Green pass e obblighi, il comitato Scuola consapevole scrive al governo: “Chi non si vaccina è discriminato”

La missiva: "Molte famiglie dovranno fare i conti col vivere senza stipendio, ne faranno le spese i bambini e i ragazzi, figli di genitori che lavorano nel comparto"

Il Comitato Scuola consapevole scrive al governo.

“La scuola sta vivendo un momento davvero buio e crediamo che ogni cittadino, indipendentemente dalla scelta personale riguardo alla vaccinazione, dovrebbe rendersi conto che scegliere tra vaccinarsi o lavorare non è una libera scelta. A breve molte famiglie dovranno fare i conti col vivere senza stipendio, ne faranno le spese i bambini e i ragazzi, figli di genitori che lavorano nel comparto scuola, gli alunni e le rispettive famiglie, mentre i contagi comunque crescono, perché le varianti sono più veloci dei “vaccini”, spiega il comitato.

“Noi docenti e personale tecnico amministrativo del Comitato a gran voce richiamiamo il governo affinché riconsideri le pesanti norme contenute nel decreto legge 172 del 26 novembre che, inserendo il super green pass e l’obbligo vaccinale per la scuola, ha catapultato l’intera società italiana in una situazione ancora più drasticamente tragica di quanto non lo fosse già.Dal 15 dicembre 2021, infatti molti istituti scolastici sono entrati nel caos – si legge nella lettera –  mentre da una parte molti colleghi vaccinati, ma non monitorati, continuano ad ammalarsi e a contagiare sia colleghi che studenti, dall’altra tanti lavoratori sani, monitorati ogni 48 ore con tampone pagato a proprie spese e rispettosi da sempre delle norme di sicurezza igienico-sanitarie, ritenuti dal governo colpevoli unicamente di esercitare il proprio legittimo diritto di non avvalersi di una terapia genica sperimentale, saranno tra pochi giorni puniti con la sospensione, lasciati a casa senza alcuno stipendio, decisione politica che arrecherà un gravissimo danno anche agli studenti, pensiamo in particolar modo ai ragazzi con disabilità, e alle loro rispettive famiglie”.

“Ha senso questa decisione?  – si legge ancora – Con tale surrettizio obbligo i lavoratori della scuola si sono trovati in una morsa discriminatoria senza precedenti: o accettare la terapia genico-sperimentale, assumendosi personalmente ogni responsabilità rispetto agli accertati danni collaterali da essa derivanti, attraverso la firma di un consenso non informato perché la terapia è ancora in fase di osservazione, o l’impossibilità di lavorare. Come si può definire questa libertà di scelta? Non sussiste poi alcuna proporzionalità fra la condizione di emergenza attuale e la durezza di queste privazioni nei confronti di una minoranza della popolazione; restrizioni che, senza alcuna base autenticamente condivisa dalla comunità scientifica, comportano tanto gravi discriminazioni economiche, psicologiche e morali solo a carico di quanti non hanno ritenuto o potuto vaccinarsi”.

“È evidente – prosegue il comitato – che l’obbligo vaccinale limita fortemente i diritti costituzionali (solo per citarne alcuni: articolo 1 e 4, il diritto al lavoro, articolo 3 il principio di uguaglianza, articolo 32, l’inviolabilità della persona umana) e i diritti umani universali (Carta Ue, Carta di Nizza, Codice di Norimberga), che il governo ben conosce, ma che non rispetta, giustificando tale imposizione con un’emergenza che questo provvedimento non risolverà, perché la soluzione, tutta la scienza è concorde in questo, non è la vaccinazione in fase pandemica, poiché non permette l’immunizzazione dalle continue varianti, ma le norme di sicurezza, il monitorare tutta la popolazione con i tamponi e puntare sull’efficacia delle terapie. Molti bambini e ragazzi, grazie a questo decreto, i cui genitori lavorano nella scuola, non avranno più di che vivere e tutti gli altri perderanno dei preziosi collaboratori e dei validi insegnanti; docenti che hanno sempre svolto il loro lavoro, ottenuto con faticoso studio, dedizione e passione, e che si sono adoperati fin dall’inizio della pandemia imparando in pochi giorni ad utilizzare i nuovi mezzi informatici per attivarsi con la dad, con tanto sacrificio, andando oltre i normali orari di lavoro, per stare sempre al servizio dei propri alunni. E ora? Non serviamo più? Siamo forse dei cattivi esempi? No, al contrario: siamo esempio di coerenza e di rispetto nei confronti della nostra Costituzione. Noi ci siamo informati, abbiamo messo in atto il tanto auspicato esercizio del pensiero critico e lo abbiamo messo in pratica. Ecco noi siamo le persone che ascoltano, che leggono, che riflettono, che scelgono sulla base di un pensiero personale e non per una presa di posizione politica o ideologica. È forse questa la nostra colpa? Essere esseri pensanti e critici? Essere esempio vivente e testimoni del rispetto verso uno stato di diritto? Siamo da eliminare perché siamo disobbedienti? Noi non siamo disobbedienti, perché obbediamo alla nostra coscienza che ci porta verso gli ideali di giustizia, verità e libertà e preghiamo per tutti coloro che alimentano la propaganda che quotidianamente istiga all’odio. Sostenere una stampa che ci denigra, etichettandoci con termini che non hanno alcun senso, in quanto ciascuno di noi ha personali e valide motivazioni che hanno diritto di essere rispettate, denota una volontà precisa di voler creare divisione e contrapposizione sociale. Come intellettuali ci rendiamo conto di assistere a un capitolo disastroso della storia italiana, in quanto nel giro di pochi mesi abbiamo perso secoli di conquiste civili”.

“Ci teniamo a ricordare la frase che Aldo Moro volle far inserire nell’articolo 32: La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana. Tali autorevoli parole dovrebbero tuonare alte nella coscienza di tutti. Violare questi principi significa macchiarsi di gravi crimini contro l’umanità – concludono – Vogliamo sperare che il governo ripensi le sue decisioni e, se davvero agisce per il bene della comunità al fine di contenere la diffusione del Sars Cov2, come noi non dubitiamo, elimini questo mascherato obbligo vaccinale e punti su terapie sicure, assumendosi la responsabilità delle proprie decisioni. Dubitare, cambiare, modulare è segno di intelligenza, di lungimiranza, di resilienza e di grandezza. Un governo che voglia definirsi ancora democratico, ascolta e tutela tutti cittadini, minoranze incluse, non schiaccia e non reprime. La repressione non è mai stata una buona maestra. La miglior guida non è l’autorità, ma l’autorevolezza che si guadagna con la competenza, la credibilità, il rispetto e l’amore. Questo noi insegnanti lo sappiamo bene”.

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