Vendevano gli immobili sottratti ai legittimi eredi con un giro di falsi testamenti: tre fratelli condannati

Sentenza della Cassazione: uno degli imputati si era candidato sindaco a Minucciano

La truffa dei falsi testamenti per appropriarsi delle eredità per poi rivenderle subito, un giro d’affari, secondo i giudici di milioni di euro, ora arriva la condanna in via definitiva dei tre fratelli ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla truffa. Nel 2019 erano stati scoperti e arrestati e lo scorso anno avevano poi patteggiato la pena davanti al gup del tribunale di Lucca, ora nei giorni scorsi la condanna passata in giudicato a seguito della sentenza della suprema corte di Cassazione che ha dichiarato inammissibili i ricorsi.

Si legge infatti in sentenza: “L’imputato non può rimettere in discussione profili oggettivi o soggettivi della fattispecie, perché essi sono coperti dall’accordo negoziale. Dunque è evidente che la ricostruzione del fatto nel patteggiamento è in larga misura, non realizzata in senso proprio dal giudice, bensì affidata alla ‘non contestazione’ delle risultanze delle indagini da parte del soggetto imputato, che si accorda con la parte pubblica sull’esito del processo. Ciò determina la piena ragionevolezza di una motivazione che non si pone certo l’obiettivo di rappresentare expressis verbis la sussistenza dei presupposti fattuali della penale responsabilità, al di là di ogni ragionevole dubbio. La corte dichiara inammissibili i ricorsi e condanna i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della cassa delle ammende”. Ma ricostruiamo l’intera incredibile vicenda dall’inizio.

I fatti oggetto del procedimento penale

Per i giudici i tre fratelli facevano registrare testamenti olografi di anziani defunti, intestandoli a prestanome o a loro complici, all’insaputa dei legittimi eredi, aspirando a fare affari facili alle loro spalle per appropriarsi delle varie eredità: mettendo immediatamente sul mercato delle compravendite immobiliari, prestigiosi appartamenti, a Pisa e a Livorno, o terreni edificabili nella zona vip di Forte dei Marmi e Roma Imperiale. Un giro d’affari per gli inquirenti di diversi milioni di euro, che tre fratelli della Garfagnana, avevano intenzione di spartirsi, programmando colpi addirittura fino al 2027. Una vera e propria associazione a delinquere a conduzione familiare, per i giudici lucchesi che nel 2019 avevano dato mandato ai carabinieri di eseguire nei loro confronti tre ordinanze di custodia cautelare firmate dal gip Antonia Aracri, su richiesta del pm Enrico Corucci.

In carcere erano finiti Fabio Canozzi, 44 anni, consulente finanziario di Minucciano, ritenuto la mente della gang, che dieci anni fa si era candidato a sindaco nel comune Garfagnino e il fratello Giancarlo, 56 anni, ex operaio per una ditta di escavazioni. Ai domiciliari era finito anche l’altro congiuro, Giuliano, 51 anni, anche lui già noto alle forze dell’ordine.

Secondo l’inchiesta giudiziaria ora conclusa che ha permesso di ricostruire un meccanismo perverso ma ben collaudato, in ballo c’erano dai 20 ai 30 immobili sparsi tra la Garfagnana, la Versilia, Forte dei Marmi ma anche Massa Carrara , Pisa e Livorno. Un “sistema” che aveva iniziato a presentarsi davanti agli occhi degli inquirenti nel novembre del 2017, quando alla caserma dei carabinieri di Forte dei Marmi un professionista si era presentato dopo aver scoperto, facendo la visura catastale di un terreno che riteneva di sua proprietà, che quel podere risultava invece intestato ad un’altra persona.

Un’altra truffa del falso testamento emerge infatti nel dicembre del 2018, quando alla stazione dei carabinieri di Gramolazzo si presenta un legittimo erede, designato nel testamento di un anziano 87enne deceduto nell’agosto di quell’anno e che, dopo averlo adottato, gli aveva lasciato terreni e proprietà, in Garfagnana e a Pisa. L’uomo era stato infatti convocato da un notaio di Aulla per la lettura del testamento del padre adottivo, scoprendo che era stato nominato erede universale al suo posto Franco Malatesta, 65 anni, colpito da un obbligo di firma alla pg per concorso nelle truffe e falsità di documenti.

Per gli inquirenti un complice prestanome dei tre fratelli, grazie a cui erano già state avviate trattative per la vendita del patrimonio, in particolare di un appartamento in centro a Pisa, che l’erede, quello vero, aveva affittato a degli studenti brasiliani. Un fatto che era emerso in tutta la sua singolarità quando gli acquirenti si erano presentati con l’agenzia a visitare l’immobile, per il quale avevano versato una caparra simbolica di mille euro. Con questi elementi erano scattati i sequestri preventivi delle proprietà del defunto 87enne di Minucciano, mentre l’indagine, svolta in collaborazione fra i carabinieri della Versilia e quelli della Garfagnana, era proseguita per ricostruire la presunta trama tessuta dai tre fratelli, accusati di associazione a delinquere finalizzata a vario titolo alle truffe aggravate, riciclaggio, impiego di denaro e beni di provenienza illecita oltre che di falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico, falsità in scrittura privata, falsità di documenti equiparati agli atti pubblici e falsa attestazione o dichiarazione sull’identità. Il rocambolesco caso giudiziario si è ora concluso definitivamente.

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