Ex attore diventato big della finanza muore a Lucca e lascia un debito da 2,2 milioni: eredi condannati a pagare

Per la sentenza di primo grado sarebbe stata occultata una parte del patrimonio. Nella complessa vicenda compare anche Raffaele Mincione, al centro dell'affaire Vaticano

Ci sono sentenze che vanno al di là delle vicende processuali per via dello sfondo generale in cui si svolgono i fatti e per i nomi delle persone coinvolte. Un po’ come i maestosi campi lunghi dei film di Sergio Leone che allargano lo sguardo dello spettatore su scenari ben più ampi.

È il caso di una recente sentenza del tribunale di Firenze sull’eredità di Oliviero Prunas che nel dirimere la controversia inevitabilmente finisce per raccontare una parte di Lucca poco nota e conosciuta ma molto suggestiva. Un noto architetto fiorentino, della Firenze bene e che contam si sarebbe detto un tempo, tra il 2007 e il 2012 aveva prestato 2,2 milioni di euro a Prunas che però nel 2014 è deceduto a Lucca.

I suoi eredi accettano il lascito testamentario con beneficio di inventario ma sono stati condannati dal giudice a pagare il debito al professionista fiorentino perché di fatto avrebbero messo mano al patrimonio, decadendo dai benefici della possibilità di accettare o meno l’eredità fatta di attivi e passivi. E fin qui il racconto sembrerebbe una normale causa per debiti.

Ma chi era Oliviero Prunas e quali altri personaggi entrano nella vicenda legata alla causa terminata giorni fa con la sentenza di primo grado? E qui il racconto nelle motivazioni della sentenza allarga lo sguardo su scenari decisamente più estesi che tirano in ballo anche una parte di Lucca sconosciuta ai più.

Prunas, figlio di un ambasciatore, fa il suo esordio poco più che ventenne come attore in La dolce vita di Fellini, dove interpreta il figlio del principe. Negli anni successivi ottiene delle parti importanti anche in molti altri film. Chiude la sua carriera dopo aver recitato assieme a una giovanissima Catherine Spaak nei film La voglia matta e Diciottenni al sole. Negli anni Settanta entra nel mondo della finanza diventando rappresentante in Italia del banchiere francese Edmond de Rothschild. A metà anni Ottanta combina l’acquisto di una quota della Banca Tiburtina dalla Bnl presieduta al’epoca da Nerio Nesi e ne assume la vicepresidenza. Da qui inizia una veloce carriera dirigenziale nelle banche romane passando dal Credito Fondiario al Banco di Santo Spirito fino alla vicepresidenza della Banca di Roma presieduta in quegli anni da Pellegrino Capaldo e Cesare Geronzi.

La sua carriera nella finanza si interrompe a inizio degli anni Novanta quando finisce per essere coinvolto nelle inchieste di Tangentopoli e arrestato per concorso in corruzione dopo otto mesi di latitanza. Scompare dal panorama finanziario e bancario e ricompare a Lucca in una tenuta extra lusso sulle colline a nord-ovest della città attualmente in vendita a 4,5 milioni di euro su siti specializzati in questo tipo di proprietà. Circa 25 ettari di terreno, piscine, 10 bagni e 16 stanze e altri comfort da nababbi. Questa proprietà è uno dei pezzi forti di una società che gestiva il patrimonio di Prunas, il cui curatore è un noto avvocato di Lucca.

Per il giudice, come si legge nella sentenza, gli eredi Prunas avrebbero eseguito movimenti finanziari tali da aver accettato di fatto l’eredità del genitore deceduto e quindi devono pagare il debito che è stato ampiamente provato durante la causa. Si legge infatti in sentenza: “Gli eredi, infatti, consapevoli del carattere simulato della costituzione ed escussione del pegno avente ad oggetto le azioni della Cluster Finance S.A:, hanno omesso di denunciare tale circostanza in sede di redazione dell’inventario, nel quale conseguentemente non figura la parte più consistente del patrimonio del de cuius. Vi è stato dunque un atto di occultamento di beni ereditari, e in particolare delle azioni della Cluster Finance S.A. In altri termini, molte delle circostanze che concorrono alla prova della simulazione implicano necessariamente anche la consapevolezza degli eredi Prunas”.

Di qui la condanna gali eredi di Oliviero Prunas “decaduti dal beneficio di inventario al pagamento in favore di parte attrice del complessivo importo di euro 2.215.313,00 oltre interessi al tasso legale dal 3 dicembre 2014 alla data di pubblicazione della sentenza”.

Ma non è finita qui. Uno dei consulenti finanziari della società che possiede la villa extra lusso di Lucca e che era stato chiamato in causa è Raffaele Mincione. Il giudice lo ha escluso dalla sentenza insieme agli altri convenuti condannando solo gli eredi. Mincione, si ricorderà, è al centro del recente scandalo in Vaticano e il 27 luglio prossimo dovrà presentarsi in aula presso il tribunale della Santa Sede insieme al cardinal Becciu e altre sette persone rinviate a giudizio all’interno della rocambolesca inchiesta che ha fatto emergere una serie di operazioni speculative finanziate effettuate anche con i soldi per i poveri nella diretta disponibilità del Papa, quelli dell’Obolo di San Pietro, portando a perdite milionarie per la Santa Sede, secondo l’accusa.

La vicenda riguardante l’eredità Prunas è solo al primo grado di giudizio civile, se ci saranno ulteriori sviluppi e un secondo grado lo si potrà sapere solo nelle prossime settimane. Questo al momento il quadro generale e particolare dell’intera vicenda giudiziaria.

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