Biblioteca di Borgo, la cooperativa: “Lavoratrici costrette a firmare? Tutto falso”

La dura replica alla Cgil: "Forse sono alla ricerca di un protagonismo, e di un clamore, per riaffermare un ruolo"

Biblioteca di Borgo a Mozzano, la cooperativa Le Macchine Celibi replica alle accuse della Cgil.

“La cooperativa le Macchine Celibi è il nuovo gestore della biblioteca comunale di Borgo a Mozzano. È una ditta specializzata – precisano -, che opera in oltre 100 biblioteche pubbliche in 10 Regioni italiane. Nel 2020 presentò offerta per la gara della biblioteca, dove risultò prima sull’offerta progettuale. Il Comune assegnò però il servizio ad un’altra ditta, in virtù del ribasso. La cooperativa presentò allora ricorso al Tar Toscana, sostenendo che la ditta non aveva i requisiti di esperienza per partecipare alla gara, e che, inoltre, non applicava i contratti collettivi nazionali di lavoro previsti per gli appalti pubblici dal codice degli appalti. Il Tar di Firenze, con ben due sentenze, ha dato ragione alla Cooperativa Le Macchine Celibi, e ha disposto che il comune di Borgo a Mozzano le dovesse aggiudicare il servizio. Siamo una cooperativa seria, specializzata nei servizi bibliotecari, che segue le regole degli appalti, e quindi leggiamo da alcuni giorni con stupore crescente i reiterati attacchi della locale esponente della Cgil, che parla, nell’ordine di ‘mancato rispetto delle regole’, ‘ricatti’, ‘incameramento di risorse del Comune'”.

“Partiamo da questo ultimo punto – precisano -, che fa sorridere: la cooperativa non solo non si è ‘accaparrata’ alcunchè, ma anzi finora ha investito le proprie risorse perché fosse ristabilita la legalità della gara d’appalto e fosse quindi assicurato un servizio in linea con gli standard nazionali. La locale rappresentante della Cgil si spinge a dire che la cooperativa ha costretto le lavoratrici sotto ‘ricatto’ ad ‘accettare condizioni peggiorative’. Ciò è falso, e i toni in questo caso rasentano davvero la diffamazione. Facciamo presente che le lavoratrici erano assunte in precedenza col ‘contratto’ Confalvoro, non firmato da Cgil, Cisl, Uil: un contratto ‘spurio’, che non si può usare negli appalti pubblici, secondo precise indicazioni del codice degli appalti. Ebbene, le due lavoratrici erano assunte con questo ‘contratto’, al 6 livello, che prevede mansioni quali ‘operaio addetto alla falciatura, potatura, concimazione e pulizia aree verdi’, ‘addetti alla rotazione e trasporto sacchi’, ‘operai comuni addetti alle cabine e linee di verniciatura’, ‘addetti alla selezione di residui di lavorazione e o di materiale da raccolte differenziate’, ‘addetti ai lavori di pulizia dei vetri’. Perché la Cgil, ci chiediamo, non è insorta contro l’applicazione alle lavoratrici della Biblioteca di quel contratto? Facciamo presente che la cooperativa le Macchine Celibi ha inviato alle lavoratrici una regolarissima proposta d’assunzione, a tempo indeterminato, per le stesse ore che facevano prima, stavolta però con un ‘vero’ contratto collettivo nazionale di lavoro, firmato da Cgil, Cisl e Uil, inquadrandole non come ‘operaie’, come avveniva prima, ma come ‘impiegate’, e per la qualifica professionale di ‘bibliotecarie’: dando loro dunque un riconoscimento professionale che prima non era loro riconosciuto“.

“Inoltre la cooperativa, come condizione migliorativa rispetto allo stesso Contratto Nazionale – proseguono -, ha aggiunto alla retribuzione un elemento aggiuntivo, un superminimo, a riconoscimento dell’esperienza maturata. Dunque non solo le condizioni retributive delle lavoratrici non sono peggiorate, ma ora finalmente hanno un riconoscimento della qualifica professionale di impiegato bibliotecario, che prima, lo ripetiamo, non c’era. Le lavoratrici hanno liberamente accettato la proposta di lavoro (nessuna coercizione è stata messa in atto a tal riguardo, ci mancherebbe), e hanno preso servizio dal 24 di gennaio. Nei primi giorni dell’appalto, mentre si cercava di definire un accordo, il servizio è stato legittimamente svolto dalla nostra cooperativa con personale già in organico, qualificate impiegate bibliotecarie di altre biblioteche che la cooperativa gestisce in provincia di Lucca”.

“Come mai la locale rappresentante sindacale della Cgil si scagli contro chi, come la cooperativa Le Macchine Celibi, applica alla lettera un contratto sottoscritto dalla sua organizzazione sindacale, e non si sia scagliata con altrettanta veemenza contro chi inquadrava le due lavoratrici come ‘addette allo sfalcio dell’erba’ o ‘addette alla pulitura dei vetri’, resta per noi un mistero. Un mistero che si spiega forse con la ricerca di un protagonismo, e di un clamore, per riaffermare un ruolo. Ricordiamo a tal proposito che ci è stato anche chiesto di resuscitare nell’accordo l’articolo 18. Abbiamo spiegato al rappresentante sindacale che questo lo può fare il Parlamento – concludono -, ma non rientra tra i poteri di una cooperativa. Ci sembra dunque che dietro questo accanimento nei nostri confronti ci siano ragioni ideologiche e strumentali, più che fatti”.

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