“Sono un avvocato, ma lavoro per i servizi segreti”: era tutto falso. Condannato a pagare i danni per 4 anni di bugie alla ex moglie

Dopo la separazione la causa civile dà ragione alla donna raggirata sulla reale situazione da un lucchese che, inoltre, intratteneva anche altre relazioni

“Sono un avvocato ma in realtà lavoro per i servizi segreti”. Era tutto falso. Condannato dal tribunale a pagare circa 70mila euro tra spese legali e danni per illecito endofamiliare all’ex moglie, dopo che gli erano stati sequestrati, in fase cautelare, beni per 110mila euro, visto il suo comportamento ingannevole e imprevedibile e i numerosi rapporti extraconiugali.

Incredibile e rocambolesca vicenda umana e giudiziaria che vede al centro una donna ingannata e raggirata da un uomo che per alcuni anni è riuscito ad prendere in giro tutti creando un’identità falsa. Ma ora per lui è tempo di pagare i conti, almeno per i danni alla ex moglie. Una causa civile, molto complessa e delicata, per il risarcimento dei danni da illecito endofamiliare e violazione dei doveri di coniuge è giunta infatti a sentenza condannando l’uomo a circa 70mila euro totali, tra danni e spese, nei confronti dell’ex moglie.

Si legge in sentenza: “Invero, la condotta inadempiente nell’ambito della famiglia viene ad assumere un duplice rilievo per l’applicazione delle regole previste in materia di famiglia e per l’applicazione delle regole sulla responsabilità aquiliana, rientrando nella definizione di illecito endofamiliare tutte le ipotesi in cui all’interno della famiglia si sia realizzata una lesione ai diritti della persona costituzionalmente garantiti, in conseguenza della violazione dei doveri familiari”. Non è mai semplice e scontato dimostrare i danni a seguito di certe azioni all’interno di una famiglia ma in questo caso i fatti erano davvero eclatanti e sono stati tutti provati in aula. “Sono un avvocato e lavoro in unno studio legale di Firenze ma in realtà è solo una copertura, sono un analista dei servizi segreti”. Questa dichiarazione dell’uomo, originario della Lucchesia, finisce addirittura agli atti della causa di separazione e divorzio, terminata nel 2016 al tribunale di Prato, dove la coppia era andata a vivere per circa 4 anni. Dichiarazioni acquisite poi nella causa di risarcimento danni.

Lei originaria di Massa dopo averlo conosciuto tramite amicizie comuni si era innamorata di quest’uomo così affascinante che l’aveva corteggiata per un certo periodo prima di convincerla a sposarsi. Un matrimonio durato solo 4 anni durante i quali per la donna è stato un crescendo di scoperte allucinanti e incredibili degne di un copione di un film o di un romanzo di successo. La verità come spesso accade supera ogni fantasia. E nessun risarcimento potrà mai restituire alla donna il tempo perduto e il groviglio di emozioni negative e terribili che avrà provato. Un incubo. Casa grande, macchina di lusso, vita agiata, e quell’uomo che aveva un lavoro così prestigioso e un incarico così delicato e raro. Un sogno ad occhi aperti. Così bello da non sembrare vero, e infatti era tutto falso. I primi dubbi della donna dopo la scoperta in garage, occultati in un baule, di lettere di ingiunzione, addirittura di pignoramento, che scopre casualmente un giorno in cui stava sistemando e mettendo in ordine le tante cose accumulate nel garage di famiglia. Più va avanti nelle sue ricerche più scopre i vari tasselli del puzzle di un inganno a dir poco inquietante. Vengono fuori anche tradimenti con altre donne e nessuna confessione, anzi. L’uomo continua a negare e durante un’udienza della separazione esibisce in aula davanti ai giudici di Prato un documento della presidenza del consiglio dei ministri dal quale si evincerebbe l’incarico di analista per la sicurezza nazionale presso i servizi segreti italiani. Tutto falso.

