader nazionale nei sindacati più rappresentativi della polizia di Stato.

Ancora ai domiciliari, non può avere contatti esterni, tranne che con i familiari. Meno che mai con la stampa. Per questo la redazione di Lucca in Diretta ha deciso di intervistare il legale del foro di Napoli Nord, avvocato Giovanni Cantelli, che lo difende nel lungo processo appena iniziato, ed in corso al tribunale di Pistoia

Avv Giovanni Cantelli

Cosa mi può dire di lui e del vostro rapporto, del suo stato d’animo e dei suoi sentimenti?

“Ho accettato l’incarico  – spiega il legale – perché ritengo che ogni imputato vada difeso ed ha il diritto di prospettare le proprie tesi difensive. Oggi, in considerazione del lungo lasso di tempo decorso dall’incarico ricevuto (circa 10 mesi), ho avuto modo di conoscere meglio Pantaleoni e sono convinto della sua buona fede e delle sue reiterate proteste di innocenza. A mio avviso non ci troviamo di fronte ad un riciclatore o ad un corrotto, ma, nonostante si tratti di un soggetto provato da una lunga custodia cautelare prima in carcere e successivamente ai domiciliari con applicazione di strumenti elettronici di controllo, parliamo di un imputato deciso a far emergere la sua innocenza. Del resto le numerose ipotesi di reato che gli vengono contestate non sono state mai valutate dai giudici del tribunale del riesame i quali si sono limitati a decidere esclusivamente su quanto sottoposto alla loro attenzione, cioè la sussistenza di esigenze cautelari”.

Cosa può dire nel merito del processo?

“Il dibattimento – precisa l’avvocato –  serve a dare voce all’imputato, a fare in modo che i giudici, cui è demandata la decisione, ascoltino le ipotesi di accusa e le tesi difensive. Nel caso di Pantaleoni l’istruttoria dibattimentale, sia pure non ancora conclusa, ha permesso di chiarire alcune vicende ed, a mio avviso, risulta evidente che alcune ipotesi di reato contestate al Pantaleoni siano prive di significativi riscontri”.

Se mi consente e mi corregga se sbaglio, si può  affermare che questo processo non è più il processo di Pantaleoni ma forse anche il processo dell’avvocato Cantelli poichè ormai lo vive con il cuore ed il senso della giustizia, non solo come un’attività lavorativa.

“Stanno emergendo molte verità processuali importanti, il non aver mai tradito i colleghi fornendo informazioni alla malavita, di recente il rapporto con la donna ipovedente peraltro offesa e risentita per essere additata come incapace quando in tribunale ha dimostrato una non comune intelligenza ed ha ammesso di avere una forte stima e fiducia verso Pantaleoni come amica perchè è stato l’unico che non gli ha mai fatto pesare il suo handicap fisico, non solo ha ammesso di avergli dato soldi e disponibilità delle carte senza accordo preventivo di restituzione e senza alcun rapporto di amore uomo-donna. Più volte interpellata ha detto no, non mi ha mai chiamato amore, o tesoro. Dopo aver esitato alla sua domanda se è spontaneamente andata alla polizia ha poi dichiarato con fermezza di essere stata accompagnata”.

Pantaleoni ha rifiutato tutti i riti alternativi altrimenti oggi forse avrebbe già potuto concludere la sua vicenda giudiziaria sicuramente essendo libero. Pantaleoni è stato chiaro: “Preferisco essere un condannato innocente che un criminale parzialmente libero”. Quindi?

“Pantaleoni ha rifiutato tutti i riti alternativi possibili – sottolinea Cantelli – Il rito abbreviato sarebbe stato per lui una sconfitta clamorosa. Il patteggiamento gli avrebbe consentito una soluzione ai suoi problemi. Entrambi i riti gli avrebbero consentito una risoluzione della custodia cautelare. Tuttavia Pantaleoni è stato categorico sin dal primo momento nel protestare la sua innocenza che, per essere dimostrata, deve passare necessariamente attraverso il contraddittorio dibattimentale.

Un anno e mezzo di misure cautelari, tra carcere e domiciliari, non le sembrano veramente eccessive? Pantaleoni dal carcere scrisse: “Non mi hanno mai tolto la libertà personale anzi me l’hanno fatta apprezzare, con la loro misura mi hanno tolto la dignità ed il mio amato lavoro”.

“In Italia – risponde il legale –  la discrezionalità nella valutazione della misura cautelare è demandata esclusivamente ai giudici. I tempi di celebrazione dei processi sono determinati dagli impegni dei singoli tribunali. Certo non ritengo che la eventuale restituzione della libertà al Pantaleoni possa in qualche modo favorire la reiterazione di reati o produrre un inquinamento probatorio. Pantaleoni aspetta fiducioso nella giustizia come ha sempre fatto anche da poliziotto”.

