Perde oltre 200mila euro in una maxi truffa finanziaria: parte il processo per 11 imputati

Nella rete messa in piedi per l'accusa da un finto arcivescovo è finito anche un investitore di Lucca

Maxi truffa con i fondi Pegasus, al via il processo a Roma per gli 11 imputati, tra cui un finto Arcivescovo. Tra le parti civili anche un investitore lucchese che ha perso circa 200mila euro e che ha provato a rivalersi sulla banca depositaria ma il tribunale cittadino gli ha dato torto perché l’istituto di Lucca è risultato totalmente estraneo ai fatti e anzi ha dimostrato di aver provato a recuperare i soldi del cliente dalla società al centro del raggiro con sede in Inghilterra.

La vicenda

Trading illegale, dopo la segnalazione della Consob è partita un’inchiesta ora arrivata in aula ma centinaia di investitori hanno perso il loro denaro. Anche un lucchese vittima della maxi truffa legata ai Fondi Pegasus di una società inglese di trading, la Lux Finance Ltd, fallita negli anni passati. L’uomo ha perso circa 200mila euro che aveva investito, in questo strumento finanziario che poi  giudici hanno dimostrato inesistente,  in quella che si è poi infatti rivelata una vera e propria truffa. A novembre scorso il gup del tribunale di Roma ha rinviato a giudizio Massimiliano Muzzi, il leader dell’organizzazione secondo i giudici, e altre dieci persone con le accuse, a vario titolo e a seconda delle posizioni, di associazione a delinquere, truffa, autoriciclaggio, ricettazione, ostacolo all’esercizio delle funzioni e delle autorità pubbliche di vigilanza. Muzzi, 49 anni, è già a processo a Roma per un’altra truffa. Muzzi, maestro di musica che aveva fondato una congrega religiosa proclamandosi Arcivescovo, avrebbe convinto gli investitori a dargli molto denaro promettendo guadagni redditizi. Ma i milioni di euro accumulati sarebbero stati versati su due fondi fittizi di diritto estero, Pegasus Royal e Pagasus Gold, e poi accreditati sui conti aperti dal professionista presso la Investec Bank delle Mauritius. Larga parte delle somme distratte erano state impiegate in attività riconducibili a Muzzi e ai suoi prestanome. Ai malcapitati, venivano proposti investimenti inesistenti acquistando i fondi Pegasus dalla Lux Finance, società in liquidazione dal 2016: i clienti sono stati truffati per milioni di euro, denaro poi utilizzato per mettere in piedi attività tra Roma, l’Umbria e la Toscana. Nel processo che inizierà a Roma numerosi sono i cittadini che si costituiranno parte civile in quanto vittime del raggiro. Tra questi anche il cittadino lucchese che ha perso circa 200mila euro in questa brutta storia che nel 2018 aveva portato la guardia di finanza a sequestrare oltre 70 milioni di euro e vari immobili. Ma per i risparmiatori truffati riuscire a rientrare in possesso di parte delle cifre investite appare una strada in salita.

Il processo a Lucca contro la banca depositaria

Le vittime dei Fondi Pegasus possono sperare di recuperare un po’ di soldi persi attraverso due canali: il fondo di garanzia inglese per i risparmiatori o attraverso le cause civili contro le banche depositarie dei conti correnti legati al conto titoli. Ma questa seconda strada sta portando a differenti pronunce da parte dei vari tribunali a seconda di come si è comportata la banca. A Lucca il tribunale ha dato torto all’investitore e ragione alla banca cittadina perché non sono emersi comportamenti anomali da parte dell’istituto di credito. L’uomo con atto di citazione notificato nel 2019 aveva citava in giudizio la banca lucchese, addebitandole la responsabilità per non aver custodito gli strumenti finanziari depositati presso il conto corrente acceso presso di lei; per violazione dei principi di trasparenza, perizia, correttezza e buona fede, avendo negligentemente acconsentito ad un’operazione di investimento con rischio elevatissimo; per non aver provveduto alla pronta alienazione dei titoli, violando il contratto stipulato e il regolamento Consob. Ma nel processo di primo grado è venuto fuori altro. Si legge, infatti, nella sentenza a firma del giudice Giacomo Lucente del tribunale lucchese: “L’attore era pienamente a conoscenza del fatto che, in ogni caso, nulla avrebbe potuto pretendere in futuro nei confronti della banca convenuta per eventuali danni subiti dagli infruttuosi investimenti di Lux Finance Ltd, e ciò si evince dalla lettura della delega sottoscritta sia dalle parti in causa che dalla società intermediatrice, ove si legge chiaramente che parte attrice era consapevole dell’estraneità della banca da ogni rapporto contrattuale con Lux Finance Ltd e soprattutto riconosceva che l’odierna convenuta non aveva esercitato alcuna influenza in ordine alle scelte di investimento. Infatti, emerge dagli atti che tale negozio era stipulato esclusivamente al fine di supportare parte attrice, in quanto la banca era esclusivamente legittimata ad alienare, ove possibile, i titoli cosiddetti Pegasus, al fine di tentare di recuperare le somme investite a suo tempo. È emerso che tale operazione non è stata possibile, in quanto il fondo di investimento presso il quale le somme in esame erano depositate non ha eseguito l’ordine di liquidazione tempestivamente richiesto dalla Banca convenuta. In ogni caso, non può essere mosso alcun rimprovero nei confronti della convenuta, visto che ha diligentemente richiesto alla società di gestione dei Fondi Pegasus più volte – in qualità di mandataria di parte attrice – il disinvestimento di tali somme”. Insomma la banca in questo caso ha dimostrato la sua assoluta buona fede e il tribunale ha emesso tale sentenza: “Il Tribunale di Lucca, definitivamente decidendo, così provvede: rigetta la domanda e condanna l’attore al rimborso delle spese di lite in favore della banca convenuta che liquida in euro 10.000”. All’uomo non resta che provare ad appellare la sentenza e soprattutto di sperare che il Fondo di garanzia inglese si attivi nei confronti delle vittime subito dopo che la magistratura capitolina avrà stabilito la verità giudiziaria dei fatti oggetto del processo in corso contro i presunti truffatori. In generale quando si tratta di trading e comunque di investimenti fatti al fine di guadagnare “bene” sui mercati finanziari la prudenza non è mai abbastanza.

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