Si legge infatti nella sentenza del tribunale di Massa, a firma del giudice Elisa Pinna, pubblicata e depositata con le motivazioni nei giorni scorsi: “È emerso che per tutto il tempo della loro unione e fino all’allontanamento dalla casa familiare come I’uomo avesse ingannato la moglie, costruendosi una finta identità, così da farle credere di essere un avvocato, socio di un prestigiosissimo studio legale di Firenze (e con tanto di biglietto da visita del recante il titolo di avvocato e un verbale di denuncia querela nel quale si qualifica come avvocato), con un parallelo lavoro di intelligence per la sicurezza nazionale, e di essere in grado di garantirle uno stile di vita molto agiato. Non credendo più alle rassicurazioni del marito, la donna ha svolto alcune indagini, scoprendo così che il coniuge non era avvocato e non era neppure laureato in giurisprudenza, nonostante avesse festeggiato la laurea con tanto di bomboniere (e targa di laurea); e che così erano inventati anche quei colleghi di lavoro che avevano fatto dei regali ai coniugi per il loro matrimonio”.

Ma c’è di più. “Ancora, durante il procedimento di separazione, ha poi avuto anche la certezza che l’altro lavoro, asseritamente svolto dall’uomo, di sicurezza nazionale presso il Sismi e il Sisde, era totalmente inventato. Dinanzi al Tribunale di Prato, l’uomo, regolarmente costituitosi in giudizio di separazione, non ha negato di avere utilizzato la falsa identità di avvocato durante il coniugio, ma si è giustificato sostenendo che la sua finta identità fosse necessaria per il lavoro di analista in materia di sicurezza nazionale ed internazionale con compiti di intelligence nazionali con coperture da lui svolto. A sostegno di quanto dichiarato ha anche prodotto una lettera della presidenza del consiglio dei ministri attestante l’attività da lui svolta: sennonché, tale documento è poi risultato falso, in quanto non ha mai ricoperto alcun ruolo di sicurezza nazionale. Nel corso del giudizio di separazione è risultato, altresì, provato come  avesse intrattenuto delle relazioni extraconiugali per tutta la durata del coniugio, scoperte dalla donna dopo avere rinvenuto nella memoria di un telefono cellulare nascosto sulla macchina dell’uomo messaggi e foto scambiati dal marito con altre donne dal contenuto erotico rinvenuti. Invero, la giustificazione che tali cellulari fossero in uso a colleghi appartenenti come lui al Sismi si è rivelata palesemente falsa”.

Il giudice di Massa lo ha condannato a 55mila euro di danni non patrimoniali in favore dell’ex moglie, e circa 15mila euro di spese legali. L’uomo aveva liquidità grazie ad alcuni beni della sua famiglia di origine e per questo era riuscito all’inizio a rendere credibile il suo racconto e ora l’ex moglie riuscirà a ottenere il risarcimento che le ha concesso il tribunale perché questo giudizio ha acquisito gli atti del tribunale di Prato, relativi alla separazione e al divorzio, e inoltre questa sentenza si riferisce alla fase di merito del procedimento cautelare per sequestro conservativo, promosso ante causam, nel quale sempre il tribunale di Massa aveva precedentemente disposto il sequestro conservativo dei beni mobili e immobili appartenenti all’uomo, fino al valore di 110mila euro, con decreto, inaudita altera parte, poi confermato con ordinanza del giugno del 2016 (ordinanza di sequestro preventivo su bene immobile dell’uomo). Il risarcimento danni quindi arriverà ma al termine di una vicenda personale prima ancora che giudiziaria davvero incredibile e logorante e dalle mille sfaccettature, tante quante quelle dell’uomo che in questo procedimento è rimasto sempre contumace. Non è noto al momento dove si trova l’uomo e cosa stia facendo o se ci sono in corso anche indagini da parte della magistratura per verificare eventuali rilievi di tipo penale. Tutti i debiti contratti durante il matrimonio sono di sua esclusiva pertinenza.

La causa civile di primo grado di risarcimento danni è terminata.

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