Festa della Repubblica, scoppia la polemica: “Vergognosa l’assenza della polizia penitenziaria”

Il segretario generale del sindacato autonomo del Corpo: "Il direttore del carcere San Giorgio è responsabile di uno sgarbo istituzionale che offende donne e uomini che quotidianamente svolgono il proprio servizio"

Scoppia la protesta per la mancata partecipazione del personale di polizia penitenziaria alle celebrazioni del 2 giugno a Lucca.

“È semplicemente assurdo e vergognoso avere visto che ieri a Lucca, nello schieramento delle forze armate e di polizia in Cortile degli Svizzeri per le celebrazioni del 2 giugno, non c’era il personale del corpo di polizia penitenziaria e, tra le associazioni d’arma, neppure il gonfalone dell’associazione nazionale polizia penitenziaria Anppe – tuona Donato Capece, segretario generale del sindacato autonomo polizia penitenziaria -. Sembra che nessuno si sia preoccupato di scaricare la posta istituzionale con la richiesta della prefettura di avere a disposizione uno schieramento di agenti del carcere di via S.Giorgio. E ancora più grave è constatare che, nell’imminenza delle celebrazioni, nessuno si sarebbe preoccupato proprio della mancata convocazione della polizia penitenziaria alla cerimonia che si è poi svolta in Cortile degli Svizzeri. Assurdo e grave è che la polizia penitenziaria non era presente alla cerimonia: queste sono le conseguenze di non avere ai nostri vertici personale che indossa la nostra uniforme e che evidentemente non sente l’appartenenza al glorioso Corpo di polizia penitenziaria”.

“Il direttore Santina Savoca del carcere di Lucca è responsabile di uno sgarbo istituzionale che offende le donne e gli uomini del corpo che quotidianamente svolgono il servizio nella struttura di via S.Giorgio con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità in un contesto assai complicato per l’esasperante sovraffollamento – prosegue Capece -. E questo succede quando non si ha un direttore titolare ma a mezzo servizio, che si alterna tra Lucca e Siena e che quindi evidentemente ha poca dimestichezza con il cerimoniale di Stato a tutto discapito dell’immagine del corpo di polizia penitenziaria”.

Ma Capece attacca anche per l’assenza dell’associazione d’arma del Corpo, l’Anppe.”L’Anppe è l’unica organizzazione, a livello nazionale, rappresentativa del personale del disciolto Corpo degli agenti di custodia e del Corpo di polizia penitenziaria in congedo. Tra le sue finalità statutarie vi sono quelle di tramandare le tradizioni del Corpo, di svolgere e migliorare ogni possibile assistenza sociale, culturale, ricreativa e sportiva, di attuare rapporti di solidarietà; di rinsaldare lo spirito di amicizia tra il personale in quiescenza e quello in servizio, di glorificare i Caduti del Corpo, di contribuire alla prevenzione della criminalità attraverso un’opera d’ordine culturale, politica e sociale, di collaborare con le istituzioni, gli enti locali e le associazioni di categoria in attività di volontariato, di tutela dell’ambiente, di soccorso pubblico, di calamità naturali e di protezione civile – va avanti Capece -. All’Anppe sono stati concessi lo stemma e il gonfalone e, con decreto del ministro della giustizia del 25 febbraio 2010, l’associazione è stata posta sotto la tutela del Ministero della giustizia. Da tempo l’Anppe partecipa, su tutto il territorio nazionale, a cerimonie e a manifestazioni di carattere civile e militare e coopera con gli enti locali per attività di vigilanza, di controllo, di assistenza e di volontariato, secondo direttive delle varie amministrazioni, ricevendo sempre soddisfacenti apprezzamenti. Ebbene, perché a Lucca, a differenza di tutte le altre città d’Italia, l’Anppe non è stata inviata alle celebrazioni per il 2 giugno? Anche questo è un fatto gravissimo”.

“Chiedo quindi – conclude Capece – l’intervento del capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Carlo Renoldi affinché accerti come siano potute accadere tutte queste gravi disattenzioni, valuti le ricadute negative che esse hanno determinato al prestigio e all’onorabilità del Corpo di polizia penitenziaria e adotti, di conseguenza,  opportuni provvedimenti”.

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