Pantaleoni per la sua incessante attività sindacale e/o in conseguenza della stessa non è nuovo alle aule dei tribunali, ha dovuto spesso affrontarne in prima persona le conseguenze negative sempre per denunce interne e mai ha avuto problemi diversi connessi con la sua reale funzione specifica di poliziotto in strada. Procedimenti penali archiviati direttamente dal gip o assolto dal gup, numerosi procedimenti disciplinari tutti decaduti, compreso anche un recente trasferimento per incompatibilità ambientale archiviato dal capo della polizia. Insomma un curriculum pieno di attacchi tutti decaduti ed alla fine un curriculum colmo di riconoscimenti. Nella sua esperienza di avvocatura non crede che anche questo processo possa nascere da azioni interne e magari anche pretestuose?

Potrebbe certamente aver avuto un peso la figura sindacale e la attività svolta dal Pantaleoni – sottolinea l’avvocato –  ma ciò è conseguenza diretta della visibilità che hanno le persone. Io ho sempre ritenuto, a torto o a ragione non so, che è molto più difficile che venga attenzionato anche dalla giustizia un soggetto che si nasconde piuttosto che uno che si mette in mostra. Non saprei dire se la cosa sia appropriata per il caso di specie e, comunque, prima di dire che la vittima è Pantaleoni aspetterei la conclusione dei tre gradi di giudizio”.

Secondo lei Pantaleoni ha sempre fiducia nella giustizia? “Parlando con lui, ovviamente prima del suo arresto, Pantaleoni mi ha confidato che non ha più fiducia nella giustizia ma ha la speranza e questo la dice lunga. Con me Gianluca si è confidato molto, tramite lettere inviate dal carcere che mi ha fatto recapitare, non solo sulla vicenda processuale ma su tutta la sua vita, sui suoi sentimenti, sui suoi obiettivi, sui suoi pensieri. Sia il magistrato che il poliziotto hanno in comune un giuramento di fedeltà verso la repubblica italiana con una differenza che il poliziotto ha l’obbligo di adempiere ai propri doveri, il magistrato adempiere con coscienza, è il giuramento più bello con una parola invidiabile: coscienza. La coscienza non veste la toga solo nelle aule dei tribunali ma anche fuori dalle stesse allorquando il magistrato nei suoi momenti privati e personali ripensa ad un processo ed al giusto giudizio da emettere. Ecco questo è il rapporto di Gianluca che permane con speranza nei confronti della giustizia”.

“Pantaleoni ha grande rispetto della giustizia e certamente fiducia nella stessa – dice il legale –  Posso, peraltro, personalmente affermare che Pantaleoni ha anche avuto la “fortuna” di trovarsi a giudizio dinanzi a magistrati bravi, competenti ed estremamente sereni”.

Come passa le sue giornate Gianluca agli arresti domiciliari? Nella stessa maniera di come le ha passate in tutte le udienze fino ad oggi sempre con il suo computer davanti a scrivere?

“Lei lo conosce bene – risponde l’avvocato -.  E’ un superimpegnato soprattutto nella lettura degli atti che lo riguardano. Studia e propone ed è impegnativo anche per chi lo deve ascoltare, ma è, comunque, persona serena ed estremamente rispettosa”.

Quanto è importante il linguaggio del corpo e quello verbale nella professione che esercita per stabilire un criterio decisivo per la sua credibilità e far comprendere a un giudice l’innocenza di un imputato?

L’esperienza si acquisisce con il passar del tempo, ma, soprattutto, nelle aule di giustizia dove si ascolta e si partecipa a processi di ogni genere. Io ho avuto la fortuna di frequentare grandi Fori, illustri avvocati e, soprattutto, di aver avuto grandi Maestri e punti di riferimento – spiega Cantelli – Ho, però, sempre impiegato correttezza e professionalità nel mio lavoro unitamente a sacrificio e passione. Spero di poter trasmettere anche ai miei figli la stessa passione e lo stesso impegno. Ad oggi è per me motivo di grande soddisfazione vedere che molti dei miei ex collaboratori ed amici frequentano con successo e dignità le aule dei tribunali. Le dico, in conclusione, il linguaggio del corpo e quello verbale derivano dalla convinzione della bontà della tesi difensiva e dalla capacità di percepire, dagli atti processuali, i punti vincenti della
linea difensiva. Diceva uno dei miei più illustri maestri, a sua volta discepolo del grandissimo maestro professor De Marsico, che la capacità dell’avvocato e ciò che lo caratterizza rispetto ai colleghi, dipende dalla individuazione del maggior numero di elementi difensivi ricavati dallo studio degli atti“.

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