Provvedimento disciplinare per un post sulla crisi della sanità, medico “assolto” dalla Corte d’Appello

Per i giudici di secondo grado il professionista aveva esercitato "un legittimo diritto di critica"

Un noto medico che ha svolto e svolge anche mansioni dirigenziali, a Lucca e a Livorno, tempo fa aveva pubblicato su Facebook alcune dure critiche a certi aspetti della sanità regionale contestando una “deriva americana” della gestione della salute pubblica. Per tali affermazioni ritenute lesive e diffamatorie dall’Asl Toscana nord ovest, a seguito di procedimento disciplinare, era stato sanzionato con circa 2mila euro e in primo grado i giudici avevano confermato tali disposizioni ritenendo che “che la condotta del medico si era risolta in una aggressione generica verso soggetti facilmente individuabili, con parole eccessive e offensive. La sanzione inflitta era altresì proporzionata rispetto alla condotta tenuta, considerato che, secondo la giurisprudenza della Suprema Corte, le dichiarazioni del dirigente rilasciate attraverso Facebook erano idonee a integrare una fattispecie di diffamazione”.

Di avviso diametralmente opposto i giudici della corte d’Appello di Firenze che hanno completamente ribaltato la sentenza di primo grado annullando la sanzione e condannando l’Asl alle spese legali e di giudizio. Nella sentenza di secondo grado, a firma dei giudici Papait, Rugiu e Taiti, si legge infatti che: “Si concretizzano in una mera disquisizione di politica sanitaria in generale, con riferimento ad un sistema sanitario americano che viene richiamato come estremo termine di paragone, senza che comunque possano individuarsi riferimenti a circostanze concrete specifiche rilevanti, quale termini di collegamento con il proprio datore di lavoro, nella persona della Regione Toscana, della Asl e della sua direzione aziendale.  Il dottore, come premessa del suo dichiarato, non prende spunto da fatti concreti avvenuti in ambito sanitario sul proprio territorio di riferimento, in un determinato momento storico, in relazione a determinate scelte sanitarie non condivisibili, sì che la critica espressa con parole particolarmente forti avrebbe potuto definirsi offensiva e diffamatoria verso i vertici aziendali che simili scelte avevano attuato. Nel suo messaggio il dottore  avanzava una critica ad un sistema sanitario generale che tendeva a ridurre le prestazioni, manifestando la preoccupazione che la tutela della salute pubblica imboccasse la strada del sistema sanitario americano, che veniva presso, si ribadisce, come termine di paragone estremo.  Pertanto, deve escludersi che nel messaggio Facebook vi fossero elementi identificanti il datore di lavoro a cui quei messaggi sarebbero stati diretti secondo il tenore della contestazione”. Il medico e dirigente aveva pubblicato provocatoriamente anche un facsimile di una ricevuta di un collega americano di 158mila dollari per un intervento chirurgico argomentando che le riforme sanitarie di tagli, accorpamenti e altri provvedimenti analoghi andassero tutti in direzione di un risparmio economico da parte dello Stato e delle Regione a danno dei pazienti e della salute pubblica inficiando i servizi da erogare per il bene di tutti. Contestando aspramente tale deriva il medico aveva usato parole dure nei confronti di chi prende decisioni in Italia, in Europa e in Toscana in materia sanitaria ma senza fare nessun nome. Per i giudici di secondo grado quindi si è trattato di un legittimo diritto di critica, un ragionamento di politica sanitaria assolutamente privo di elementi diffamatori nei confronti di qualcuno in particolar e men che meno nei confronti dell’Asl.

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